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F1, GP Eifel 2020: torna in scena il Nürburgring. Quante gare epiche tra Nordschleife e GP-Strecke!

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Nel weekend la Formula Uno affronterà il suo undicesimo appuntamento stagionale. Si correrà, infatti, al Nürburgring, località dove sono state scritte importanti pagine di storia dell’automobilismo mondiale. Nonostante sia l’unico evento programmato in terra tedesca, non assumerà la denominazione di Gran Premio di Germania, bensì di Gran Premio dell’Eifel, in onore della regione geografica in cui sorge, dove si hanno testimonianze di corse automobilistiche risalenti addirittura al 1907.

Inizialmente si gareggiava su strade aperte al traffico, ma negli anni ’20 le pesantissime sanzioni internazionali decise al termine della Prima Guerra Mondiale, avevano fatto sprofondare la Germania in una profonda crisi economica. La zona dell’Eifel era una delle più colpite e, allo scopo di risollevare le sorti dell’area, si decise di utilizzare un approccio di tipo keynesiano. Tra le opere progettate vi fu anche un autodromo permanente, che venne costruito tra il 1925 e il 1927. Inizialmente era diviso in due piste. La Nordschleife, lunga 22.810 metri e la Südschleife, la quale misurava 7.747 metri. Entrambe erano caratterizzate da una moltitudine di curve differenti per raggio e inclinazione, nonché per svariati cambi di pendenza.

L’autodromo, estremamente impegnativo e unico nel suo genere, si impose immediatamente all’attenzione globale come il più difficile del mondo, essendo in grado di esaltare il talento dei migliori piloti. Negli anni ’30 le competizioni tenute sulla Nordschleife attirarono folle oceaniche e contribuirono non poco a costruire il mito di Rudolf Caracciola, Tazio Nuvolari e Bernd Rosemeyer. In particolare, la gara del 1935 entrò negli annali come la cosiddetta “Vittoria Impossibile”, poiché Nuvolari riuscì a vincere a bordo di un’Alfa Romeo P3, il cui motore era di oltre 100 cavalli meno potente rispetto a quello delle Mercedes W25 e dalle Auto Union B! Peraltro, il lombardo si affermò al termine di una rimonta incredibile, mandando in estasi le 300.000 persone assiepate lungo il tracciato, che applaudirono calorosamente il sensazionale trionfo di “Nivola”. I gerarchi del Terzo Reich, convinti di assistere a un trionfo delle vetture tedesche, furono invece molto meno entusiasti dell’accaduto…

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’attività al Nürburgring riprese come prima. La pista divenne un appuntamento fisso del Mondiale di Formula Uno. La sua difficoltà e il fatto di snodarsi sulle colline, le valsero il soprannome di “Grüne Hölle”, ovvero “L’inferno verde”. Con il passare del tempo, divenne però sempre più obsoleta. A inizio anni ’70 vennero effettuati dei lavori per migliorare la sicurezza, ma i tempi erano ormai cambiati. Il terribile incidente occorso a Niki Lauda nel 1976 rappresentò la pietra tombale delle gare di Formula Uno sulla Nordschleife, la cui enorme estensione rendeva impossibile allestire un supporto efficace di vigili del fuoco e paramedici lungo tutto il tracciato.

Così il Gran Premio di Germania traslocò a Hockenheim e il vecchio Nürburgring venne consegnato ai libri di storia. A inizio anni ’80, si decise però di costruire un nuovo autodromo, all’avanguardia relativamente ai moderni standard di sicurezza. La Nordschleife non venne toccata, restando attiva e aperta per il pubblico, ma per edificare la nuova struttura si sfruttò l’area della Südschleife, ormai da tempo caduta in disuso. La pista, lunga 4.556 metri e denominata GP-Strecke, venne inaugurata nel 1984, anno in cui peraltro tornò a ospitare la Formula Uno grazie al Gran Premio d’Europa. Il nuovo Nürburgring organizzò il Gran Premio di Germania 1985, ma si trattò di un insuccesso di pubblico e la proposta alternanza con Hockenheim non ebbe mai luogo, poiché il tracciato del Baden-Württemberg attirava decisamente molti più spettatori. Pertanto, il ritorno della località dell’Eifel nel Circus fu di brevissima durata.

