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F1, dopo la “Caporetto” di Monza, la Ferrari ha il dovere di cercare una prova d’orgoglio al Mugello

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Per la Ferrari il Gran Premio d’Italia 2020 passerà alla storia come quello in cui è arrivata la peggior prestazione di sempre in qualifica a Monza. Mai, infatti, era capitato di vedere le Rosse fuori dalle prime dodici posizioni della griglia di partenza nell’autodromo brianzolo. In gara la situazione non è certo migliorata e il doppio ritiro, causato dai problemi meccanici sulla monoposto di Sebastian Vettel e dall’incidente di Charles Leclerc, ha rappresentato l’apoteosi del disastro. Si sapeva che l’accoppiata di Spa-Francorchamps e Monza avrebbe potuto essere sportivamente drammatica a causa dei connotati delle piste, perfetti per mettere il dito nella piaga rappresentata dall’avere la power unit meno potente del lotto.

Superato il critico uno-due italo belga, la Rossa ha però il dovere morale di rialzare subito la testa. Domenica si corre infatti al Mugello in un appuntamento fortemente voluto proprio da Maranello allo scopo di celebrare il proprio 1000° Gran Premio in un autodromo di proprietà. Non a caso, in Toscana sarà presente l’intera dirigenza di una Scuderia attualmente in piena crisi, che si trova a raggiungere la pietra miliare delle mille presenze in uno dei momenti più complicati della sua storia.

Non è tanto la mancanza di risultati a turbare, bensì l’approccio del Cavallino Rampante verso le difficoltà attuali. Si ha infatti l’impressione che il Reparto Corse non riesca in alcun modo a uscire dalle sabbie mobili in cui sta sempre più sprofondando. Due podi e un quarto posto nelle prime cinque gare non erano certo un bilancio esaltante, ma avevano fatto intendere come la Rossa potesse comunque togliersi qualche piccola soddisfazione, lottando per arrivare terza nel Mondiale Costruttori. Tuttavia, negli ultimi tre Gran Premi la situazione è precipitata. All’opaca prova di Barcellona, hanno fatto seguito le enormi sofferenze di Spa-Francorchamps e Monza. Era risaputo che questi sarebbero stati tracciati nemici, cionondimeno colpisce il fatto che a Maranello non si sia riusciti ad apportare alcuna contromisura efficace, segno di come evidentemente la SF1000 sia “Fubar”, per usare un acronimo di origine militare. Dunque, inutile farsi illusioni per il proseguo del 2020.

Eppure nel weekend al Mugello si celebrerà una scuderia onusta di gloria, che non solo è la più titolata di sempre in Formula Uno, ma nel corso degli anni è diventata un’autentica istituzione della massima categoria automobilistica, la quale senza Ferrari perderebbe una buona parte della sua identità. Alla luce dei risultati correnti, anziché festeggiare bisognerebbe riflettere approfonditamente allo scopo di capire come e perché si è arrivati al disastro attuale, sprofondando letteralmente dalle stelle alle stalle nel giro di due anni. Al tempo stesso, sarebbe sbagliato dimenticarsi della storia ferrarista solo a causa dell’oscuro 2020, perché il passato non si cancella ed è giusto onorare chi, nell’arco dei decenni, ha costruito il Mito.

Pertanto l’ideale sarebbe rendere omaggio al passato e riflettere sul futuro al tempo stesso, perché è davvero triste vedere la Scuderia di Maranello ridotta in questo stato. Non è la prima crisi e non sarà l’ultima, ma l’augurio è che chi in questo momento tiene le briglie del Cavallino Rampante si renda conto del fatto che non si può accettare di vedere le Rosse scendere in pista solo per partecipare, sperando di sfruttare circostanze favorevoli per marcare qualche punticino. La Ferrari è ben altro, come verrà testimoniato dalle celebrazioni dei prossimi giorni. La missione di chi è attualmente al comando deve essere quella di porre le basi affinché il futuro sia all’altezza del passato, perché se questo non dovesse accadere, la “crisi” si tramuterebbe in quella temuta “decadenza” che ha colpito tanti altri gloriosi team di Formula Uno nel corso del tempo.

La speranza è che questa filosofia possa trovare rappresentazione concreta già nel weekend. D’accordo, ormai si è capito come la SF1000 vada male dovunque, dai kartodromi alle piste superveloci, quindi non ci può aspettare alcun miracolo. Però il lay-out del tracciato toscano è differente da quello si Spa e di Monza, essendo meno sui generis e più vicino a quello di altri autodromi affrontati in stagione. Non si può pretendere di vedere la Scuderia di Maranello in grado di lottare per il podio, ma quantomeno è lecito aspettarsi una reazione, una prova d’orgoglio, che possa permettere alle Rosse di sgomitare a centro gruppo, senza venire relegate nell’inferno della “terza classe”. Charles Leclerc, oltre a guidare la SF1000, è il pilota su cui si è deciso di puntare forte in ottica futura. Lui è convinto di come in Toscana si possa risalire la china rispetto alle Ardenne e alla Brianza. L’augurio è che il monegasco abbia ragione e che, dopo aver toccato il fondo, si possa cominciare a risalire.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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