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F1, presentazione GP Belgio 2020: la storia dell’evento e le edizioni entrate negli annali

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Dopo una settimana di pausa, il Mondiale di Formula Uno è pronto ad affrontare un nuovo trittico, il quale si aprirà su uno dei tracciati più iconici del proprio panorama. Domenica 30 agosto a Spa-Francorchamps si disputerà infatti il 65° Gran Premio del Belgio con valenza iridata, settimo atto della stagione 2020. L’evento è un classico del Circus, sia perché è stato quasi sempre presente in calendario, sia perché la pista situata nelle Ardenne è considerata una delle più difficili e complete della Formula Uno. Non a caso contiene la sezione Eau Rouge-Radillon, una delle sequenze di curve più veloci e pericolose presenti nel panorama automobilistico.

Le radici del GP del Belgio affondando addirittura al 1925, anno in cui la corsa venne tenuta per la prima volta, venendo peraltro vinta da Antonio Ascari, padre di Alberto. Inserito nel programma del Mondiale sin dall’edizione inaugurale del 1950, veniva già disputato a Spa-Francorchamps. Il circuito era però diverso da quello attuale, essendo lungo più di 14 km, e non era permanente. Infatti veniva ricavato utilizzando le strade che collegavano le località di Francorchamps, Malmedy e Stavelot. La pista era velocissima ed era ritenuta una delle più pericolose in assoluto. Per questa ragione, spesso e volentieri il Gran Premio del Belgio aveva un numero di partecipanti inferiore alla media, poiché molti piloti preferivano evitare l’appuntamento, temendo appunto le problematiche poste da Spa-Francorchamps. Non a caso, l’edizione 1960 fu funestata da una serie di tremendi incidenti. Durante le prove Stirling Moss si salvò per miracolo, riportando però diverse fratture, mentre Mike Taylor accusò lesioni che posero fine alla sua carriera. Andò ancora peggio in gara, durante la quale ben due piloti, Chris Bristow e Alan Stacey, persero la vita.

Negli anni ’60 il tema della sicurezza nelle corse divenne sempre più preponderante e ben presto Spa-Francorchamps finì nel mirino dei piloti, che nel 1969 decisero di boicottare l’evento, il quale venne quindi cancellato. Si tornò a gareggiare nel 1970, ma nonostante una serie di interventi la pista era considerata ancora troppo veloce e pericolosa. Per questa ragione nel 1971 l’appuntamento venne cancellato. Venne quindi  posta una croce su Spa-Francorchamps, tracciato ritenuto ormai inadeguato e obsoleto. Allo scopo di salvare il Gran Premio, le autorità belghe decisero di trasferire altrove il GP, utilizzando l’autodromo di Zolder e quello appena costruito a Nivelles, nei pressi di Bruxelles. A inizio anni ’70 cominciò un’alternanza tra le due località, che però finì rapidamente, poiché la pista di Nivelles venne ritenuta troppo anonima sia dai piloti che dagli spettatori. Così gli organizzatori finirono in bancarotta e Zolder divenne in pianta stabile la nuova sede del Gran Premio.

Tuttavia, in seguito agli standard di sicurezza sempre più elevati richiesti dalla Formula Uno, a inizio anni ’80 anche l’autodromo fiammingo divenne obsoleto. Non a caso l’edizione 1981 fu funestata da due incidenti che coinvolsero dei meccanici. Uno di essi, Giovanni Amadeo, restò ucciso dopo essere stato investito dalla Williams di Carlos Reutemann in pit-lane. Inoltre nel 1982 proprio a Zolder perse la vita Gilles Villeneuve. Nel frattempo gli organizzatori di Spa-Francorchamps avevano lavorato duramente per rinnovare il circuito, ora diventato semipermanente e decisamente più moderno, anche in virtù del dimezzamento della lunghezza. Così Spa, nel suo nuovo layout, fece il proprio ritorno in calendario nel 1983, tornando a essere palcoscenico esclusivo del Gran Premio del Belgio a partire dal 1985.

Ricapitolando, sono 64 le edizioni sinora disputate nella storia. Il GP è mancato dal calendario solamente sei volte in settantuno stagioni (1957, 1959, 1969, 1971, 2003 e 2006). Si è corso a Spa-Francorchamps 52 volte, mentre sono 10 i GP tenuti a Zolder e 2 quelli a Nivelles. Per l’analisi statistica dell’evento si rimanda all’articolo dedicato. In questa sede affrontiamo invece l’aspetto storico, ricordando i GP di Belgio più memorabili. Ne abbiamo scelti sette. Eccoli.