Le sorti della GP-Strecke vennero risollevate da Michael Schumacher. Infatti, l’enorme popolarità guadagnata dal pilota tedesco nella prima metà degli anni ’90, permise alla Germania di poter organizzare due gare. Così nel 1995 il Nürburgring tornò in calendario, seppur con la denominazione di “Gran Premio d’Europa” o, talvolta, “Gran Premio del Lussemburgo”, restandovi ininterrottamente sino al 2007. Nel frattempo, la pista venne modificata tra il 2001 e il 20002, vedendo la sua lunghezza salire a 5.148 metri. Il ritiro di Schumacher (e la recessione globale del 2008) misero in difficoltà gli organizzatori tedeschi, così si instaurò un’alternanza tra il circuito dell’Eifel e Hockenheim per ospitare il Gran Premio di Germania, che si tenne sulla GP-Strecke nel 2009, 2011 e 2013. Tuttavia l’autodromo incontrò enormi problemi finanziari, subendo diversi cambi di proprietà e diventando vittima delle complesse normative burocratiche dell’Unione Europea. Dopo il 2013 la Formula Uno ha quindi abbandonato l’Eifel, almeno sino a questo 2020, in cui il Nürburgring ha avuto l’opportunità di rientrare nel giro del Circus, seppur una tantum.
Nel ripercorrere la storia della località, abbiamo scelto sei gare memorabili, tre sulla Nordschleife e altrettante sulla GP-Strecke.

1957 – La Maserati di Juan Manuel Fangio comanda davanti alle Ferrari di Mike Hawthorn e Peter Collins. L’argentino ha però deciso per una strategia aggressiva, pianificando un rifornimento per sfruttare una vettura decisamente più leggera della concorrenza nella prima metà della corsa. Il pit-stop però si rivela molto problematico, facendo perdere tantissimo tempo a El Chueco, che quando ritorna in pista paga quasi un minuto agli alfieri del Cavallino Rampante. Fangio non si perde d’animo e si getta all’inseguimento delle Ferrari, abbattendo il suo ritardo tornata dopo tornata. Al penultimo passaggio riesce a superare sia Collins che Hawthron, conquistando così in un colpo solo la sua 24ma (e ultima) vittoria in Formula Uno, nonché il suo 5° Mondiale. Insomma, al Nürburgring va in scena l’autentico “Canto del cigno” del fenomenale pilota argentino.

1961 – In questa stagione le Ferrari sono dominanti. La lotta per il titolo iridato è infatti una questione tra Phil Hill e Wolfgang Von Trips. Tuttavia, sulla Nordschleife il Cavallino Rampante subisce una delle rare sconfitte di quell’anno. L’impresa riesce a Stirling Moss, il quale si rende protagonista di un successo epico. Prima della partenza inizia piovere solo su alcune parti del circuito, una cui ampia porzione rimane però asciutta. Dunque, il caos in tema di scelta delle gomme regna sovrano. Moss decide di montare pneumatici da bagnato allo scopo di avere la migliore aderenza possibile nei tratti dove piove. I tecnici della Dunlop sono però preoccupati, perché sono convinti che in questo modo vi sia il rischio che le coperture si degradino eccessivamente nelle zone asciutte. L’inglese risponde di “non avere altra scelta”, se vuole battere le Ferrari. La sua tattica estremamente azzardata si rivela vincente, poiché una volta preso il comando, lo mantiene sino al traguardo, sfruttando al meglio le gomme sul bagnato e gestendole magistralmente sull’asciutto. Quella strepitosa vittoria sarà l’ultima della carriera del britannico in Formula Uno.

1968 – Nonostante sia inizio agosto, il meteo è prettamente autunnale. Piove in maniera incessante e compare anche la nebbia. La visibilità è pessima, in alcuni punti non supera i dieci metri, tuttavia si parte comunque. La gara si risolve in un autentico one-man-show di Jackie Stewart, che domina la competizione, imponendosi con un vantaggio di 4 minuti su Graham Hill. Lo scozzese, al termine del Gran Premio, dirà di avere guidato praticamente alla cieca, tale era l’umidità lungo la pista. Molti addetti ai lavori ritengono questa performance la migliore della carriera di Stewart, il quale peraltro concorda con questa valutazione. Il GP di Germania 1968 è entrato nella storia anche per un’altra ragione, ovvero il fatto che lo statunitense Dan Gurney sia sceso in pista utilizzando un casco integrale. Quella è stata la prima volta in cui un pilota di Formula Uno ha utilizzato un oggetto diventando rapidamente imprescindibile in termini di sicurezza.

