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Basket, l’NBA rischia di perdere un miliardo di dollari
L’11 marzo scorso la National Basketball Association decise in fretta e furia di annullare alcuni match in programma dopo che il Coronavirus non solo era apparso negli USA, ma un paio di giocatori erano risultati positivi. Lo stop momentaneo è diventato definitivo e da quel momento la stagione della pallacanestro americana è in stand-by. Come per molti sport in Europa, negli USA e nel resto del mondo il futuro della stagione è avvolto dal dubbio. Si riprenderà da dove ci si era fermati o l’anno si chiude qui e si pensa alla prossima stagione?
Una questione sportiva, sicuramente, ma non di meno economica. Perché la stagione NBA era nel pieno svolgimento, si stava arrivando allo sprint finale per la corsa ai playoff e poi ci sarebbe stato il post-season, le semifinali, la finalissima. Se la stagione finisse qui non solo non verrebbe assegnato il titolo, ma l’NBA vedrebbe crearsi un buco economico enorme. E si rischia anche un contenzioso legale con i giocatori. Ma vediamo le probabili cifre di cui stiamo parlando.
MediaRadar ha analizzato i dati del 2019 nel periodo tra marzo e maggio, cioè la parte di stagione al momento in standby. Secondo gli analisti i rimanenti match della stagione regolare e, soprattutto, i playoff e la serie finale valgono di indotto pubblicitario televisivo da solo ben 800 milioni di dollari. E parliamo solo degli introiti dai diritti televisivi. Ovviamente a questi vanno aggiunti il botteghino e le sponsorizzazioni, con le aziende che possono chiedere un rimborso parziale del contratto stipulato per l’intera stagione.
Una stima approssimativa (e in difetto) delle perdite totali per l’NBA quest’anno se la stagione non dovesse riprendere parla di circa 1,2 miliardi di dollari di passivo. Ma chi subirebbe di più questo buco? Le squadre o i giocatori. Il CBA, cioè il contratto collettivo stipulato tra le società (attraverso l’NBA) e i giocatori prevede che a questi ultimi vada una percentuale tra il 49 e il 51% delle entrate totali, quindi parliamo di circa 600 milioni di dollari, mentre circa altrettanti non entreranno nelle casse della Lega e delle squadre.
Attenzione, però, perché le cose non sono così semplici. Il CBA, infatti, prevede che gli stipendi mensili dei giocatori siano decurtati a prescindere del 10%, soldi che vengono accantonati come “fondo di garanzia”. Cosa significa? I contratti vengono fatti a inizio stagione, quando però non si sa quale sarà il reale indotto dell’anno per l’NBA. Se a fine stagione nelle casse della Lega saranno entrati più soldi del previsto questo fondo di garanzia verrà ridistribuito tra i giocatori, che possono anche ricevere un ‘bonus’, mentre se gli introiti saranno stati sovrastimati a inizio stagione, allora una parte del fondo di garanzia tornerà alle squadre per coprire gli eventuali ammanchi.
Prima dell’emergenza Covid-19 le previsioni per questa stagione parlavano della restituzione totale del fondo ai giocatori, più un bonus di 5 milioni di euro da spalmare su tutto il gruppo. Lo stop, però, ha cambiato radicalmente le cose. Il fondo di garanzia, che è stimabile in circa 380 milioni di dollari (su un monte stipendi dell’NBA di 3,8 miliardi, ndr.), non tornerà ai giocatori, ma verrà utilizzato per coprire in parte il buco che si sta creando per lo stop. Quindi oltre ai mancati introiti valutabili in 600 milioni da marzo a maggio ai giocatori verranno tolti anche i circa 380 milioni del fondo. Quindi si arriva a quasi un miliardo di dollari in meno di stipendi, poco meno di un quarto, quindi, dell’intero monte stipendi, con i giocatori che quest’anno riceveranno quindi circa il 25% in meno.
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duccio.fumero@oasport.it
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Foto: LaPresse