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Dai tripudi dell’Olimpico al silenzio di Twickenham: il magico Sei Nazioni dell’Italrugby (con video)

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Al fischio d’inizio di Italia-Francia, le attese intorno alla Banda Brunel erano sensibilmente più elevate del solito. Si percepiva un’aria nuova dopo gli eccellenti test match autunnali del 2012, nell’ambiente serpeggiava una certa consapevolezza nei propri mezzi, unita ad una mentalità finalmente meno arrendevole e più aperta a qualunque tipo di risultato. Sensazioni confermate dopo appena 5′ di gioco, con la meta di capitan Parisse a far esplodere di gioia uno stadio Olimpico in fibrillazione. Ed è da qui che parte il nostro racconto di un Sei Nazioni marchiato a fuoco nelle menti di tutti gli appassionati di palla ovale.

Un’Italia così organizzata, così efficiente, così equilibrata raramente si era ammirata. E poco importa se Picamoles&co. reagiscono e rimontano lo svantaggio iniziale, questa nuova Italia ha acquisito forza mentale e coraggio tale da permettersi di replicare anche quando tutto sembrerebbe ormai perduto. Anche tra gli oltre 60000 dell’Olimpico la fiammella della speranza rimane costantemente accesa, perché il profumo d’impresa è percettibile in ogni sua sfumatura. La svolta, infatti, arriva puntuale con la meta di Castrogiovanni, un lampo che taglia le gambe ai francesi, sottomessi ad una squadra nettamente superiore quel giorno. Non una sconfitta francese, ma una chiara e limpida vittoria italiana, già entrata nei libri di storia del mondo ovale italiano. Un successo difficilmente ammortizzabile in una settimana, come dimostrato poi a Murrayfield contro la Scozia. Dalle stelle alle stalle in un men che non si dica, un tracollo inaspettato che non necessita nemmeno di ulteriori descrizioni. Un passo indietro, però, a cui non avrebbe dovuto seguire la magra prestazione della giornata successiva contro il Galles, quando gli azzurri hanno messo a nudo tutti i propri difetti lasciando campo libero ad Halfpenny&co. Sembrava essere calato il tramonto sulla ‘nuova’ Italrugby, appena sbocciata e subito ricacciata indietro. Quella contro la Francia appariva ormai un’impresa estemporanea, lontana dalla vera realtà dei fatti.

Accade, però, che nel tempio della palla ovale, qualcosa si riaccende nella testa degli azzurri. A Twickenham, il primo tempo continua sulla falsariga delle due sfide precedenti, con l’Italia incapace di impostare l’azione e succube di un’Inghilterra poco brillante ma in pieno controllo della partita. La bilancia, insomma, pendeva totalmente dalla parte dei sudditi di Sua Maestà e nessuno, probabilmente, avrebbe immaginato quanto poi successo nel secondo tempo. La Banda Brunel torna magicamente ad essere incisiva e arrembante come non capitava dal match contro i cugini d’Oltralpe, mette alle strette una spaventata e intimorita Inghilterra e macina metri su metri, fino ad arrivare sul 15-11 dopo una deliziosa marcatura di McLean su passaggio (ancora) di Orquera. Su Twickenham cala un’atmosfera funerea. Nemmeno il piazzato di Flood dà respiro ai padroni di casa, perché il ritmo dell’Italia è asfissiante e difficilmente contenibile. Nel silenzio dello stadio inglese, la caparbietà azzurra sfiora anche la meta dell’incredibile pareggio, ma si deve accontentare di una sconfitta forse immeritata, ma fondamentale per il pieno recupero fisico e mentale di una squadra lanciatissima ora verso l’ultima partita del torneo. La vittima sacrificale è un’Irlanda incerottata e fortemente debilitata dagli infortuni, ancora imbattuta contro l’Italia dalla creazione del Sei Nazioni. E’ un segno del destino. Gli azzurri sono in forma più che mai, dominano di fatto il match dall’inizio alla fine e piazzano la zampata vincente con Venditti nella ripresa, soffrendo anche più del dovuto.

“L’inizio di una nuova era”, titolammo quell’impresa dell’Olimpico. Effettivamente, quel Sei Nazioni appariva il pretesto ideale per far spiccare il volo all’Italrugby, per concludere il ciclo magari al Mondiale 2015. Un sogno infranto dopo pochi mesi, per la manifesta crisi in cui è caduta la Nazionale nei test di novembre. Per un sogno che se ne va, però, resta indissolubilmente la gloria del miglior Sei Nazioni della storia azzurra.

GLI HIGHLIGHTS DELLE PARTITE

daniele.pansardi@olimpiazzurra,com

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