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F1, Nigel Mansell: “La morte di Senna ha sterilizzato le corse, oggi non si suda neanche”

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Il Mondiale di Formula 1 2020 prenderà il via in Austria, proprio dove Nigel Mansell fece il suo esordio nel Circus, ormai 40 anni fa. Raggiunto dal Daily Mail, il pilota britannico ha rilasciato una lunga intervista in cui si è soffermato sui suoi sentimenti riguardo la scomparsa di Gilles Villeneuve, sulle conseguenze generate dalla morte di Ayrton Senna e sulle differenze tra la Formula 1 degli anni ’80-’90 con quella attuale, senza dimenticare di ricordare il suo rapporto con la Ferrari.

L’ormai sessantasettenne britannico ha cominciato parlando dei suoi esordi. “A quei tempi la gente moriva di continuo e questo poteva avere effetti sulla tua psiche. Io e Gilles eravamo amici, mi ha dato tanti buoni consigli. Non dimenticherò mai il modo tragico in cui se ne è andato a Zolder, ero proprio dietro di lui e ho visto tutto. L’ho visto venire sbalzato fuori dall’auto e l’ho visto atterrare nelle reti a bordo pista. Subito pensai che le sue possibilità di sopravvivere fossero minime. Assistere a quella scena è stata l’esperienza più shockante della mia vita e ancora oggi sono inquietato da quel ricordo. Negli anni ’80 e ’90 la Formula 1 era una questione molto seria. Se non si restava uccisi, si potevano comunque subire seri infortuni, visto che le barriere erano proprio a ridosso della pista”.

Oggi, in effetti, è tutto diverso. La sicurezza viene al primo posto, ma non è stata la scomparsa di Villeneuve a modificare le cose, bensì quella di Senna. Al riguardo, Mansell effettua una riflessione disincantata: “la morte di Ayrton è stata una catastrofe per il motor sport, lo ha cambiato per sempre, sia nel bene che nel male. Per esempio ha sterilizzato i circuiti di tutto il mondo e questo è stato un errore terribile. La Formula 1 era uno sport incredibile dove venivi ricompensato se guidavi bene e penalizzato se guidavi in maniera anonima. Non potevi buttarti in una curva a 320 km/h se non avevi talento. Ora non è più così, è una categoria quasi irriconoscibile rispetto a trent’anni fa”.

Da qui “il Leone”, come era stato soprannominato dai tifosi della Ferrari, parte per effettuare una riflessione riguardo al presente: “Hamilton avrebbe fatto bene anche ai miei tempi, però è molto difficile fare paragoni tra le ere. Quando correvo io, molti piloti di talento hanno avuto un incidente nel quale si sono rotti una gamba o un braccio, alcuni hanno addirittura visto condizionata per sempre la loro carriera. Al giorno d’oggi piloti reputati forti commettono errori ridicoli, ma non subiscono alcuna conseguenza. Anzi, ormai in auto non si suda nemmeno. Quando i piloti contemporanei finiscono una gara, sembrano appena usciti dal parrucchiere! Noi invece sputavamo sangue. La cosa bella dei miei tempi era che se arrivavi a disputare 180 Gran Premi senza restare ucciso, allora ti complimentavi con te stesso, dicendoti di avere avuto una grande carriera. Adesso è tutto più semplice. Vediamo piloti disputare 300 Gran Premi senza nessun infortunio. Per questo penso che Lewis verrà ricordato come uno dei più grandi piloti di sempre e non vedo ragioni per le quali non possa arrivare a quota 8 Mondiali prima di ritirarsi. Però, per me, il più grande di tutti i tempi rimarrà sempre Fangio, e penso che lo stesso Hamilton sarebbe d’accordo con me. I piloti di quell’epoca erano dei veri eroi, perché correvano senza cinture di sicurezza, senza caschi degni di questo nome, senza protezioni adeguate e senza neppure i guanti. Avevano un serbatoio di benzina in mezzo alle gambe e se avevano un incidente, c’era il 50% di possibilità di restare uccisi”.

Infine due parole riguardo la Ferrari, per la quale Mansell ha corso nel 1989 e 1990. Nonostante tutto il Cavallino Rampante è rimasto nel cuore del britannico. “Per me correre con la Ferrari è stata una sorta di utopia, adoravo il team e ho capito che vincere con la Rossa è qualcosa di incredibile. Negli ultimi anni avrebbero potuto conquistare almeno un Mondiale, ma sono sempre stati commessi troppi errori perché questo avvenisse davvero”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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FOTO: La Presse

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