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F1, Ferrari nel baratro. Tunnel senza uscita: impossibile uscirne a breve. Serviranno pazienza e…anni?

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Il Gran Premio di Stiria è andato in scena in condizioni normali, ovvero senza il ripetuto ingresso della safety car come avvenuto nel precedente GP d’Austria. In questo modo è stato possibile apprezzare il reale passo in gara delle varie monoposto. Purtroppo la Ferrari, di fatto, non ha gareggiato a causa dell’attacco kamikaze di Charles Leclerc ai danni di Sebastian Vettel. Quindi le due SF1000 sono state eliminate immediatamente, senza poter verificare il proprio potenziale. Tuttavia, considerando quanto visto settimana scorsa e durante le prove libere di venerdì, l’impressione è che le Rosse non avrebbero certo potuto infastidire le Mercedes e Max Verstappen.

La posizione nella quale le vetture di Maranello avrebbero potuto concludere quest’oggi è francamente relativa. Quinto, settimo o decimo posto non avrebbe cambiato la sostanza, ovvero che il Cavallino Rampante è imbolsito ed è impotente nei confronti di quelle che avrebbero dovuto essere le avversarie dirette per il titolo iridato. A questo punto però la situazione si fa preoccupante, perché per la Ferrari il trend negativo prosegue da tempo. Con ogni probabilità il 2020 sarà peggiore del 2019, stagione indiscutibilmente meno ricca di soddisfazioni rispetto al 2018. La storia ci insegna che in Formula 1 recuperare terreno in tempi celeri è molto complicato. È certamente possibile colmare le proprie lacune, ma generalmente servono pazienza e anni, a meno che le regole non cambino repentinamente.

Ieri abbiamo paragonato l’attuale SF1000 alle disgraziate F92A e F93A di inizio anni ’90. Quelle monoposto, proprio come quella in pista nel presente, non avevano modo di contrastare chi lottava per il Mondiale. Anzi, si trovavano impegolate a sgomitare con team dal budget inferiore, proprio come sta avvenendo in questo 2020. Peraltro anche in quel caso la Ferrari sprofondò rapidamente da squdadra in lotta per l’Iride (1990) alla mediocrità assoluta (1992). Chi ha memoria storica, ricorderà quanto tempo è stato necessario per uscire da quella crisi. Dopo il disastroso biennio 1992-1993, il Cavallino Rampante è tornato a combattere per il titolo solo nel 1997! Purtroppo, se si entra in una spirale negativa, ci vogliono generalmente anni per ritrovare la competitività al massimo livello, anche perché gli altri non stanno certo a guardare e proseguono a sviluppare le loro monoposto, già più performanti.

Viene in mente un unico caso di Ferrari capace di risollevare le proprie sorti dopo un inizio di stagione difficile. Parliamo del 1987, anno in cui nei GP inaugurali la Scuderia di Maranello rischiava il doppiaggio. Tuttavia, grazie a un durissimo lavoro sull’aerodinamica e sul motore impostato da John Barnard e degli altri tecnici, la F1-87 migliorò le sue prestazioni di gara in gara, tanto da arrivare a essere la monoposto migliore in assoluto nella parte conclusiva dell’annata. Si trattò però dell’eccezione e, soprattutto, parliamo di un’altra epoca. A quei tempi non vi era alcun limite alla ricerca e soprattutto ai test in pista nel corso della stagione. Dunque, con l’abnegazione e le giuste idee era meno complicato azzerare il distacco da chi menava le danze. Oggi, invece, con tutti i lacci e lacciuoli regolamentari impostati per ridurre i costi, i valori di inizio anno sono destinati a rimanere più o meno i medesimi nell’arco dell’intera stagione.

In altre parole, dobbiamo rassegnarci a un periodo nero per la Ferrari? Non necessariamente. La rivoluzione regolamentare prevista per il 2022 potrebbe aiutare Maranello ad uscire dal tunnel in cui si è infilata. Bisognerà riprogettare da capo le monoposto e i valori in campo potranno essere stravolti. Cionondimeno, sarà fondamentale interpretare nel modo migliore le regole, trovando al tempo stesso le soluzioni più efficaci dal punto di vista tecnico. Un aspetto, questo, dove il Cavallino Rampante ha faticato soprattutto nell’ultimo biennio. Il 2022 rappresenta una grande occasione per uscire dall’attuale crisi in tempi rapidi. Bisognerà vedere se ci sarà la capacità di cogliere la palla al balzo. Per la verità, non riuscirci sarebbe quanto di più preoccupante potrebbe accadere. Le stagioni storte capitano a tutti, ma non a patto che diventino l’abitudine. Perchè, in questo caso, si deve iniziare a parlare di declino.

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Foto: La Presse

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