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Ciclismo
Tour de France 2020, il pagellone. Tadej Pogacar mostruoso, Roglic e la Jumbo-Visma si arrendono
PAGELLONE TOUR DE FRANCE 2020
Tadej Pogacar, voto 10: difficile, anzi, impossibile fare di meglio. Se non fosse per la frazione di Lavaur, con quegli 81 secondi persi (anche a causa di una foratura), nessuno è riuscito praticamente a staccarlo del tutto e a guadagnare su di lui. Invece il giovane sloveno ogni volta che la strada ha iniziato a salire è andato all’attacco, guadagnando su tutti i rivali. A 22 anni appena compiuti non sente il peso della pressione, anzi, vola con una leggerezza unica, e con una cronometro conclusiva fuori da ogni logica va a prendersi il trionfo finale. Tre successi di tappa, Maglia Gialla, Maglia a Pois e Maglia Bianca: chapeau.
Primoz Roglic, voto 8: più che arrabbiarsi per aver gettato alle ortiche l’occasione, dopo aver dominato in lungo e in largo questo Tour, era fondamentale, come ha fatto il campione sloveno, complimentarsi con l’avversario che semplicemente si è dimostrato più forte. Nonostante i dubbi per la caduta al Delfinato si presenta al via e lo fa al meglio, vince una tappa, non va mai in difficoltà, sfrutta il lavoro della propria squadra, ma, quando si tratta di chiudere la pratica nella specialità amica (la cronometro), crolla sotto i colpi di Pogacar. Una seconda piazza in ogni caso di livello altissimo.
Jumbo-Visma, voto 9: di gran lunga la squadra più forte in circolazione. La banda olandese ha portato a spasso il gruppo su tutte le montagne, non soffrendo praticamente mai. È mancato solamente il colpo del KO, ma ai vari Dumoulin, van Aert, Kuss e Gesink non si può imputare davvero nulla.
Richie Porte, voto 8: a 35 anni, dopo che la sfortuna l’ha colpito in tutti i modi possibili e immaginabili, quando meno ci si poteva aspettarselo, il tasmaniano sale sul podio del Tour de France. “Ora posso anche ritirarmi felice” le sue parole dopo la cronometro che è valsa il ribaltone in classifica generale e la terza piazza finale. Tanta regolarità, premiata giustamente.
Mikel Landa, voto 7: a tratti sembra essere lo scalatore tanto atteso da anni dal pubblico del grande ciclismo. La quarta piazza finale però non può soddisfare a pieno l’iberico, visto anche il gran lavoro fatto dalla sua Bahrain-McLaren.
Enric Mas, voto 7,5: nessuno gli avrebbe dato una chance, invece il giovane iberico della Movistar, senza essere troppo appariscente con attacchi, va a prendersi un’insperata top-5 fatta di grande costanza.
Miguel Angel Lopez, voto 6,5: eterno incompiuto fino ad ora. Terzo prima della cronometro finale, si scioglie come neve al sole crollando addirittura in sesta piazza. A consolarlo la vittoria di tappa di Meribel.
Damiano Caruso, voto 8: è lui a salvare la faccia dell’Italia del ciclismo alla Grande Boucle. Con il Bel Paese che, anche a causa della sfortuna, non riesce ad agguantare grandi risultati, il siciliano prima trova un lavoro eccezionale per il capitano Landa, poi si mette in proprio e agguanta una top-10 che è la ciliegina sulla torta di una carriera di gran spessore.
Wout van Aert, voto 9,5: semplicemente spaziale. Il belga chiude ventesimo in classifica generale, e questo dice poco, forse quasi nulla sul Tour clamoroso che ha disputato. Al servizio per Roglic praticamente ogni giorno, anche sulle montagne più arcigne, con umiltà, nonostante il successo alla Milano-Sanremo di poche settimane fa. Appena ha l’occasione però si mette in proprio: due successi in volata, a dimostrazione di una condizione mostruosa. Al Mondiale di Imola sarà difficile batterlo.
Egan Bernal, voto 4: era l’uomo più atteso dopo la vittoria del 2019, invece non è mai stato in condizione, anche a causa di qualche problema fisico (costretto poi al ritiro). La delusione più cocente di questa Grande Boucle.
Team INEOS Grenadiers, voto 7,5: nonostante un Bernal da dimenticare, lo squadrone britannico con umiltà ha provato a svoltare il proprio Tour de France, riuscendoci sicuramente. L’immagine dell’abbraccio tra Kwiatkowski e Carapaz sul traguardo di La Roche-sur-Foron resterà sicuramente ben impressa a molti.
Sam Bennett, voto 9: vincere la Maglia Verde non è mai facile, strapparla ad un Peter Sagan che stava dominando questa classifica da ormai un decennio ancor meno. L’irlandese porta a casa due successi di tappa, con il capolavoro soprattutto sui Campi Elisi, e riesce a gestirsi al meglio sulle salite per sprintare al top e non lasciare spazio nella graduatoria a punti. Eccezionale.
Team Sunweb, voto 10: non c’era al via un vero e proprio capitano, mancava anche Michael Matthews per le volate, ma ogni giorno hanno dato spettacolo andando all’attacco in maniera strepitosa. Tre successi di tappa: uno timbrato Marc Hirschi, tra le sorprese più positive di questa Grande Boucle, due addirittura firmate da Søren Kragh Andersen, che di mestiere fa il finisseur.
Peter Sagan, voto 5,5: tanta voglia di fare, questo di sicuro, ma è mancata la vittoria e le scelte nei momenti decisivi spesso e volentieri non si sono rivelate giuste. Che sia nella fase di declino della propria splendida carriera?
Bora-hansgrohe, voto 8: una vittoria di tappa con Lennard Kamna, ma soprattutto tantissimi giorni in testa al gruppo a tirare per il proprio capitano Sagan. Una delle compagini più performanti.
Caleb Ewan, voto 8: due vittorie di tappa anche quest’anno per l’australiano che, nei momenti decisivi, quando trova il percorso adatto alle sue caratteristiche, appare veramente imbattibile allo sprint.
Elia Viviani, voto 4,5: una delusione tremenda. Sarà il campione olimpico dell’omnium il primo a non essere soddisfatto di come sia andata questa Grande Boucle. Apparso in condizione tutt’altro che ottimale, non è mai riuscito a lanciarsi al meglio nelle volate, finendo al massimo piazzato, ma mai sul podio. Gli obiettivi erano tutt’altri.
Thibaut Pinot, voto 4: per l’ennesima volta il capitano della Groupama FDJ va in crisi in una tappa di montagna e deve salutare le ambizioni di podio nella corsa di casa. “Potrebbe essere una svolta per la mia carriera”, che abbia deciso di non puntare più alla classifica generale?
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gianluca.bruno@oasport.it
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Foto: Lapresse