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Pattinaggio artistico a rotelle: Rebecca Tarlazzi a Figure2u: “I miei sacrifici sono racchiusi nelle lacrime di gioia dei Mondiali di Barcellona”

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Rebecca Tarlazzi è una delle personalità più influenti del mondo del pattinaggio artistico a rotelle. I numeri e i risultati raggiunti in un lasso di tempo molto breve parlano da soli. Dal 2012 a oggi la pattinatrice ha conquistato infatti undici medaglie d’oro tra singolo e coppie, fino ad arrivare al trionfale successo ai World Roller Games di Barcellona nel 2019, occasione in cui l’atleta allenata dalla mamma Annalisa Marelli, dal padre Stefano e da Michele Terruzzi ha conquistato la vetta al debutto nella massima categoria nella specialità individuale, rendendosi protagonista di due segmenti di gara di altissimo livello.

Una carriera costellata da successi, ma anche da momenti più oscuri e difficili. Rebecca Tarlazzi, con l’ausilio di un cospicuo numero di contributi fotografici, ha toccato diversi punti del suo percorso sportivo e personale a Figure2u – la rubrica dedicata al pattinaggio artistico e di figura curata da Franco Culcasi su Sport2u, la webtv di OA Sport – parlando del suo passato nel competitivo mondo della ginnastica artistica, delle sue esperienze con i partner precedenti in coppia fino ad arrivare al suo rapporto speciale con Gabriele Quirini, luminare della disciplina scomparso nel 2018.

I primi passi di Rebecca sui pattini sono stati mossi a Savigno, paese in provincia di Bologna: “Mamma e papà allenavano la coppia Bruni-Govoni con cui vinsero un Campionato Mondiale. Ho iniziato prima a pattinare che a camminare“. Contemporaneamente ai pattini però la stella della Nazionale azzurra coltivava un altro sport con successo: “I miei genitori volevano avviarmi in altri sport, sia alla danza classica che alla ginnastica artistica. la mia attività principale prima era proprio la ginnastica, il pattinaggio era più che altro un gioco. In ginnastica me la cavavo parecchio tanto che la mia allenatrice mi propose di andare o a Brescia, al centro tecnico, o a Trieste. Visto che i miei nonni sono triestini mi sono trasferita lì provando l’alto livello, ma in quell’occasione ho capito che volevo pattinare“.

Malgrado il ricchissimo palmares anche nelle categorie giovanili, l’atleta ha confessato di non aver avuto particolare fortuna nelle gare dedicate ai più piccoli, complici le trottole: “Da piccolina non ho mai vinto né sono mai salita sul podio. Ero comunque brava nei salti ma, un po’ come adesso, il mio punto debole erano le trottole, fattore che mi ha penalizzato parecchio“. Un talento naturale quello di Rebecca, espresso anche nella difficile specialità degli obbligatori, purtroppo oggi sempre meno praticata: “Avevo un bel piede, durante le gare però mi tremavano sempre le gambe, cosa che non succede nel libero. Credo che gli obbligatori siano una base essenziale per i piccoli, per il controllo del proprio corpo, per i passi e per le tenute. Oggi come oggi con il Rollart dopo un paio di anni è importante sostituirli magari con il solo dance, per destreggiarsi meglio con i molleggi e con i fili“.

Tanti successi dunque non solo nel singolo ma anche in coppia d’artistico: “Ho cominciato da piccola, quando ancora il mio sport principale era la ginnastica. Ho iniziato con Davide Trevisani, in categoria giovanissimi, nel 2012 mi è stato proposto di fare coppia con Alessandro Amadesi per fare il salto di qualità, due anni dopo poi ho cambiato ancora partner unendomi a Luca Lucaroni”. Ma quali sono state le cause del cambio?Verso la fine del 2013 Alessandro ha fatto una scelta specifica di vita che comportava uno stop da un punto di vista di impegno di coppia. L’unico cavaliere con cui si poteva davvero alzare l’asticella era Luca. Abbiamo cominciato la nostra avventura con l’obiettivo di scrivere la storia, ci siamo riusciti“.

Pagine di storia scritte anche grazie al contributo di Gabriele Quirini, allenatore che ha aiutato l’azzurra nei momenti più difficili: “Era un perfezionista. Io sono stata fortunatissima ad averlo nel mio team, allora ero piccola e non me ne rendevo conto più di tanto. Oltre ad essere un grandissimo tecnico aveva la capacità di dirti la parola giusta al momento giusto. Mi ricordo un aneddoto: nel 2017 prima dei partire per i Mondiali ho cominciato a manifestare i primi attacchi di panico, non riuscivo neanche ad allenarmi per la paura. Proprio in aereo, partendo alla volta di Nanchino lui mi ha dato un libro in cui si raccontavano le storie e le esperienze di altri ragazzi che avevano sofferto e superato gli attacchi di panico, mi ha aiutato tantissimo“.

La medaglia d’oro della maturità? Certamente quella di Barcellona nel 2019: “Durante il lockdown ho passato molto tempo a rivedere il video del Mondiale, devo dire che ho più ansia adesso a guardarmi rispetto a quando l’ho vissuto in prima persona. In quelle lacrime è racchiuso un anno di sacrifici che penso di non aver mai fatto“.

Undici titoli iridati in uno sport minore; ma Rebecca ha mai pensato di effettuare una transizione al mondo del ghiaccio?Nel 2014 con Luca ci siamo informati per un possibile passaggio; io però sono una perfezionista, in quel momento lì per me era già tardi, era un passo che andava fatto molto prima“. Fuoriclasse come Rebecca soffrono l’assenza del pattinaggio artistico a rotelle alle Olimpiadi, come dichiarato dalla stella stessa nel finale della trasmissione: “Mi dà un po’ fastidio la disuguaglianza. Io faccio gli stessi sacrifici di chi partecipa alle Olimpiadi e chi arriva sul podio anche solo una volta ha molta più visibilità di me che ho vinto undici titoli del mondo“.  Di seguito l’intervista completa.

REBECCA TARLAZZI A FIGURE2U

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Foto: Raniero Corbelletti (per gentile concessione di World Skate)

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