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Ciclismo

‘Le Tour du directeur’: Pogacar non si arrende; Roglic e Jumbo-Visma: la noia dei più forti

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NON E’ UN TOUR DIVERTENTE

Ammettiamolo: di pathos neanche a pagarlo… Una lunga processione in coda alla corazzata Jumbo-Visma. Una selezione naturale che porta i pochi eletti a stare insieme e tutti gli altri a staccarsi. Un solo ‘scattino’, quello del britannico Adam Yates, rintuzzato in meno di 500 metri. Tutti a conservare energie per paura di staccarsi o per disputare la volata. Tutto tremendamente banale.

JUMBO-VISMA COME IL TEAM SKY

Per anni abbiamo lamentato un’assenza di spettacolo al Tour de France a causa dello strapotere del Team Sky, poi divenuto Ineos. Ora la compagine olandese ne ha preso il posto. Roglic può contare su gregari che sarebbero capitani in qualsiasi squadra: Tom Dumoulin ha vinto un Giro d’Italia, George Bennett giunse ottavo nella Corsa Rosa del 2018, senza dimenticare Sepp Kuss, Robert Gesink e, soprattutto, un Van Aert talmente stratosferico che sarà quasi inevitabile vederlo molto presto lottare per un grande giro, magari contro il connazionale Remco Evenepoel. Quando un capitano può contare su un dispiegamento di forze di tale levatura, batterlo diventa difficilissimo. La Jumbo-Visma imposta il ritmo della corsa a proprio piacimento. Sull’ascesa finale del Col du Grand Colombier prima Van Aert, poi Bennett ed infine Dumoulin hanno frantumato il gruppo con una progressione inesorabile. A quelle velocità risulta difficilissimo scattare e, soprattutto, guadagnare secondi. E’ una tattica, riuscitissima, che sconsiglia vivamente gli attacchi…Sarà noiosa, ma è vincente. E, siamo onesti, se a metterla in atto fosse una squadra italiana (che nel World Tour non esiste da anni), saremmo qui ad esaltarla…

O ROGLIC O POGACAR

In Slovenia sono autorizzati a fare gli scongiuri. Salvo cadute, crisi inaspettate o l’incubo peggiore della positività al Covid-19, ormai la lotta per la maglia gialla riguarda Roglic e Pogacar. L’esito appare molto meno scontato di quanto si possa pensare. I 40 secondi di distacco in classifica sono un bottino tutt’altro che rassicurante. Se il capitano della UAE Emirates riuscisse almeno una volta a staccare il connazionale, ecco che la contesa potrebbe andare incontro a risvolti inaspettati. Questo è un Pogacar diverso rispetto alla Vuelta 2019, quando quasi sembrava accontentarsi di finire dietro al più esperto rivale. Ora ha compiuto un ulteriore salto di qualità e le due vittorie di tappa lo dimostrano. Di sicuro starà pianificando un attacco: ne basterebbe uno davvero buono per ribaltare tutto. Va detto, al tempo stesso, che un podio a 22 anni sarebbe comunque un traguardo di spessore e dovrà stare attento a non sperperarlo.

BERNAL SI ARRENDE AL MAL DI SCHIENA

Ieri aveva attaccato su una cote per corridori da classiche, un gesto che, a posteriori, andava interpretato come un segnale di insicurezza. Oggi ha fatto fatica sin dalla prima ascesa, staccandosi sin da subito sul Grand Colombier, un’ascesa che avrebbe dovuto esaltarlo. Nel ciclismo attuale non puoi permetterti di affrontare una corsa al 90%, figuriamoci con il mal di schiena che sta perseguitando il vincitore del 2019. A 23 anni avrà tutto il tempo di rifarsi, ma il mondo è completamente cambiato rispetto alla passata stagione (e non solo per la pandemia). Sembrava che Bernal potesse aprire un’era al Tour de France. Poi sono arrivati i Pogacar, gli Evenepoel e Van Aert, senza dimenticare un Roglic agonisticamente giovane. Con avversari di questo calibro potrà giocarsela, ma batterli non sarà scontato, anzi…

IN CINQUE PER IL PODIO

Sono rimasti in cinque a contendersi il podio e sono racchiusi in appena 42 secondi! Rigoberto Uran punterà tutto sulla regolarità: non lo vedremo mai scattare, salirà con il suo passo e si augurerà che basti. Adam Yates, quasi a sorpresa, ha denotato segnali di crescita. Miguel Angel Lopez potrebbe esaltarsi nei due tapponi alpini. Richie Porte avrà la cronometro dalla sua per guadagnare anche un minuto. E poi c’è Mikel Landa che è sempre lì, senza mai piazzare un guizzo. Al momento i più in forma sembrano Lopez e Porte, ma abbiamo visto come i valori in campo mutino continuamente. Sembra fuori dai giochi Enric Mas, ottavo più per le controprestazioni altrui che per meriti propri.

NAIRO QUINTANA, SOGNO INFRANTO

Era caduto in allenamento nelle settimane precedenti alla Grande Boucle. Le prime due settimane, tuttavia, si erano rivelate più che incoraggianti. Da anni il colombiano non era così nel vivo della corsa ed anche in salita, sopratutto nelle tappe iniziali, aveva convinto. Il Pas de Peyrol aveva mostrato le prime crepe, che oggi sono diventate voragini. Gli restano come obiettivi la top10 ed una vittoria di tappa. Il podio a Parigi è sfumato e chissà se lo rivedrà mai…

federico.militello@oasport.it

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Foto: Lapresse

1 Commento

1 Commento

  1. RiccardoCT

    13 Settembre 2020 at 23:01

    Sono sempre più convinto che l’unico modo per rendere o grandi giri più vivaci e meno noiosi sia quello di diminuire i numeri dei corridoi per squadra, non piu’ di 6 ; oggi le squadre con i big sono in grado di controllare ed addomisticare la corsa in quasi tutte le sue fasi,con meno corridoi questo sarebbe molto più difficile e ne guadagnerebbe lo spettacolo con maggiori azioni da parte di uomini di classifica anche in tappe non di alta montagna.
    Non capisco come non ci si renda conto che continuando così si rischia che i grandi giri perdano di interesse.

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