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Internazionali d’Italia Roma 2020: Lorenzo Musetti, la gioventù che avanza galoppante. Fognini, segnali nella sconfitta

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Alle 21:58 la notte del Centrale del Foro Italico di Roma, pochi minuti dopo che anche quella del Pietrangeli ne è stata disturbata, si interrompe improvvisamente. Un blackout, temporaneo, che blocca Lorenzo Musetti e Kei Nishikori sul 6-3 4-4 in favore dell’italiano e 30-15 sul servizio del giapponese. Una disdetta, avrà pensato più d’uno. Un momento di svolta, quello effettivamente arrivato. Un paio di errori del nipponico, la personalità del ragazzo di Carrara, e in pochi minuti ecco arrivare un altro momento in cui la gioventù italiana del tennis splende nel cuore della Capitale.

Una vittoria simile, con un giocatore come Nishikori appena alla terza partita dopo un anno di stop, ma pur sempre su buoni livelli e con parecchi lampi sia in risposta che sul fronte del piano tattico da applicare, dimostra tante cose di Musetti. La prima è che è riuscito a rimanere con una grande concentrazione anche dopo lo spettacolare successo con Stan Wawrinka, ma non va nemmeno dimenticato l’aver saputo reggere una situazione del tutto nuova, quella di ragazzo con i riflettori ora puntati addosso. E va anche osservato come abbia sempre saputo tenere in mano il filo del discorso, anche nei momenti difficili della sfida, senza mai tremare, ma mostrando ancora una volta una personalità di spicco. Di più: una delle caratteristiche più importanti di un giocatore, a qualsiasi livello, è di sapersi adattare a ciò che c’è dall’altra parte della rete. Wawrinka è un tennista, Nishikori un altro. Musetti è riuscito a calarsi nei suoi nuovi panni, a tenere benissimo sul piano del gioco con un signor giocatore, ed ha alla fine raccolto un altro grande frutto.

Prossimo confronto, quello con Dominik Koepfer. Giocatore non propriamente continuo nei risultati, è balzato agli onori delle cronache per aver raggiunto gli ottavi di finale negli US Open 2019, qualificandosi, battendo vari ottimi giocatori tra cui il georgiano Nikoloz Basilashvili e strappando anche un set a colui che, all’epoca, era davvero l’uomo del momento, il russo Daniil Medvedev. Tedesco, ma con formazione tennistica dei college americani (Tulane University, per la precisione), è un mancino dal rovescio bimane (giocato in maniera abbastanza particolare) che al Foro Italico, dopo aver passato il tabellone cadetto, si è permesso di togliere dalla scena sia l’australiano Alex de Minaur che il francese Gael Monfils. Bravo anche ad aprirsi il campo con il dritto, è forse a un’occasione della vita. Si crea, peraltro, lo scenario per un qualificato ai quarti di finale: un evento che non è unico nella storia dei Masters 1000 con i loro vari nomi, ma che accade con estrema rarità.

Fabio Fognini è fuori dal torneo. Lo ha sconfitto Ugo Humbert, ma la buona notizia è che il taggiasco, rispetto a Kitzbuhel, si è mosso meglio. Ci vuole del tempo per rimettere a posto i meccanismi dopo un’operazione pesante come la sua, ed è per questo che certamente gli farà bene scendere in campo anche ad Amburgo prima del Roland Garros. Certo, forse un Fognini migliore avrebbe decisamente avuto meno problemi con il francese, ma questo c’è, al momento. E di certo va solo incoraggiato, perché, anche in partita, lo si è visto perfettamente consapevole di sapere di poter fare più di quel che attualmente riesce a fare. Ma, piano piano, lo si rivedrà tornare a ruggire. E a proposito di ruggiti mancati, anche Lorenzo Sonego non ce l’ha fatta, ma in questo caso si deve dare particolare credito al norvegese Casper Ruud che, tolto un passaggio a vuoto in cui si è fatto recuperare i due break che aveva conquistato, non ha concesso praticamente nulla al torinese. Rimangono i 4 italiani agli ottavi, cosa che non accadeva dal 1979: ne avremo almeno uno ai quarti, ma la speranza è di averne di più, e sarebbe un ottimo segnale per il nostro tennis.

Il torneo femminile ha regalato tre grandi storie. La prima, quella di Cori “Coco” Gauff, che per una quarantina buona di minuti ha fatto letteralmente tremare Garbine Muguruza, ex campionessa del Roland Garros, numero 9 del seeding e 17 del mondo. Alla fine l’esperienza della spagnola ha avuto la meglio, ma che già a 16 anni, e con poca esperienza di terra rossa alle spalle, Gauff mandi questi segnali, significa parecchio in chiave futura. Il presente, invece, racconta ancora di un’indomabile Svetlana Kuznetsova, che estromette in rimonta anche l’estone Anett Kontaveit, ribadendo una volta di più che non ha ancora finito di mostrare al tennis quanto cominciato quasi vent’anni fa. Nel mezzo ci sono stati due Slam, tante gioie, altri dolori, ma non ha mai mollato. C’è poi la caduta pesantissima delle teste di serie alte: della croata Petra Martic, dell’olandese Kiki Bertens, ma soprattutto della campionessa degli Australian Open, l’americana Sofia Kenin. Un tonfo di proporzioni clamorose, un 6-0 6-0 con cui Victoria Azarenka, una volta di più, mostra al mondo con il gioco e con la personalità che è davvero tornata, che non è un caso quanto accaduto a New York. E che, forse, le nuove leve dovrebbero ricordare che alle volte quelle credute ormai passate, alle volte, mordono ancora. E fanno male.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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