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Nuoto, Italia: c’erano una volta i misti. Franceschi, Battistelli, Sacchi, Rosolino, Boggiatto e Marin, una dinastia senza eredi?

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Farfalla, dorso, rana e stile libero. C’è una gara che riesce a racchiudere tutti gli stili della vasca. Una dolce agonia per chi li ama, una sofferenza immane per chi li odia. Prendere o lasciare, i misti sono questo e nel vorticoso darsi in acqua vanno accettati. L’Italia, afflitta dalla pandemia di queste settimane/giorni, fatica a intravedere la luce, offuscata dall’incertezza e dalla paura. Lo sport, in questo senso, è alla finestra, in attesa di un segnale e di una pur graduale apertura.

Il nuoto azzurro è in salute, come non era mai stato. I riscontri eccezionali negli Europei a Glasgow (Gran Bretagna) e dei Mondiali a Gwangju (Corea del Sud) hanno dato lustro all’intero movimento, dimostrando qualità e quantità. Tuttavia, nella forte formazione di Cesare Butini manca qualcosa e lo si avverte proprio nei misti, se si guarda al settore maschile. Di fatto, l’ultimo grande esponente è stato il siciliano Luca Marin, capace di vincere un argento iridato a Montreal (Canada) nel 2005 e un bronzo mondiale nel 2007 a Melbourne (Australia) nei 400 misti, firmando il nuovo primato nazionale di 4’09″88.

Una storia antica quella dei misti, riportando alla mente i successi nei primi anni ’80 di Giovanni Franceschi. L’atleta, soprannominato “Long John”, fu il primo nuotatore italiano a salire sul podio in una competizione a livello maschile assoluto (Giochi Olimpici o Mondiali) individuale, conquistando la medaglia di bronzo nei 200 misti ai Mondiali 1982 disputati a Guayaquil (Ecuador). Ottenne inoltre il titolo europeo nell’edizione di Roma 1983 in entrambe le distanze dei misti, stabilendo il record europeo nelle due specialità. A seguire fu la volta di Luca Sacchi e di Stefano Battistelli. L’atleta lombardo, attuale commentatore tecnico in Rai, centrò 1 oro e 2 bronzi a livello europeo (400 misti) e soprattutto il bronzo olimpico a Barcellona nel 1992 (400 misti). Per Bibi, eccellente anche nei 1500 stile libero (argento iridato a Madrid nel 1986) e nei 200 dorso (oro continentale a Bonn nel 1989, argento mondiale a Perth nel ’91 e bronzo a Cinque Cerchi a Barcellona nel ’92), grandi risultati ai Giochi Olimpici di Seul nel 1988 (bronzo) e altri due terzi posti a Bonn (Europei) e a Perth (Mondiali).

Non possiamo poi dimenticarci del terzetto formato da Massimiliano Rosolino, Alessio Boggiatto e dal citato Marin. Il campano lo ricordiamo tutti salire sul blocchetto al termine dei 200 misti a Sydney (Australia) nel 2000, vincendo un oro in una rassegna olimpica storica per il nuoto azzurro. Nei Mondiali Max si impose anche nel 2001, giungendo poi terzo nel 2003 a Barcellona, senza dimenticare l’oro, l’argento e il bronzo nelle rassegne continentali sempre nei 200 misti in vasca lunga. Boggiatto non fu da meno e nei 400 misti si laureò campione del mondo a Fukuoka (Giappone) nel 2001, vincendo l’oro europeo a Berlino nel 2002, oltre a due argenti (nei 200 misti) e due bronzi (nei 400 misti) nelle competizioni continentali. Non a caso è lo stesso Boggiatto a detenere il primato italiano nei 200 misti di 1’58″33, siglato a Roma nel 2009 nel corso dei Mondiali (record ottenuto con i famosi “costumoni”). Una dinastia nei misti maschili con Marin ultimo rappresentante, ricordando anche tre argenti europei. Manca ora un erede che si spera possa essere Thomas Ceccon che, specie nei 200 misti in vasca corta, ha fatto vedere ottime cose, anche se ora come ora il classe 2001 sembra voglia darsi completamente al dorso e allo stile libero.

In ambito femminile, il discorso è un po’ diverso. Alessia Filippi ha rappresentato un riferimento, pensando agli ori europei a Budapest e ad Eindhoven nel 2006 e nel 2008. Un testimone che, fino al 2018, sembrava aver raccolto Ilaria Cusinato, considerando i due argenti europei a Glasgow di due anni fa. La veneta è reduce però da un 2019 non facile, condito da dubbi e cambiamenti tecnici. Si spera di ritrovarla per quel che sarà, tenendo conto del rinvio delle Olimpiadi di Tokyo per la pandemia.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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