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Basket femminile, tutte le giovani italiane da seguire. Il talento non manca, ora serve un salto di qualità della Nazionale

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La situazione delle Nazionali giovanili femminili, nel 2019, è stata questa: Under 20 e Under 18 Campioni d’Europa, Under 16 quinta con qualificazione ai Mondiali Under 17 2020 (attualmente ancora programmati per la seconda metà di agosto). Risultati, questi, che non sono assolutamente frutto di un caso, ma di un grande lavoro che da oltre 10 anni viene portato avanti, e che ha prodotto tantissime giocatrici di alto livello: basti pensare a dove sono arrivate Giorgia Sottana, Francesca Dotto, Cecilia Zandalasini, Elisa Penna, Alessandra Formica e tante altre.

Merito anche dell’opera di tanti ottimi allenatori che si sono alternati sulle varie panchine azzurre: si pensi a Giovanni Lucchesi, a Nino Molino, a Massimo Riga, a Sandro Orlando, a Roberto Riccardi, soltanto per citarne alcuni. Dal 2010, i risultati parlano chiaro, e dicono che l’Italia non solo ha imparato a riprendersi un ruolo di primo piano sulla scena internazionale maggiore, ma lo ha fatto sfruttando quanto di buono arrivato in queste manifestazioni continentali.

Basti ricordare il ruolino di marcia di tutte queste selezioni: l’Under 20 ha trionfato nel 2019 spezzando l’egemonia della Spagna, nel 2013 e 2016 è arrivata seconda, nel 2014 terza, e in particolare proprio dal 2013 più giù del sesto posto non ci arriva. L’Under 18 è diventata Campione d’Europa per due volte, nel 2010 (con Debora Carangelo che si fece male a inizio torneo) e nel 2019 con il gruppo delle 2002 a recitare il ruolo da protagonista. L’Under 16 ha una storia che parte da ancor più lontano, con la finale europea del 2008, poi i terzi posti del 2015 e 2017 e la vittoria del 2018.

E non va nemmeno dimenticato il più importante risultato a livello iridato: l’argento dei Mondiali Under 17 nel 2016, in una cavalcata che vide le azzurre giocarsela da pari a pari con gli Stati Uniti e poi battere in sequenza Mali, Canada e Cina prima di arrendersi di fronte a un’Australia che, l’anno dopo, in chiave Under 19, avrebbe tenuto testa alla Russia di Vadeeva e Musina.

Di quella squadra molte sono diventate giocatrici importanti: Lorela Cubaj ha disputato i suoi primi Europei con la Nazionale maggiore nel 2019 (dimostrando, peraltro, la sua storica forza tecnica sotto canestro), Sara Madera è stata convocata lo scorso novembre per le partite di qualificazione, Martina Fassina da anni studia per il grande salto a Schio, Costanza Verona, Valeria Trucco e Beatrice Del Pero sono guardate con interesse da Andrea Capobianco e dal suo staff, Elisa Pinzan e Lucia Decortes hanno preso la strada della NCAA.

Ma nel futuro non ci sono solo loro: basti pensare al gruppo che ha vinto gli Europei Under 18. Solo quattro giocatrici erano classe 2001: Alessandra Orsili, Silvia Pastrello, Beatrice Stroscio e Lucia Savatteri. Per il resto, tutte classe 2002, sostanzialmente le stesse che avevano trionfato l’anno precedente a livello di Under 16. E non hanno soltanto vinto: hanno dominato, con tanti scarti oltre i 20 punti. Vale la pena ricordare che, anche se non sembra, tra i 17 e i 18 anni delle volte ci può passare tutta la differenza di questo mondo soprattutto a livello fisico, ed è per questo che il successo azzurro assume un valore ancora maggiore. Inoltre, molte di queste giocatrici già si fanno valere in Serie A1: Orsili e Pastrello (sfortunatissime con gli infortuni) a Lucca, Stroscio a Ragusa, Giulia Natali, Silvia Nativi e Caterina Gilli giocano insieme a Vigarano, Ilaria Panzera è da tempo con gli occhi anche della Nazionale maggiore addosso, oltretutto sotto la guida sicura di Cinzia Zanotti al Geas. Anche la stagione di Martina Spinelli a Costa Masnaga è risultata buona. Ancora a proposito di Orsili: la firma sull’estate azzurra l’ha messa due volte, perché non solo ha vinto con l’Under 18, ma lo ha fatto anche con l’Under 20, ritagliandosi sempre più un ottimo spazio anche in quella squadra.

