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Ciclismo

Milano-Sanremo 1974: la stoccata letale di Felice Gimondi

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La grandezza dei campioni spesso, più che nei titoli e nelle vittorie conquistate, si misura anche nel talento e nella bravura degli avversari contro cui essi si trovano a competere. Non risulterà strano quindi definire Felice Gimondi una leggenda dello sport italiano perché, anche se si volessero chiudere gli occhi sui tre Giri d’Italia conquistati (1967-1969-1976), sul Tour de France in bacheca (1965), sui trionfi alla Vuelta (1968), alla Parigi-Roubaix, alla Milano-Sanremo, sulla doppietta al Giro di Lombardia e sul titolo iridato, bisognerebbe poi strabuzzarli, gli occhi, quando si nota che ha dovuto sfidarsi per tutta la carriera con il “cannibale” Eddy Merckx, probabilmente il miglior ciclista di sempre.

Oggi la nostra attenzione si porrà tuttavia su una delle vittorie più gloriose del campione di Sedrina, nella Milano-Sanremo del 1974, in cui il suo amico-rivale Eddy Merckx non era presente. Dopo aver trionfato al Mondiale nell’anno precedente, Felice si troverà quindi ai nastri di partenza della super classica italiana con tanta pressione sulle spalle ed un lotto di avversari comunque più che degni di nota.

Dopo la solita fase di selezione in gruppo, a circa 25 km dal traguardo, una ventina di uomini si trova in testa, consapevole di giocarsi la vittoria. Le nazioni più rappresentate sono il Belgio che, pur privo del suo “cannibale”, vantava nomi di spicco (Roger De Vlaeminck, Eric Leman, Patrick Sercu, Rik Van Linden, Frans Verbeeck ed un giovane Freddy Maertens) e l’Italia con Franco Bitossi, Italo Zilioli, Marino Basso, Francesco Moser e ovviamente Gimondi.

In un drappello di così elevata caratura tecnica ogni assalto si può trasformare potenzialmente nell’affondo decisivo e in molti provano senza successo a scattare. Gimondi, caricato dal tifo della sua gente e dalla maglia arcobaleno, è una furia e ben presto i suoi avversari devono arrendersi davanti ai suoi ripetuti assalti. A 18 km dal traguardo Felice riesce a guadagnare infatti una trentina di secondi su tutti, portandosi dietro gli scomparsi Joseph Huysmans e Marc Demeyer.

Dopo il primo assalto a San Lorenzo a Mare l’azzurro ne prova un secondo ad Arma di Taggia. Demeyer sembra seguirlo ma poi il campione del mondo riaumenta il ritmo e anche l’ultimo dei suoi contendenti sarà costretto ad arrendersi. I 14 km che lo separano dal traguardo finale sono un tripudio di folla per l’eroe italiano che continuerà ad aumentare e ridicolizzerà tutti i suoi avversari.

Riuscirà a vincere con 1’53” di distacco su Leman, secondo, il più grande divario dall’impresa di Fausto Coppi nel lontano 1949 (in quel caso 4’17”). Felice quel 18 marzo riuscirà quindi a trionfare con la maglia di campione iridato addosso, scrivendo una delle tante pagine di record della sua stratosferica carriera.

Sarà l’ennesimo capitolo di una storia ciclistica irripetibile, l’ennesimo trofeo di un palmares più unico che raro, l’ennesima vittoria di un campione moderno, la cui dimensione è stata possibile comprendere ai suoi funerali del 16 agosto 2019, in cui un intero panorama sportivo globale si è fermato per piangere uno dei suoi più grandi interpreti.

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michele.giovagnoli@oasport.it

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Foto: Wikipedia

 

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