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Basket, la NextGen italiana. I 10 azzurri U22 più promettenti: da Nico Mannion a Davide Moretti, futuro in divenire

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Il basket italiano, negli ultimi tempi, è in cerca di nuova linfa per la propria Nazionale. La generazione dei Gigi Datome, Danilo Gallinari, Marco Belinelli si sta esaurendo, qualcuno (Daniel Hackett, Luca Vitali) ha già lasciato l’azzurro per propria decisione, e le frecce all’arco di coach Meo Sacchetti dovranno necessariamente passare dal comparto delle nuove leve. Andiamo, in questo caso, ad analizzare la parte legata agli Under 22, categoria che fino al 1998 ha avuto un suo Campionato Europeo, che poi è diventato Under 20 dal 2000 (basta scorrere la lista degli MVP e dei migliori quintetti per capire quanti futuri grandi siano passati da queste manifestazioni).

Prima di iniziare, alcune premesse: l’ordine che verrà seguito per determinare i dieci giocatori che, al momento, sono forse quelli più sotto la lente d’ingrandimento non sarà legato a una qualche classifica, ma puramente alfabetico. Per “Under 22”, in questa sede, vale la sostanziale definizione della FIBA, che considera tali anche quelli per il quali il 22° anno di età è in corso (per capirci, i nati nel 1998). In questo elenco non verranno per il momento inclusi giocatori delle classi dal 2004 in avanti. Si è inoltre cercato di includere un po’ tutti i ruoli.

Paolo Banchero: classe 2002, ancora deve mettere piede all’università ed è già considerato tra i maggiori prospetti di un futuro non lontano. Le caratteristiche sono quelle dell’ala grande, 208 cm per 107 kg, ma ha doti per poter giocare anche da centro, un ruolo in cui l’Italia ha tremendamente bisogno di interpreti di livello per non dover adattare Nicolò Melli, che può fare il 5, ma non lo è. Al momento è richiestissimo da diversi atenei della Division I di NCAA, anche se vi entrerà soltanto nel 2021 e potrebbe essere tra le prime scelte del draft NBA 2022. Andrà lasciato crescere, ma potrebbe davvero fare tanto.

Tommaso Baldasso: classe 1998, quarta stagione alla Virtus Roma. Alla prima esperienza in Serie A, il play torinese ha dimostrato subito di non temere giocatori di maggiore caratura, tanto da guadagnarsi anche i complimenti di Ettore Messina. La licenza di segnare (spesso e volentieri nei momenti difficili o caldi) se la prende, ma è in buona misura un giocatore che tende a far girare la squadra, che poi è il senso stesso del suo ruolo. Già chiamato in passato dalla Sperimentale, con un bronzo agli Europei Under 18 all’attivo, avrà tantissima concorrenza.

Giordano Bortolani: classe 2000, prima stagione a Biella. Certamente è il nome più rappresentativo dei giovani di A2, avendo collezionato due presenze in Nazionale nella finestra dello scorso febbraio, prima che la parola “corona” smettesse di essere associata a qualsivoglia re, almeno per il momento. Secondo miglior marcatore azzurro del girone Ovest, ha dimostrato di essere validissimo realizzatore e con una discreta mano dall’arco. Se diventasse uno dei nomi da far crescere nella prossima Serie A, nessuno avrebbe cose contrarie da dire, con buone probabilità.

Sasha Grant: classe 2002, è approdato da tre anni al Bayern Monaco (dove in prima squadra c’è Diego Flaccadori) con compagni di ottimo livello, tra cui uno dei tre della dinastia Alibegovic (Denis). Di ruolo è un’ala piccola con tanto fisico, un genere di giocatore che all’Italia non è capitato spesso. In uno dei tornei di accesso alle finali giovanili di Eurolega ha fatto grandi cose, con 15.5 punti di media a gara. Se la Sardegna ha nella Dinamo Sassari la squadra simbolo, potrebbe presto avere nel cagliaritano anche un erede di Gigi Datome in questo senso.

