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L’Italia è grande: gli eroi di Santiago e la Coppa Davis 1976

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E’ un periodo complicato per tutti noi: il Coronavirus si è preso la scena e il mondo dello sport si è dovuto fermare. Il numero di contagi e di decessi crescente crea non poche preoccupazioni nella collettività, così desiderosa di normalità. La quarantena imposta, tuttavia, lascia spazio alla riflessione e al ricordo. Ecco che, per gli appassionati di tennis, quanto accadde circa 44 anni fa ha in sé i contorni dell’epico. Ci si riferisce al successo di Coppa Davis dell’Italia, l’unico nella storia del Bel Paese.

Era il 17 dicembre 1976 e all’Estadio Nacional de Cile l’Italia di Nicola Pietrangeli era pronta a gettare il cuore oltre l’ostacolo per battere i padroni di casa cileni e conquistare la tanto agognata vittoria. Un percorso quello azzurro iniziato con i netti successi per 5-0 contro Polonia e Jugoslavia, in una competizione che prevedeva al via 56 nazioni (32 dalla zona europea, 12 dalla zona asiatica e 12 dalla zona americana). Nel mese di luglio, a Roma, l’Italia ospitò la Svezia di Björn Borg, ma il campione scandinavo reduce dalla sua prima affermazione a Wimbledon diede forfait, spalancando di fatto le porte del successo agli azzurri.

Antonio Zugarelli, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci furono i giocatori chiamati in causa per la sfida sulla mai troppo amata erba di Wimbledon contro i britannici. Ebbene i successi di Zugarelli (contro Roger Taylor e John Loyd) e di Panatta (anch’egli nei due singolari) resero ininfluente il ko del doppio (Panatta/Bertolucci) al termine di un match infinito favorevole a David e a John Loyd (6-8 3-6 6-3 18-16 6-2). Era tempo del penultimo atto e i nostri eroi al Foro Italico sfidarono l’Australia di John Newcombe (vincitore di 7 Slam in singolare e di 17 nel doppio), di John Alexander e di Tony Roche (grandissimo interprete nel doppio con i suoi 13 titoli nei Major, sei dei quali in Australia e cinque a Wimbledon in coppia con Newcombe). Al termine dei primi due singolari lo score era sull’1-1: Corrado Barazzutti vinse 7-5 6-1 6-1 contro Newcombe, mentre Panatta perse contro Alexander 7-6 6-3 6-4. Il doppio era decisivo e, per quanto detto, si temeva tantissimo la forza degli australiani. Panatta e Bertolucci, però, sfoderarono una prestazione super e il 6-3 6-4 6-3 non ammise repliche. Alexander si portò a casa anche il match contro Barazzutti (6-2 6-2 5-7 4-6 6-2) e allora spettò al grande Adriano mettere a segno il colpo finale, battendo Newcombe per 5-7 8-6 6-4 6-2.

Italia, dunque in finale, in una partita che però non fu come tutte le altre. L’avversario era il Cile, giunto al match decisivo grazie alle rinunce di altre Federazioni in segno di protesta contro il regime di Augusto Pinochet. Se si guardava solo al discorso sportivo, gli azzurri erano nettamente più forti, ma la pressione che dovettero sostenere fu ai limiti dell’umano. Questa partita, infatti, sconfinò nella politica: i giocatori ricevettero anche minacce di morte pur di non salire sull’aereo e alcuni esponenti politici suggerivano alla squadra capeggiata da Pietrangeli di non prendere parte all’incontro. Alla fine l’intervento del segretario del PCI Enrico Berlinguer sbloccò la situazione: “Fu lui a farci arrivare il messaggio che sbloccò l’ipotesi del boicottaggio. Ci disse che dovevamo andare a Santiago e vincerla quella Coppa“, la rivelazione di Panatta diversi anni dopo, in un clima nel quale il Governo di Giulio Andreotti tentennava, i partiti di estrema sinistra erano contrari, Coni e Federtennis attendevano. Un gruppo di giovani arrivò ad occupare i locali della Federazione urlando “Non si giocano volée con il boia Pinochet“. Cortei e cori presero di mira Panatta, reduce da una stagione felice in cui aveva conquistato i due più importanti tornei del mondo su terra rossa: Roma, sconfiggendo l’argentino Guillermo Vilas; Parigi, battendo l’americano Harold Solomon.”Panatta milionario, Pinochet sanguinario“, era lo slogan più frequente.

Arrivò dunque il citato 17 dicembre 1976 e il clima era surreale. “Era strano, avevamo una scorta imponente. Io cercavo di intervistare i guardiani del campo, i ragazzi dell’albergo, volevo capire: ma avevano paura di parlare. Però lo stadio non era quello dei deportati, come ancora oggi erroneamente si insiste a dire. Pinochet non venne mai. Ma c’erano alcuni generali in tribuna d’onore e un pezzo grosso: Gustavo Leigh Guzman“, ricorda Adriano (fonte: Repubblica.it). I primi due singolari furono terra di conquista per gli azzurri: Barazzutti batté Jaime Fillot 7-5 4-6 7-5 6-1 e Panatta travolse Patricio Cornejo 6-3 6-1 6-3. E poi, prima del doppio, la provocazione di Adriano che disse a Bertolucci: “Paolo oggi ci mettiamo le magliette rosse“. Una frecciata al dittatore Pinochet, che con spargimento di sangue cancellò la democrazia nel 1973 grazie a un colpo di Stato. I due tennisti del Bel Paese scesero in campo con grande personalità e, dopo aver perso il primo set 6-3, si imposero per 6-2 6-3 9-7. Il riscontro finale fu 4-1 e la Davis si tinse dei nostri colori finalmente, in una sfida che non fu solo sportiva.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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