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Sabrina Cinili, basket femminile: “Pierre Vincent fantastico, felice rimanga a Schio. La Nazionale mi ha fatto entrare in un’ottica diversa dai club”

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Sono in pochi ad averne sottolineato la grande importanza in questi anni di pallacanestro femminile italiana, ma Sabrina Cinili è senz’altro tra i nomi fondamentali dell’attuale panorama nostrano. Tra i più vivi talenti espressi negli ultimi anni da quel grande serbatoio di lavoro, applicazione e sviluppo dei talenti che è Roma con le sue tante società, la classe ’89 attualmente al Famila Schio ha saputo ritagliarsi uno spazio importante tra le play dell’Italia, diventando pedina fissa per Andrea Capobianco e Marco Crespi. L’abbiamo raggiunta per un’intervista in cui ha raccontato molte cose: gli aspetti del basket, l’estero e altre considerazioni.

Sulle tante figure della pallacanestro, dagli psicologi ai nutrizionisti, su cui si è concentrata nel Tour Camp 360 Pursuit che ha tenuto nel mese di luglio a Roma: “Alle ragazze vorrei dare la conoscenza dell’esistenza di queste cose. Per la mia idea è giusto che le ragazze sappiano che esiste questo tipo di servizio che può aiutarle nello specifico”.

Sulla propria esperienza personale in questo senso: “Quando ero giovane non mi dedicavo al basket come ora. Ero un po’ dubbiosa, non ero convinta che sarebbe stata la mia carriera. Quando sono andata a Umbertide con Lollo Serventi mi ha messo davanti a una scelta: o decidere di giocare o smettere, perché in A1 non si va tanto per andare. Autonomamente ho deciso di intraprendere questa via”.

Su Schio: “Un anno che è stato una bella esperienza. Avrei preferito un ruolo un po’ più presente, che è quello che Pierre Vincent cercava di chiedermi, ma in una squadra nuova ho avuto un po’ di difficoltà a entrare nel sistema. Spero che il prossimo anno riuscirò a dare di più”.

Su Pierre Vincent: “E’ uno dei pochi che ho incontrato che è in grado di gestire una squadra. A livello tecnico è fantastico. Sono contenta che rimanga a Schio”.

Sulla Nazionale, capitolo allenatori: “Sono circa 10 anni che ogni due viene cambiato l’allenatore, noi abbiamo chiesto di avere una continuità, al di là di chi sia l’allenatore. Speriamo di fare bene”.

Sulla partita a porte chiuse: “Quella col Geas è stata triste. Poi quest’anno per la prima volta ero vicina, a livello personale, a vincere uno scudetto, e ancora non è successo. E’ stato triste, però è stata la cosa più giusta da fare. L’Eurolega invece doveva sospendere un po’ prima, a Praga è successo quel che è successo”.

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Sulla Nazionale in un secondo momento: “Mi ha dato la possibilità di entrare nell’ottica di entrare nell’ottica dell’Europeo, di un raduno. Sicuramente entrare in un’ottica di quel genere, del tutto diversa da quella dei club. Ci ho fatto un po’ l’abitudine”.

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Credit: Ciamillo

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