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Sci di fondo

L’Italia è grande: Pietro Piller Cottrer, il “big silenzioso” dello sci di fondo italiano

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Una delle figure più significative nella storia dello sci di fondo italiano è indubbiamente stata quella di Pietro Piller Cottrer. Il sappadino, nell’arco della sua carriera, ha saputo ottenere risultati di assoluto prestigio, peraltro spalmati su un ampio spettro temporale. Infatti “Caterpiller” è stato in grado di lasciare il segno in tre diversi decenni, partendo dal successo nella 50 km di Holmenkollen 1997 per arrivare all’argento olimpico nella 15 km di Vancouver 2010. Andiamo dunque a rivivere l’epopea di uno dei fondisti azzurri più titolati di sempre.

Pietro Piller Cottrer nasce il 20 dicembre 1974 ed esordisce in Coppa del Mondo proprio nella “sua” Sappada pochi giorni prima del suo ventesimo compleanno. L’impatto con il massimo circuito è ottimo, poiché entra a più riprese in zona punti e si guadagna la convocazione per i Mondiali di Thunder Bay 1995. A quei tempi il fondo italiano poteva contare su una squadra poderosa, le cui punte di diamante erano Silvio Fauner e Fulvio Valbusa, a cui si affiancavano gli esperti Marco Albarello e Giorgio Vanzetta, senza dimenticare tanti punti di riferimento “intermedi”, ovvero atleti di assoluto rispetto quali Gaudenzio Godioz, Fabio Maj e un giovane Giorgio Di Centa. Insomma, è questo il florido contesto in cui il piccolo “Caterpiller” si trova a crescere. La possibilità di avere a che fare con parecchi fondisti già affermati è una fortuna che gli consente di sviluppare appieno il suo talento.

Il 21 febbraio 1997 il sappadino bussa alla porta dei grandi, concludendo quarto la 30 km dei Mondiali di Trondheim, performance che gli vale la selezione per la staffetta in cui il quartetto italiano conquista la medaglia di bronzo. È, però, poco meno di un mese dopo che l’azzurro si impone all’attenzione globale. È il 15 marzo 1997, a Oslo si disputa l’ultima gara dell’inverno, la prestigiosissima 50 km, all’epoca ancora con partenza a intervalli e sul mitico anello di 25 km. Siamo alla fine di una stagione massacrante e tanti big hanno il fiato corto. Invece, il giovane Piller Cottrer scoppia di salute e di energia. Come se non bastasse, quel giorno gli skimen italiani trovano la quadra in maniera impeccabile, preparando sci velocissimi, anche migliori di quelli dei padroni di casa norvegesi. Si genera quindi un mix esplosivo, la freschezza atletica e il talento puro di Pietro si sommano alla perfezione dei materiali. Il risultato dell’addizione è devastante, perché il sappadino si rende protagonista di una prestazione clamorosa che lascia tutti senza fiato. L’azzurro non ha rivali, a ogni intertempo piccona il cronometro, spadroneggiando in lungo e in largo. Sul traguardo precede di oltre un minuto il coetaneo Tor Arne Hetland. Il dominatore della stagione, Bjørn Dæhlie, è terzo a 1’08”. Mostri sacri della disciplina quali lo svedese Torgny Mogren, il russo Alexei Prokourorov e il kazako Vladimir Smirnov si attestano tra la quarta e la sesta piazza, pagando tra il minuto e mezzo e i due minuti!

Insomma, si tratta di un’affermazione strepitosa che rappresenta un autentico evento. Innanzitutto perché, per la prima volta in 109 anni, la mitica Femmila i Holmnekollen viene vinta da un italiano. In secondo luogo perché l’azzurro è il più giovane vincitore di sempre. Quando trionfa ha solamente 22 anni e 85 giorni. Il record verrà battuto solo nel 2019 dal russo Alexander Bolshunov, peraltro per una manciata di giorni. È letteralmente nata una stella e c’è chi grida al predestinato. In realtà quello sarà il primo lampo di una carriera che darà le soddisfazioni più grandi nell’età della piena maturazione agonistica, ovvero tra i 30 e i 35 anni. Nel mezzo diverse cocenti delusioni, come la caduta nella 50 km olimpica di Nagano, che gli preclude la possibilità di lottare per una medaglia, oppure la mancata convocazione ai Mondiali di Ramsau 1999, nonché il fiasco della manifestazione iridata di casa della Val di Fiemme 2003, quando un virus rade al suolo il rendimento dell’intera squadra azzurra. Certo, prima dei fatidici trent’anni arriva anche qualche altra gioia, come il quarto posto nella classifica generale 2000-’01 e la medaglia d’argento nella staffetta olimpica di Salt Lake City 2002.