1966 – Come di consueto in quegli anni, il numero di partecipanti al GP del Belgio è esiguo. Come detto, il circuito di Spa-Francorchamps spaventa molti piloti, che preferiscono evitare l’appuntamento. Solamente diciannove monoposto si iscrivono alla gara e appena sedici prendono effettivamente il via, poiché qualcuno si trova a dover fare i conti con problemi di affidabilità prima ancora dell’inizio del Gran Premio, che peraltro si disputa sotto un diluvio. Incredibilmente, solamente sette vetture completano il primo giro! Infatti si contano ben nove ritiri nella tornata iniziale, di cui sette causati da incidenti dovuti alla forte pioggia, a cui può essere sommato l’abbandono di Jim Clark, il quale vede il proprio motore venire letteralmente allagato dall’acqua! La gara vive sul duello tra la Ferrari di John Surtees e la Lotus di Jochen Rindt, venendo alfine vinta dall’alfiere del Cavallino Rampante. Questo GP del Belgio è peraltro molto particolare, poiché durante quel weekend a Spa-Francorchamps sono presenti anche la troupe e gli attori del film “Grand Prix”. In quei giorni vengono quindi filmante diverse sequenze, utilizzate poi nella pellicola rilasciata nei cinema proprio nel dicembre 1966.

1968 – In qualifica la Ferrari monta per la prima volta nella storia dei veri e propri alettoni su una sua monoposto, seguendo l’esempio lanciato dalla Lotus nel precedente GP di Montecarlo. La soluzione studiata dalla Scuderia di Maranello è però decisamente più elaborata di quella del team britannico e permette a Chris Amon di ottenere la pole position con un vantaggio stratosferico sulla concorrenza. Il neozelandese è favoritissimo per vincere, ma a un terzo della distanza un sasso spacca il radiatore della sua Rossa, obbligandolo al ritiro. A questo punto si pone al comando Jackie Stewart, il quale ha la vittoria in pugno. Cionondimeno, proprio nel corso dell’ultimo giro avviene un clamoroso colpo di scena, poiché lo scozzese finisce la benzina! Così la testa della corsa viene ereditata da Bruce McLaren, il quale taglia per primo il traguardo. In questo modo il neozelandese torna a vincere un Gran Premio dopo sei anni di digiuno, ma soprattutto trionfa per la prima volta a bordo di una vettura costruita da lui stesso. Il pilota-costruttore perirà poco meno di due anni dopo, ma il team da lui fondato gli sopravvive e diventa uno dei più gloriosi nella storia della Formula Uno, conquistando 182 successi e 20 titoli iridati. L’epopea della McLaren, a oggi seconda squadra più vincente di tutti i tempi, dietro solo alla Ferrari, comincia proprio in Belgio, 52 anni fa.

1979 – Questa gara disputata a Zolder è la sintesi perfetta dell’annata 1979 di Jody Scheckter e Gilles Villeneuve. Le Ferrari in qualifica non brillano e, al termine del primo giro, occupano la settima e l’ottava posizione. Alla seconda tornata il sudafricano attacca la Williams di Clay Regazzoni, superandola. Tuttavia durante la manovra c’è un contatto e la vettura dell’elvetico rallenta improvvisamente, venendo tamponata dalla Rossa del canadese, che così danneggia l’alettone anteriore e si trova costretto a una sosta ai box imprevista, a causa della quale sprofonda in ventitreesima posizione. Nei giri seguenti Scheckter prosegue come un martello, approfittando al meglio delle noie meccaniche che colpiscono la Lotus di Mario Andretti e la Brabham di Nelson Piquet. Jody è quarto e continua del suo ritmo, senza forzare eccessivamente. Davanti a lui, invece, Alan Jones, Patrick Depailler e Jacques Laffitte si stanno scornando senza esclusione di colpi. Contemporaneamente  Gilles sta dando tutto sé stesso, effettuando un sorpasso dopo l’altro per cercare di risalire la china. Con il passare dei giri, prima Jones e poi Depailler sono obbligati ad alzare bandiera bianca a causa di problemi alle loro vetture. Il comando passa a Laffitte, il quale però ha gli pneumatici alla frutta. Solo a questo punto Scheckter, che ha badato a gestire le gomme, si lancia all’attacco del francese, riuscendo a sorpassarlo senza particolari problemi per andare a vincere. Il generosissimo Villeneuve si issa sino alla terza posizione e sembra poter portare a casa un clamoroso podio. Però ha spinto troppo e finisce la benzina proprio durante l’ultimo passaggio. Il Gran Premio del Belgio è il manifesto delle caratteristiche dei due ferraristi. Il chirurgico sudafricano usa il raziocinio e il cervello, mentre l’irruente canadese segue l’istinto e il cuore. Non a caso, sarà proprio Scheckter a laurearsi Campione al termine di quella stagione, anche se Villeneuve diventerà sempre più un idolo di tutti gli appassionati.

