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Olimpiadi Tokyo 2020: rinvio al 2021 o 2022. Tra interessi economici e conflitti con altri eventi già programmati

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“Olimpiadi in bilico”, “Olimpiadi appese a un filo”, “Quasi certo il rinvio”. I giornali di tutto il mondo hanno scoperchiato il pentolone e adesso l’attesa per la decisione del CIO sulla disputa (sempre meno probabile) o meno dei Giochi di Tokyo 2020 si fa spasmodica e, anche se il Comitato Olimpico fa sapere che prenderà una decisione a giugno, l’impressione è che la scelta verrà fatta molto prima in base all’evoluzione del virus e molto, ma molto difficilmente potrà portare al regolare svolgimento dei Giochi previsti dal 24 luglio al 9 agosto in Giappone.

I possibili scenari che si vengono a configurare da qui al momento della decisione definitiva del CIO sono sostanzialmente cinque: disputa regolare delle Olimpiadi dal 24 luglio al 9 agosto, spostamento dei Giochi di qualche mese nell’anno 2020, spostamento dei Giochi nel 2021 e spostamento dei Giochi al 2022 e cancellazione dell’edizione del 2020 come accadde, causa guerre mondiali, nel 1916 (Berlino), nel 1940 (Tokyo) e nel 1944 (Londra). Proviamo dunque ad analizzare i pro e i contro, le motivazioni per cui si prenderà una o l’altra decisione.

DISPUTA REGOLARE DELLE OLIMPIADI DAL 24 LUGLIO AL 9 AGOSTO. Se c’è un Paese al mondo che può pensare di riuscire oggi, in mezzo ad una pandemia mondiale, di organizzare un evento globale come le Olimpiadi che muove un indotto di centinaia di migliaia di persone provenienti ogni angolo del globo, è il Giappone. Dovesse calare vistosamente l’impatto del contagio su gran parte degli stati ora interessati nel giro di un paio di mesi, il CIO potrebbe decidere di proseguire l’operazione Tokyo 2020 secondo i tempi prestabiliti ma con enormi rischi da più direzioni. 

L’opinione pubblica perdonerebbe al CIO una scelta rischiosa, evitando un tam tam che potrebbe essere mille volte più assordante di quello che, ad esempio, ha portato all’interruzione della serie A in Italia? Gli atleti, in nome della partecipazione e della gloria olimpica, accetterebbero tacitamente di affrontare una avventura pericolosa, anche in presenza di un forte e auspicabile regresso del contagio? Molto dipende dalle misure di sicurezza messe in piedi dal comitato organizzatore che dovrebbero essere imponenti e soprattutto, parolina magica, “infallibili” perché il CIO non può permettersi un contagio (che potrebbe diventare epidemia) in un villaggio olimpico gremito da 15 mila tra atleti, tecnici e addetti ai lavori. Gli attuali dirigenti sarebbero spazzati letteralmente via da uno Tsunami di polemiche.

Servirebbero controlli accuratissimi (tamponi con esito pressoché immediato, non c’è altra soluzione per controllare la positività al virus) all’ingresso del villaggio, viaggi blindati per atleti e squadre dallo stesso villaggio ai luoghi di gara, nessun contatto tra atleti e pubblico. Pubblico che, ovviamente, sarebbe a rischio contagio perchè ognuno ha comprato il suo biglietto a prezzi salatissimi e non si può certo vietare a tre quarti degli spettatori (per questioni di distanza di sicurezza che dovrebbe essere di almeno un metro) di assistere alla gara per cui hanno prenotato viaggi e alberghi da anni e biglietti da un anno. Biglietti che sono uno degli introiti più importanti per Cio e Comitato Organizzatore, il che non va mai dimenticato. Insomma un dispiegamento di forze immane ma il Giappone potrebbe anche riuscirci perchè quando ci si mettono di impegno i nipponici sanno fare le cose per bene. Immergere ogni atleta, ogni squadra, in una piccola campana di vetro per tutto il tempo in cui vivrà a Tokyo: questa è l’unica soluzione che diminuirebbe esponenzialmente i rischi e forse potrebbe spingere il Cio ad accettare una sfida che al momento appare impossibile. Una soluzione che accontenterebbe, questo bisogna dirlo a gran voce, le Tv che hanno fatto investimenti miliardari per acquisire i diritti e allestire produzioni e hanno già pronti palinsesti e programmi dedicati all’appuntamento olimpico molto difficili da sostituire per 20 giorni, oltre al tessuto economico giapponese che aspetta l’appuntamento olimpico per trarre grande giovamento dalla presenza di spettatori, turisti e, perchè no, anche atleti e staff

Calo drastico dei casi nel giro di due mesi, misure imponenti di controllo sanitario e non solo da parte del Giappone, certezza che non ci saranno contagi (per preservare prima di tutto atleti e addetti ai lavori) all’interno e fuori dal villaggio: tre autentici “miracoli” che si dovranno incrociare per fare sì che la disputa delle Olimpiadi avvenga nei tempi stabiliti. Ogni tanto i miracoli accadono…