Passano però più di sei anni e mezzo prima di arpionare un altro successo in Coppa del Mondo, che arriva sempre in Norvegia, a Beitøstolen nel novembre 2003. Il vero ritorno di fiamma avviene finalmente il 17 febbraio 2005, giorno in cui ai Mondiali di Oberstdorf si disputa la 15 km a skating. La stagione degli azzurri sino a quel momento è fatta di qualche luce e parecchie ombre. Però, in seno alla squadra italiana, c’è grande fiducia attorno alla manifestazione iridata. Marco Albarello, nel frattempo diventato direttore sportivo, e il tecnico Sepp Chenetti hanno lavorato allo scopo di portare al top gli atleti proprio in Germania. Sulle nevi bavaresi Caterpiller, ormai pienamente maturo, torna quello di otto anni prima a Oslo, ovvero un atleta irraggiungibile per gli avversari. Il sappadino domina la scena, dimostrandosi semplicemente superiore alla concorrenza. È medaglia d’oro, un successo che riporta l’Italia sul gradino più alto del podio iridato dopo 10 anni di digiuno. Anzi, per il fondo azzurro è un trionfo vero e proprio, poiché l’argento va al compagno di squadra e amico Bubo Valbusa.

Da quel momento, per un lustro, non passa inverno senza che Piller Cottrer non si renda protagonista di qualche impresa. Della sua strepitosa frazione in staffetta ai Giochi olimpici di Torino 2006 abbiamo già parlato diffusamente in un altro articolo (consultabile cliccando su queste parole). Una performance che permette a Pietro di diventare campione olimpico in un’edizione in cui acciuffa anche il bronzo individuale nello skiathlon. Il piazzamento sarà ripetuto anche l’anno dopo, nello stesso format, ai Mondiali di Sapporo 2007.

Il 2007-08 è l’annata in cui Caterpiller si rende protagonista di un’impresa tutt’oggi misconosciuta. Infatti trova una grande costanza di rendimento e riesce a concludere al terzo posto la classifica generale di Coppa del Mondo. Quanti sanno che, in campo maschile, nessun italiano è mai stato in grado di fare meglio? In precedenza solo Silvio Fauner (1994-95) e Fulvio Valbusa (1996-97) avevano concluso sul gradino più basso del podio della graduatoria assoluta. Nessun azzurro ha invece saputo spingersi oltre. Dunque il sappadino è uno dei tre italiani che hanno chiuso una stagione nelle prime tre posizioni della classifica generale, nonché l’unico a esserci riuscito nel XXI secolo.
Nel 2008-09 arriva un’altra grande soddisfazione, anche questa troppo spesso dimenticata. Quell’inverno il trentaquattrenne Piller Cottrer si porta a casa la Coppa del Mondo di specialità di distanza superando, al termine di una lunga battaglia durata quattro mesi, due ventitreenni d’assalto, nientemeno che Dario Cologna e Petter Northug! È forse persino superfluo sottolineare come Pietro sia l’unico azzurro ad aver primeggiato nella storia della Coppa distance.

La natura sta facendo il suo corso, nel senso che ormai Caterpiller si trova a fronteggiare avversari fenomenali ben più giovani di lui. Cionondimeno, c’è ancora spazio per gli ultimi lampi di classe di un fondista sopraffino. Ai Giochi olimpici di Vancouver 2010 arriva la medaglia d’argento nell’amata 15 km a skating, al termine della quale il sappadino si inchina esclusivamente all’ormai consacrato Cologna.
Quindi, il 13 marzo 2010, quasi a voler chiudere idealmente il cerchio, Piller Cottrer realizza il suo canto del cigno proprio nella 50 km di Holmenkollen, che nel frattempo è stata stravolta rispetto a tredici anni prima. Infatti non si gareggia più contro il cronometro, ma in linea, e il giro è stato ridotto a 8.5 km. Quel giorno i francesi Vincent Vittoz e Maurice Manificat vanno in fuga, seguiti dal solo Northug. Quando mancano quattordici km al traguardo, il terzetto ha più di un minuto di vantaggio sul resto del gruppo. È in questo momento che Pietro si lancia all’inseguimento del trio di testa, abbattendo il ritardo a ogni rilevamento. L’azzurro vola e riesce incredibilmente a raggiungere la triade al comando delle operazioni, dopodiché prosegue nella sua forsennata azione. I transalpini crollano, Northug è l’unico in grado di resistere. Nel finale, il norvegese fa valere la sua superiorità allo sprint e si appropria della vittoria, ma Caterpiller conclude secondo nella sua scia, rendendosi protagonista di una prestazione strappacuore, l’ultima di una carriera che terminerà ufficialmente qualche tempo dopo.

Insomma, quando si citano i “grandi” dello sci di fondo italiano non bisogna mai dimenticarsi di Pietro Piller Cottrer, il quale ha saputo brillare di luce propria e scrivere pagine indelebili nella storia della disciplina, firmando persino imprese precluse a qualsiasi altro fondista azzurro.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: LaPresse

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