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Tennis, Novak Djokovic nell’occhio del ciclone: il serbo criticato per incoerenza da colleghi e tifosi

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Novak Djokovic nell’occhio del ciclone. L’Adria Tour, mini-circuito di tennis organizzato nei territori balcanici, avrebbe dovuto rappresentare qualcosa di confortante dopo l’incubo della pandemia. Probabilmente, si è esagerato. Di fatto, l’iniziativa promossa da Nole e dal proprio entourage è stata aderente ai voleri governativi e non ha violato alcuna regola, se si guarda anche a cosa sia accaduto nel derby tra Stella Rossa e Partizan Belgrado (25.000 spettatori sugli spalti).

Tuttavia, quanto visto a Belgrado e Zara ha posto il n.1 del mondo in una posizione molto scomoda, in quanto nel corso della pandemia il campione serbo si era esposto in maniera molto netta a supporto di chi ha sofferto (ricordiamo la donazione fatta a Bergamo), criticando apertamente le misure suggerite per organizzare lo US Open, che a suo avviso non erano rispettose delle condizioni dei giocatori.

In questo senso fa strano che Nole abbia assecondato certi atteggiamenti e lui stesso si sia lasciato andare all’entusiasmo sfrenato, dimenticandosi o facendo finta di dimenticare quanto fosse accaduto precedentemente. In questo senso il parere di alcuni colleghi è tagliente. Su tutti, l’idea dell’australiano Nick Kyrgios: “Organizzare quell’esibizione è stata un’idea idiota. Auguro ai ragazzi una rapida guarigione, ma questo è ciò che accade quando non si rispettano i protocolli. Non si tratta di uno scherzo“, le parole al vetriolo del Kid di Canberra.

Sì perché il riferimento dell’aussie è ai casi positivi di Grigor Dimitrov, di Borna Coric e anche del preparatore atletico di Djokovic e del coach del bulgaro. Un vero e proprio disastro, frutto della totale assenza di prevenzione. Tutti quindi hanno le loro responsabilità e le scuse di Alexander Zverev, via social, sono un segnale. A questo proposito, quel che si sa del n.1 del ranking è che il test a cui si è sottoposto avrebbe dato esito negativo (fonte: media serbi). L’augurio è che sia davvero così, ma è chiaro che ora sul destino della competizione che dovrebbe prevedere l’epilogo in Bosnia il 3-4 luglio c’è un grande punto interrogativo e si spera non vi siano conseguenze sul circuito internazionale vero e proprio.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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