C’è poi il capitolo dell’Under 16, che ha fatto tanto affidamento sul blocco che, in questa stagione, è risultato essere per buona misura di Costa Masnaga (le gemelle Villa, Allievi e Toffali), in A1. Molte (Blasigh, Braida, Ronchi, Rescifina), in A2, giocano con l’High School Basket Lab, che è nei fatti un Club Italia dove giocano varie giovani di buone speranze sotto la guida di Giovanni Lucchesi: il progetto ha trovato casa a Roma, sul campo della Stella Azzurra. La stella, però, è una: Matilde Villa, classe 2004 che a Costa Masnaga ha sfondato più volte la doppia cifra, arrivando a segnare 21 punti contro Sesto San Giovanni e contro la Virtus Bologna, andando altre quattro volte oltre quota 10 e confermando quanto di buono c’è nell’Italia che sforna esterne di livello. E ci sarebbe anche la sorella, Eleonora, che però in A1 ancora non ha praticamente potuto giocare per le norme sulle under a referto in campionato.

Un nucleo di giocatrici, questo, che abbonda in fatto di talento delle esterne, ma che mette in mostra anche diversi nomi interessanti vicino a canestro, fatto ancora più importante dopo che Kathrin Ress ha deciso di dire basta. Ma non ci sono solo le protagoniste dei campionati italiani: alcune nostre portacolori sono andate a giocare in NCAA. L’occhio, naturalmente, cade sulla coppia Francesca Pan-Lorela Cubaj, con la prima che ha chiuso l’ultima stagione universitaria a 12.8 punti di media ed è sempre stata piuttosto costante lungo il suo percorso, l’altra si è assestata a 10.3 punti e 8.1 rimbalzi a gara. Parliamo anche di Elisa Pinzan e Lucia Decortes, d’oro con l’Under 20: per l’una ci sono 9 punti e 4.5 assist nel secondo anno a South Florida, per l’altra invece fino ad ora poco spazio ad Albany sia nell’anno d’esordio che in quello da sophomore. All’ultimo anno si è invece trovata Mariella Santucci (che, come varie altre di questo elenco, ha avuto varie chiamate in azzurro), 10.9 punti, 6.3 assist e 4.7 rimbalzi con Toledo: da capire ora cosa deciderà di fare nei prossimi mesi. A Kennesaw State gioca Carlotta Gianolla, tornata quest’anno sopra la doppia cifra di media dopo le stagioni centrali in cui aveva avuto un calo in questo senso. Minor fortuna, invece, per Lucrezia Costa, Chiara Bacchini, Giulia Bongiorno ed Elisa Pilli, tutte con poco spazio nei loro college.

Le prospettive per la maglia azzurra, in breve, suonano molto buone, se anche solo una parte di queste giocatrici dovesse avere un percorso di crescita in grado di portarle a lottare per la maglia della Nazionale. Un bel segnale anche considerando che i numeri della pallacanestro femminile, in Italia, non sono certo quelli di altri sport: ed è proprio per questo che il lavoro di tutte le persone coinvolte nelle società, nel Settore Squadre Nazionali e in tanti altri ambiti assume un’importanza ancora più grande. A metà degli Anni 2000 il ricambio generazionale aveva provocato una serie di assenze dagli Europei, una grossa difficoltà nel competere a livello internazionale: poi l’Italia si è rifatta prepotentemente sotto, con la generazione di Chicca Macchi e Raffaella Masciadri (ma non solo: Giorgia Sottana ha iniziato da giovanissima a entrare nel giro azzurro che conta), senza dimenticare Francesca Zara, Manuela Zanon, Sara Giauro, Simona Ballardini, Roberta Meneghel e naturalmente Kathrin Ress.

La sfortuna è stata tanta in varie occasioni: nel 2009, in Lettonia, le azzurre arrivarono ai quarti con la Spagna, quella dei tempi di Amaya Valdemoro, perse, poi vinse con la Lettonia padrona di casa che aveva in Anete Jekabsone una macchina da canestri oltre il limite del normale, ma uscì sconfitta dalla finale per il 5° posto, uno spareggio per i Mondiali 2010, contro la Grecia di un’allora già stellare Evina Maltsi. Nel 2013, in Francia, ai quarti toccò in sorte la Serbia. Non era ancora la Serbia che avrebbe vinto gli Europei 2015, e le azzurre guidarono per quasi tutta la partita, fino agli ultimi due minuti, in cui mancò qualcosa e il destino, in certa misura, si riprese quel che aveva dato all’Italia con il miracoloso passaggio del turno nel girone di ferro con Russia, Spagna e Svezia. C’era ancora la Repubblica Ceca, ma le scorie del giorno prima si sentirono. Infine, la storia del 2017 è ancora oggetto di discussioni: il Belgio nei quarti, la Lettonia nella semifinale 5°-8° posto, l’antisportivo quantomeno dubbio su Cecilia Zandalasini e la tripla sulla sirena di Raffaella Masciadri che non andò a segno. E non furono Mondiali. Che ci possa essere un giorno in cui, da tutte queste situazioni che non hanno sorriso alle azzurre, possa nascere qualcosa di grande, è una speranza più che viva. E il materiale c’è.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: fiba.basketball

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