Nico Mannion: classe 2001, ha giocato per una stagione ad Arizona prima di dichiararsi per il draft NBA. Al momento viene dato intorno alla metà del primo giro, in quanto gli è stata in qualche modo notificata la difficoltà, allo stato attuale, ad attaccare contro la difesa schierata. Al di là di queste problematiche, che con il tempo (e l’evoluzione del giocatore) si potranno risolvere, Mannion ha praticamente assicurato il ruolo di play titolare dell’Italia nei prossimi anni. E la personalità non gli manca.

Andrea Mezzanotte: classe 1998, seconda stagione all’Aquila Basket Trento. Tra i tanti prodotti dell’ottima scuola di Treviglio (che ha lanciato, tra gli altri, anche Andrea Pecchia), è un’ala grande con valido tiro da tre (44.4% nell’ultima stagione, anche se paradossalmente in EuroCup ha tirato con il 23.7%), ma che nella sua prima stagione trentina ha giocato poco per come si è evoluto il roster di Maurizio Buscaglia. Ha avuto più spazio con Nicola Brienza, al quale ha più di una volta risposto presente, sebbene in una stagione piuttosto strana per la formazione bianconera.

Davide Moretti: classe 1998, terza stagione a Texas Tech, in NCAA. Diventato con il tempo un leader all’interno dei Raiders, Moretti è stato particolarmente sfortunato quest’anno a causa dell’interruzione. Dopo i 13 punti di media dell’annata forzatamente conclusa, avrebbe voluto inserire il proprio nome nel draft NBA, ma ha abbandonato l’idea in favore di situazioni che ancora restano tutte da comprendere. Potrebbe restare oltreoceano, andare in Europa o fare altre scelte. Di certo sarà uno degli uomini da tenere in maggiore considerazione per le prossime estati: di certo aver vissuto le Final Four NCAA, con tutta la pressione derivante, sarà valore aggiunto.

Alessandro Pajola: classe 1999, dal 2015 alla Virtus Bologna. Alla seconda esperienza in Serie A, il play nativo di Ancona ha saputo far tesoro del fatto di avere davanti due signori in questo senso: Milos Teodosic e Stefan Markovic. Anche per questa ragione ha giocato solo 13.7 minuti a gara in campionato, ma si è spesso fatto notare per la sua intensità difensiva, la capacità di stare attaccato all’avversario, chiunque esso sia. Anche per lui le difficoltà, vista la concorrenza, ci saranno.

Gabriele Procida: classe 2002, a Cantù da quest’annata. Per lui Cesare Pancotto, uno che di nomi, volti e uomini ne ha visti passare tanti, ha speso ottime parole in prestagione, anche se poi in campionato lo ha utilizzato con il contagocce. Una partita, però, lo ha visto protagonista: quella con la Reyer Venezia, la penultima prima dello stop, in cui ha segnato 9 punti. Potrebbe già essere pronto per fare molto di più, e possibilmente, per una volta, non in A2.

Matteo Spagnolo: classe 2003, da questa stagione nella cantera del Real Madrid. Per rendere l’idea, gli è già stato consentito di debuttare, sia pur per scampoli di partita, in Liga ACB, e in preparazione ha più volte giocato con la prima squadra, con riscontri peraltro positivi. A livello giovanile sta facendo valere la propria forza, e in Nazionale lo ha chiamato Meo Sacchetti: lui ha risposto senza paura, trovando anche i suoi primi punti (e che punti) nella partita contro la Russia in quel di Napoli. Brindisi l’ha visto nascere, Roma (in quota Stella Azzurra) l’ha visto crescere, Madrid potrebbe lanciarlo.

Dal momento che la scelta di 10 giocatori, per certi versi, suona come riduttiva, si possono fare alcune menzioni d’onore come quella per Davide Casarin, 2003 che a Venezia ha già giocato in alcune partite anche di EuroCup. Attenzione anche all’universo della Serie A2, con Mattia Palumbo e Abramo Canka. Dei giocatori in NCAA (e di italiani ce ne sono veramente tanti), meriterebbe una citazione Gabriele Stefanini, perché il talento c’è, ma su di lui il giudizio l’ha sospeso soltanto la sfortuna di un infortunio che gli ha fatto perdere un’intera stagione. E questo non lo meritava.

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Credit: Ciamillo

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