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Rugby
Rugby, Niccolò Cannone “Un privilegio esordire in azzurro a 21 anni. Mi piacerebbe giocare a calcio fiorentino”
La seconda linea della Benetton Treviso e dell’Italia Niccolò Cannone racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa dell’emergenza sanitaria. Parlando di come ha bruciato le tappe, da Firenze alla Nazionale a soli 21 anni e su chi vorrebbe intervistare lui.
Niccolò, prima domanda. Come stai, come vivi questa situazione e com’è la tua giornata tipo in questo difficile periodo?
“Bene dai, sono tornato a casa mia, a Firenze, e sono fortunato perché ho molto spazio in casa e il mio club d’origine, il Florentia, mi ha dato diversi attrezzi dalla palestra per potermi allenare. Mi alzo verso le 8.00, la mattina mi concentro con gli esercizi per potenziare le gambe, poi pranzo e il pomeriggio faccio palestra allenando la parte superiore del corpo. Quando non mi alleno sto all’aria aperta, mi occupo del nostro piccolo orto o faccio delle brevi passeggiate con mio fratello Lorenzo”.
Da atleta professionista come stai vivendo questo momento proprio da un punto di vista di preparazione fisica e allenamento? Come ci si allena senza avere un obiettivo davanti a sé?
“Penso che a questo livello sia giusto avere degli obiettivi, ma è il nostro lavoro, l’abbiamo scelto e ci piace. Quindi se non ti alleni regolarmente, anche se a breve non ci saranno partite, è inutile farlo. E’ un periodo difficile per tutti, ma faccio il possibile per continuare con il mio lavoro e cerco di farmi trovare pronto. Certo, a volte è difficile svegliarsi e avere voglia di allenarsi in questi giorni, ma mi faccio forza e via”.
Gli ultimi tre anni sono stati un vero e proprio sprint sportivo per te. L’esordio in Eccellenza con il Petrarca, un anno dopo l’esordio come permit player in Guinness Pro 14 e quest’anno, nonostante tu fossi ufficialmente ancora del Petrarca, sei stato un punto fermo della Benetton e hai esordito anche in azzurro. In Italia, di solito, siamo abituati a far “maturare” più a lungo nelle serie minori i giovani, lanciandoli già grandi. Come hai vissuto questo bruciare le tappe?
“È vero, ho sicuramente bruciato le tappe rispetto a quello che vediamo normalmente accadere e penso sia stata una cosa incredibile per me. All’estero vedo molti giovani che fanno questo salto, esordendo nei massimi campionati già a 19/20 anni, per me è stato un privilegio esordire così giovane in Pro 14 e in Nazionale. Ho fatto tanti sacrifici per arrivarci, va detto, ma so che comunque è un privilegio vestire l’azzurro a 21 anni o indossare la maglia di Treviso a 20”.
Come è stato l’approccio alla nazionale maggiore? Che sensazioni hai avuto, cosa c’è di diverso rispetto alla normale vita sportiva di club?
“Beh, immagino siano sensazioni normali per tutti. Esordire con l’Italia è stata una grandissima emozione, c’era una pressione grandissima, sentivo lo sguardo di migliaia di persone su di me. Poi, cosa devo dirti, l’esordio è stato qualcosa di incredibile, non tutti possono giocare la loro prima partita contro il Galles, al Millennium Stadium di Cardiff e nel Sei Nazioni. È qualcosa che auguro a tutti. Per quel che riguarda le differenze con le mie esperienze precedenti, devo dire che come intensità di lavoro non ho visto grandi differenze, anche a Treviso abbiamo allenamenti molto duri, professionali. Certo, poi il modo in cui i tecnici ci fanno giocare è diverso, c’è stato bisogno di adattarsi, ma ripeto l’intensità e l’impegno li avevo già vissuti con la Benetton”.
Tu sei nato e cresciuto a Firenze. D’obbligo chiederti del tuo rapporto col calcio fiorentino. Sei tifoso?
“Sì sì, sono un grande tifoso grazie a mio padre che è stato nell’ambiente, anche se non ha mai giocato, e mi portava fin da piccolo a vedere le partite. Poi quando giocavo con la Florentia avevo molti compagni calcianti, quindi il calcio fiorentino è decisamente parte di me. Io sono del quartiere di Santa Maria Novella, quindi sono fieramente un Rosso. Giocare? Mai fatto, ma chi sa, magari a fine carriera potrei anche provarci”.
In queste settimane di lockdown stanno spopolando le interviste “autogestite” da sportivi. Penso a Bobo Vieri, ma anche alle interviste multiple dei cestisti. Se potessi organizzare due interviste video sui social, quale rugbista – di oggi o del passato – vorresti intervistare e quale sportivo o sportiva di un’altra disciplina?
“Oddio, domanda difficile. Iniziamo con un altro sport. Beh, qui forse è facile, mi piacerebbe fare una bella chiacchierata con Gabriel Batistuta. Sono tifoso della Fiorentina e fin da piccolo lui era il mio mito. Grande professionista, grande persona. Nel rugby? Difficile scegliere, forse mi piacerebbe un Bekkies Botha, o un Ali Williams. Insomma, uno dei senatori nel mio ruolo, così da potermi confrontare, chiedere loro consigli”.
Parlavi delle passeggiate con Lorenzo, tuo fratello. Anche lui rugbista, anche lui impegnato quest’anno nel Sei Nazioni, ma Under 20, anche lui pronto all’esordio in Top 12. Durante le passeggiate gli dai consigli?
“Certo, cerco di dargli dei consigli. Pochi, perché comunque anche la mia fino ad ora è una piccola esperienza d’alto livello, ma quel poco cerco di dirglielo, di spiegargli certi meccanismi. Poi, però, è giusto che anche lui come me si faccia le esperienze da solo, impari da solo e cresca come ho fatto io”.
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Foto: Ettore Griffoni – LPS