SPOSTAMENTO DI SETTIMANE O MESI DEI GIOCHI ENTRO LA FINE DEL 2020. E’ la ipotesi meno probabile di tutte assieme alla cancellazione. Spostare le Olimpiadi di qualche settimana o mese (mantenendolo entro i termini del contratto che prevede vengano svolte a Tokyo entro il 31 dicembre 2020) comporterebbe difficoltà pressoché insormontabili da diversi punti di vista. La gran parte degli spettatori (che ha acquistato i biglietti e prenotato alberghi da tantissimo tempo) potrebbe non avere la disponibilità di tempo per spostare il proprio viaggio in Giappone (o anche all’interno del Giappone se parliamo di spettatori locali). Molti hanno preso le ferie dal lavoro tra luglio e agosto per vedere i Giochi, non tutti (solo una piccola parte) potrebbe permettersele qualche settimana o mese dopo e dunque sarebbe necessario un “reselling” velocissimo dei biglietti dove di certo ci sarebbe solo il rimborso da dare a chi li ha già acquistati ma non certo il riacquisto da parte di chi, in pochi mesi o addirittura settimane, dovrebbe organizzare un viaggio non certo semplice. I biglietti, come l’indotto turistico, sono due voci fondamentali nel bilancio di un’Olimpiade. La mancata vendita di un numero consistente di tickets e i mancati incassi per alberghi e strutture che hanno sostenuto in questi anni gli investimenti del governo giapponese per le Olimpiadi ricadrebbero in termini di tasse proprio sul popolo nipponico in un periodo, quello futuro, che non si preannuncia particolarmente florido dal punto di vista economico. Qualsiasi politico di qualsiasi schieramento cercherà di evitare tale scenario.

La recettività alberghiera e di posti letto di Tokyo, inoltre, è quella di una grande capitale e dunque ampia ma stiamo parlando di una città che funziona a ciclo continuo con grandi eventi praticamente ogni settimana, in base a quelle che sono le tradizioni e le usanze giapponesi. Andare ad incastrare pronti, via un’Olimpiade, non il torneo di biliardino, senza un adeguato preavviso è una follia organizzativa che quasi sicuramente CIO e comitato organizzatore scarteranno a priori. In più, e non da ultimo, c’è l’aspetto delle Tv: ottobre, novembre e dicembre sono mesi in cui il palinsesto delle televisioni sportive ma anche generaliste è già intasato di appuntamenti, alcuni dei quali già venduti con largo anticipo a sponsor milionari. Anche qui l’inserimento senza l’adeguato anticipo da lato organizzativo, di un’Olimpiade che dura di fatto 20 giorni e assorbe tutta la programmazione di uno o più canali sarebbe alquanto problematica.

SPOSTAMENTO DEI GIOCHI AL 2021. Sarebbe l’ipotesi più plausibile per tanti motivi. Si parla quasi sempre di soldi quando si fanno queste analisi ma proviamo anche a parlare di sport. Il 60% circa degli atleti o squadre, al 18 marzo 2020, è qualificato per i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 e dunque la presenza di tali atleti è blindata. Spostare i Giochi di un anno non cambierebbe più di tanto il volto di una competizione che, ricordiamolo, è prima di tutto agonistica, deve decretare il migliore atleta di una disciplina piuttosto che di un’altra. In un anno, è vero, sono saltati fuori fenomeni, a volte si va incontro a storture (pensiamo alla nuotatrice Regan Smith, tanto per fare un esempio, che non ha disputato i Mondiali di nuoto nei 100 dorso perchè i trials si sono svolti l’anno prima, salvo poi dominare i 200 con il record del mondo e dimostrare di poter vincere a mani basse anche la gara più breve) ma tutto sommato la situazione sarebbe molto più controllabile e meno penalizzante per gli esclusi che in caso di spostamento di due anni, in cui i panorami di alcune discipline possono variare in modo alquanto sensibile.