1995 – Le qualifiche vengono condizionate dalla pioggia, che rimescola clamorosamente le carte. Michael Schumacher, leader della classifica iridata, è uno dei più penalizzati dalle bizze del meteo e partirà solo sedicesimo! La gara inizia con l’asciutto e, non appena scatta il verde, il tedesco si lancia in una furibonda rimonta. Dopo quattro giri è già settimo. Una volta effettuato il suo primo pit-stop si ritrova secondo, alle spalle solamente dal rivale per il titolo Damon Hill. A questo punto comincia a piovere e il britannico rientra immediatamente ai box per montare gomme rain. Al contrario, il teutonico è convinto che sia uno scroscio passeggero e decide di proseguire con le slick, passando al comando. Hill, forte dei suoi pneumatici intagliati, raggiunge rapidamente Schumacher e sembrerebbe destinato a sorpassarlo con agio. Invece il Kaiser si esibisce in una clamorosa dimostrazione di abilità, poiché resiste ferocemente agli assalti del rivale nonostante si trovi in una situazione di chiaro svantaggio. Per un giro intero la Benetton e la Williams si sfiorano a ripetizione, rischiando più volte il contatto. Quando, finalmente, Damon riesce a scavalcare Michael, la pioggia è ormai cessata! Schumacher aveva ragione e ora è lui a trovarsi in una posizione di forza, poiché l’asfalto si asciuga rapidamente. Il tedesco ricuce lo strappo dall’inglese e, quando lo raggiunge, lo sorpassa come se non esistesse nemmeno, involandosi verso un’epica vittoria ottenuta partendo dalla sedicesima piazza, che peraltro assesta il colpo del K.O. psicologico a Hill nella corsa al Mondiale.

1998 – Piove a dirotto e, subito dopo la partenza, David Coulthard perde il controllo della sua McLaren nel rettilineo seguente alla Source. La vettura dello scozzese parte in aquaplaning e si schianta contro il muretto dei vecchi box, rimbalzando in pista, dove si scatena letteralmente l’inferno. Ben 13 monoposto vengono coinvolte nel più grande incidente della storia della Formula Uno, fortunatamente senza alcuna conseguenza per i piloti, se non per Rubens Barrichello, il quale riporta una leggera ferita. Viene esposta la bandiera rossa e si riparte dopo un’ora. Alla ripartenza, Mika Häkkinen si tocca con Eddie Irvine e si deve ritirare, mentre Coulthard poco dopo entra con contatto con la Benetton di Alexander Wurz. Lo scozzese rientra ai box e prosegue, ma è molto attardato. Intanto Michael Schumacher prende la testa e allunga prepotentemente su tutti gli avversari, costruendo un margine enorme sulla concorrenza. Al venticinquesimo dei quarantaquattro giri in programma si verifica uno degli episodi più controversi nella storia della Formula Uno. Schumacher sta per doppiare Coulthard, ma lo scozzese rallenta bruscamente proprio nel momento del sorpasso, facendosi tamponare dal tedesco che, in caso di vittoria, avrebbe preso la testa del Mondiale ai danni dell’altra McLaren di Häkkinen. Nell’incidente, la Ferrari perde la ruota anteriore destra ed è costretta al ritiro. Rientrato in pit-lane, Schumacher si fionda al box della McLaren accusando Coulthard di “aver tentato di ucciderlo”. Lo scozzese inizialmente nega responsabilità, ma cinque anni dopo ammetterà di aver rallentato volontariamente proprio per causare il contatto. La gara prosegue e vede lo storico primo successo della Jordan, con Damon Hill che trionfa davanti al compagno di squadra Ralf Schumacher.

