Boxe
Giovanni Parisi, il guerriero coraggioso che prese a pugni le piaghe della vita
Lo sport come riscatto sociale. La boxe come strumento per prendere brutalmente a pugni la vita ed i suoi spaventosi buchi neri. C’è sempre l’alba per i coraggiosi che non si arrendono alle tenebre di una notte che talvolta può apparire infinita.
L’infanzia di Giovanni Parisi fu difficile, difficilissima. Nato a Vibo Valentia il 2 dicembre del 1967, già ad inizio anni ’70 si trasferì con la famiglia a Voghera (PV) in cerca di fortuna. Con lui anche il fratello Rosario e la sorella Giulia. Dopo qualche mese, tuttavia, il padre abbandonò i propri affetti e non fece mai più ritorno a casa. La famiglia Parisi fu costretta ad assaggiare il dramma della povertà. Mamma Carmela si fece in quattro per assicurare ogni giorno un pranzo ed una cena ai propri figli. Vivevano tutti in un’unica stanza, mentre il bagno era condiviso con altre famiglie. A 13 anni Giovanni iniziò a praticare il pugilato. Un suggerimento giunto da parte della carissima professoressa di italiano Alida, con cui era legatissimo e con la quale instaurò anche nei decenni successivi un legame solidissimo, quasi come se fosse una seconda mamma. La boxe sarebbe servita a quel ragazzo come una valvola di sfogo per arginare la rabbia dell’anima.
Il debutto tra i pesi piuma non fu da ricordare: Parisi perse per abbandono. Nonostante fosse dotato di un talento straordinario e di un colpo d’occhio da potenziale campione, l’ansia prima dei combattimenti gli mandava in subbuglio lo stomaco con vomito e nausea. Un dottore trovò la soluzione, consigliando al pugile di mangiare un cracker negli spogliatoi prima di ogni match: da quel momento la carriera del vogherese d’adozione svoltò.
Nel 1985 vinse i Campionati italiani nei pesi piuma, l’anno successivo concesse il bis tra i superleggeri. Nel 1987, tuttavia, si fratturò un metacarpo: la fragilità della mano destra fu il punto debole dell’intera sua avventura pugilistica. L’infortunio si rivelò grave, tanto che Parisi inizialmente non figurava tra i convocati per le Olimpiadi di Seul 1988. Inoltre nel maggio di quell’anno se ne andò la carissima mamma Carmela. Giovanni era letteralmente distrutto, tramortito dai montanti perentori ed inesorabili della vita. Eppure, proprio quando l’esistenza assomiglia tanto a quelle giornate senza luce nel Nord Europa, ecco l’insperata ancora di salvezza. Francesco Cantarella si infortuna e la Nazionale italiana deve trovare un sostituto per la categoria pesi piuma. Parisi combatte ormai tra i pesi leggeri: gli viene chiesto di perdere 3 kg in poche settimane e di prendere parte alla rassegna a Cinque Cerchi. Il pugile non se lo fa dire due volte, iniziando una dieta a base di ananas.
In Corea l’azzurro si presenta tirato a lucido, in piena forma al cospetto della grande occasione della vita. Dopo essersi sbarazzato facilmente al primo turno di un pugile di Taipei, nel successivo incontro eliminò per KO il russo Kazarian, campione d’Europa in carica e tra i grandi favoriti per l’oro. Quel giorno Parisi comprese che il trono di Olympia non era soltanto una meravigliosa utopia. Il cammino proseguì spedito: al pugile del Bel Paese si arresero ai punti prima l’israeliano Shmuel e poi il marocchino Achik. Nell’atto conclusivo Parisi si trovo al cospetto del rumeno Daniel Dumitrescu il 2 ottobre del 1988: i due si erano già affrontati un anno prima in Turchia e si era imposto per verdetto non unanime l’atleta dell’Est Europa. Questa volta l’italiano non diede scampo all’avversario. Dopo appena 1’41”, con un perentorio gancio sinistro mise al tappeto Dumitrescu, che si rialzò più. Parisi vinse una memorabile medaglia d’oro, trionfando in finale per KO: il sogno di ogni pugile. Quel sinistro fu talmente letale e fulmineo che gli valse il soprannome di ‘Flash’.
Negli anni ’90 Giovanni Parisi intraprese con grandi successi la strada tra i professionisti, laureandosi campione del mondo WBO prima tra i pesi leggeri (1992-1993) e poi tra i superleggeri (1996-1998). Sposò Silvia Hrubinova, dalla quale ebbe tre splendidi bambini. Proprio quando la rivincita nei confronti della vita sembra pienamente compiuta, ecco nuovamente un tragico destino presentare il conto. Il 25 marzo 2009, mentre stava tornando a casa in auto in tangenziale, si schiantò frontalmente contro un furgone. Giovanni Parisi se ne andrò troppo presto, a soli 41 anni. Eppure resta vivido il ricordo di un coraggioso che non si è arreso, sino ad ammirare i bagliori dell’alba.
federico.militello@oasport.it
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Foto: Olycom.com