La controindicazione più frequente tirata in ballo negli ultimi giorni per l’estate 2021 è la concomitanza con eventi Mondiali il che presuppone che esistono Mondiali di serie A e Mondiali di serie B. Perchè si dovrebbero salvaguardare i Mondiali di Atletica (a Eugene) e nuoto (a Fukuoka, sempre in Giappone) e non quelli, ad esempio, di pallavolo nel 2020 (con la Russia e la Polonia che hanno già investito ingenti somme per l’organizzazione), oppure gli Europei di nuoto a Roma (che a quel punto dovrebbero essere spostati di data e inseriti a maggio, come per gli Europei dell’anno Olimpico), senza parlare di Giochi Europei, Giochi del Commonwealth e Giochi Asiatici? Si potrebbero spostare di un anno Mondiali di atletica, nuoto (se si disputano nello stesso anno Europei e Olimpiadi, la stessa concomitanza potrà avvenire per una volta per Europei e Mondiali), rimodulare o riassegnare a chi li avrebbe dovuti organizzare in coda a quelli già assegnati i Mondiali di altre discipline che comportano investimenti e modalità organizzative meno “invasivi” e piazzare un appuntamento olimpico credibile con spettatori che potrebbero riorganizzare il loro viaggio e, in caso non ci riescano, un “reselling” di biglietti e posti letto meno schizofrenico e affrettato. Anche le Tv mondiali (che già hanno programmate in palinsesto ore e ore di Mondiali) faticherebbero meno ad ingoiare la pillola dello spostamento e avrebbero un anno per differire contratti pubblicitari e recuperare le spese di diritti e di produzione.

SPOSTAMENTO DEI GIOCHI AL 2022. Per tanti è la soluzione più plausibile ma basta leggere sopra per capire che non è che cambi tanto tra il 2021 e il 2022 e soprattutto differendoli di due anni si snaturerebbe completamente l’aspetto sportivo. Potrebbe essersi già qualificata una squadra o un atleta che fra due anni non sarà più performante come oggi e dunque abbasserebbe nettamente il livello della gara e magari non potrebbe già più qualificarsi un atleta che dimostra nei prossimi 30 mesi di essere il migliore. Facciamo con la memoria un salto indietro di due anni e proviamo a pensare quanti atleti allora si conoscevamo solo come giovani promettenti e oggi sono numeri uno o giù di lì della loro disciplina. Sarebbe una ingiustizia tremenda non dare loro la possibilità di partecipare e, anche si dovessero istituire wind cards o nuove qualificazioni, sarebbe impossibile pensare ad un aumento sensibile dei partecipanti e sarebbe ingiusto estromettere chi si è qualificato per il 2020, ha il pass in tasca e magari nelle prossime due stagioni sarà meno performante.

La soluzione sarebbe solo in parte meno invasiva rispetto allo spostamento al 2021 e costringerebbe lo stato giapponese ad investimenti importanti in termini di manutenzione di impianti costruiti per essere attivi e fruibili al massimo del loro splendore due anni primi (non due mesi). Per il resto il discorso fatto per spettatori, biglietti e Tv sarebbe lo stesso sviluppato per l’anno precedente. Di fatto non cambierebbe nulla. Per il Cio, invece, cambierebbe qualcosa perchè le Olimpiadi estive sono state differite da quelle invernali di due anni proprio per evitare intasamento organizzativo e di gettito da parte degli sponsor. E’ vero che i contratti sono già firmati per Tokyo ma per Pechino ci si può ancora lavorare su e la certezza che un’azienda che ha già ampia visibilità in un evento estivo nel 2022 investa anche nell’appuntamento invernale non c’è affatto: i budget annuali sono gli stessi, anche se le Olimpiadi sono due.

CANCELLAZIONE DELL’EDIZIONE 2020. Siamo all’ultima ratio, all’apocalisse. Nessuno, CIO, Giappone, sportivi, Tv, può permetterselo. Quindi non avverrà a meno di scenari che nemmeno vogliamo immaginare di un allungamento enorme dei tempi della fine del contagio da Coronavirus. Il Giappone ha investito miliardi di dollari nelle infrastrutture, il CIO e di conseguenza tutte le Federazioni internazionali, vivono e fanno muovere lo sport di élite, grazie ai proventi delle Olimpiadi, in particolare i diritti televisivi e i proventi garantiti dal Comitato Organizzatore Locale. Le Tv hanno in mano contratti miliardari e sono pronte a far scattare le penali presenti nei vari contratti blindati, il Giappone attende dall’appuntamento olimpico una crescita fondamentale in termini di turismo e indotto. Tutto lascia pensare che le Olimpiadi 2020 non saranno cancellate ma per sapere che fine faranno bisognerà attendere ancora.

 

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Foto Thanassis Stavrakis Lapresse

1 Commento

1 Commento

  1. OLIMPIONICO

    18 Marzo 2020 at 20:37

    Come ATLETA, ITALIANO e Cittadino del Mondo, mi auguro che i GIOCHI siano spostati al 2021 ! Qualunque soluzione sara’ un danno per molti ma davanti alla Leggendaria Magia dei NERAVIGLIOSI GIOCHI OLIMPICI ogni ginocchio si pieghi. GLORIA AD OLIMPIA. Se dovranno essere cancellati Mondiali o Europei pazienza soprattutto se di pseudo-sport che sono vere americanate o di altri come iol calcio dove violenza e truffe ne riempiono la storia. Chi non si rassegnasse dovra’ subire la gogna pubblica, indipendentemente da ruolo, nazione, sport, livello ! Onore e Pace ad OLIMPIA !

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