2000 – La lotta per il Mondiale è infuocata. Dopo il Gran Premio d’Ungheria Mika Häkkinen ha coronato una clamorosa rimonta ai danni di Michael Schumacher e ora comanda la classifica iridata con 2 punti di vantaggio sul tedesco, reduce da un periodo difficilissimo. In qualifica il finlandese è scatenato e realizza una pole position sensazionale, mentre il teutonico è mestamente quarto, alle spalle anche della Jordan di Jarno Trulli e della Williams di Jenson Button. La partenza viene data dietro la safety car, in quanto la pista è stata bagnata da un intenso acquazzone scatenatosi prima del via. Häkkinen prende immediatamente il largo, mentre alle sue spalle Schumacher riesce ad avere ragione piuttosto rapidamente delle due vetture che lo precedono. L’asfalto si asciuga e si passa agli pneumatici da asciutto. A questo punto il teutonico si lancia in un furibondo inseguimento ai danni del finnico, che vede il suo vantaggio ridursi sempre più. Decisamente sotto pressione, Mika scivola su un cordolo ancora umido ed è protagonista di una digressione sull’erba, lasciando la testa della gara al rivale. L’intensissimo duello prosegue a parti invertite e, dopo il secondo pit-stop, Häkkinen rompe gli indugi, cominciando a braccare Schumacher. All’inizio del quint’ultimo giro, i due si trovano davanti la Minardi di Mazzacane. Il pilota della McLaren prende la scia della Ferrari sul lunghissimo rettilineo del Kemmel e tenta l’attacco all’interno a Les Combes, ma Schumacher lo chiude senza complimenti e i due rischiano un disastroso contatto. Passa un giro e la situazione si ripresenta, poiché stavolta bisogna doppiare la Bar di Zonta. Quest’ultimo è avvisato della bagarre alle sue spalle e decide di restare fuori traiettoria sul Kemmel. Michael lo segue per prenderne la scia, uscendone solo all’ultimo per sorpassarlo all’esterno. Mika, invece, si butta all’interno nello strettissimo spazio tra il brasiliano e l’erba, ritardando al massimo la frenata per tentare di scavalcare anche la Ferrari. Incredibilmente, riesce a controllare la sua monoposto e a infilarsi magistralmente a Les Combes, completando uno dei sorpassi più belli della storia della Formula 1 per poi andare a vincere anche la gara.

2008 – Quasi tutta la gara vive su un braccio di ferro tra la Ferrari di Kimi Räikkönen e la McLaren di Lewis Hamilton. Il finlandese resta praticamente sempre al comando, con il britannico distanziato di pochi secondi. Il Gran Premio comincia con il Sole, ma il cielo si è fa progressivamente sempre più pesante e minaccioso. Quando mancano quattro giri al termine comincia a piovere. I primi decidono di restare in pista con gli pneumatici da asciutto e, in condizioni di aderenza precaria, la sfida tra Räikkönen e Hamilton diventa un autentico corpo a corpo. Alla fine della terz’ultima tornata, Lewis attacca Kimi alla Bus stop. Il finnico si difende con maestria, chiudendo la traiettoria, ma l’inglese, anziché alzare il piede, taglia spudoratamente la curva, ponendosi al comando. A quel punto Hamilton rallenta giusto il minimo sindacale per cedere la posizione a Räikkönen, ma prende immediatamente la scia della Ferrari e la sorpassa alla Source. Tra i due si scatena il pandemonio, con Kimi che forza al massimo e riprende la leadership, perdendo però il controllo della sua vettura e andando a sbattere a Blanchimont. Lewis ha la strada spianata verso il successo, ma la sua vergognosa manovra alla Bus stop non è passata inosservata. I commissari lo penalizzano infatti di 25” e la sanzione lo fa retrocedere al terzo posto finale. La vittoria va così all’altra Ferrari di Felipe Massa, che nell’ultimo giro riesce a resistere al prepotente ritorno della Bmw di Nick Heidfeld, il quale è stato uno dei pochi a fermarsi per montare gomme intermedie, guadagnando così moltissime posizioni proprio in extremis.

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Foto: La Presse

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