1995 – Le condizioni ambientali sono complicate. In mattinata ha piovuto e il cielo è coperto, ma non è prevista pioggia durante la gara. Ciononostante la pista è ancora umida. Quasi tutti decidono di partire con le rain, mentre Jean Alesi è uno dei pochi a usare subito le slick. L’azzardo si rivelerà corretto, poiché ben presto il francese si ritrova saldamente in testa, con un vantaggio di mezzo minuto sugli inseguitori. Il ferrarista ha scelto una strategia a sosta singola e sembrerebbe poter vincere. Tuttavia non ha fatto i conti con Michael Schumacher. Il tedesco, nonostante il ritiro del rivale per il titolo Damon Hill, non fa il “ragioniere” e rischia il tutto per tutto allo scopo di vincere la gara. Così Schumi, la cui strategia è impostata sulle tre soste, gira come una furia, abbattendo il ritardo dal battistrada, che peraltro nel finale si trova ad avere pneumatici decisamente più usurati del rivale. Così, quando mancano solamente due giri al traguardo, Schumacher riesce a sorpassare Alesi, andandosi a prendere il successo al termine di una frenetica rincorsa, mentre il francese è costretto a masticare amaro dopo aver condotto a lungo il GP.

1999 – Questo è uno dei GP più incredibili nella storia della Formula Uno, il quale si incastona in una delle stagioni più pazze di sempre. Il Nürburgring è il terz’ultimo appuntamento di un’annata, la cui classifica mondiale, al momento di gareggiare nell’Eifel, vede Mika Häkkinen ed Eddie Irvine appaiati a 60 punti, seguiti da Heinz-Harald Frentzen a 50 e da David Coulthard a 48. La pole position viene realizzata proprio da Frentzen, che si pone al comando del Gran Premio davanti ad Häkkinen. Quando inizia a cadere qualche goccia di pioggia, il finlandese rientra ai box per montare gomme rain. È un errore, poiché l’asfalto non si bagna a sufficienza. Alla Ferrari però si è deciso di “marcare a uomo” il finnico, quindi si fa rientrare anche Irvine. Nel frattempo, però, ci si rende conto solo che non ha senso passare agli pneumatici da bagnato, quindi si cambia idea all’ultimo momento e si decide semplicemente di cambiare gomme da asciutto proprio mentre il nordirlandese imbocca la pit-lane. Nel box del Cavallino Rampante è il caos totale. La posteriore destra di Irvine svanisce e, prima che venga trovata, sono stati persi ben 20 secondi! Nel frattempo Häkkinen è costretto a rientrare una seconda volta per rimettere coperture da asciutto. Così, Mika ed Eddie si ritrovano entrambi nelle retrovie, mentre Frentzen e Coulthard sono rispettivamente primo e secondo, il che creerebbe sostanzialmente un ex aequo di massa nella corsa al Mondiale. Però, nella seconda metà della gara, succede letteralmente di tutto. Frentzen commette un errore clamoroso, spegnendo la sua vettura subito dopo il suo unico pit-stop e ritirandosi. Coulthard si trova al comando, ma dopo pochi giri ricomincia a piovere, stavolta copiosamente. Lo scozzese decide comunque di non cambiare le gomme, convinto che si tratti di un acquazzone passeggero. Il suo pensiero non è completamente sbagliato, ma nel diluvio David perde il controllo della McLaren, finendo fuori pista. Addio sogni di gloria anche per lui. Il nuovo leader è Ralf Schumacher, che però decide di rientrare per mettere le rain. Passa in testa Giancarlo Fisichella, che invece non ha cambiato gli pneumatici, ma il romano commette esattamente lo stesso errore di Coulthard! Così Ralf Schumacher torna a menare le danze, ma è vittima di una foratura che gli fa perdere qualsiasi possibilità di successo. Incredibilmente si trova al comando la Stewart di Johnny Herbert, davanti alla Prost di Jarno Trulli e all’altra Stewart di Rubens Barrichello. L’impronosticabile podio resterà il medesimo sino al traguardo.

2007 – Il meteo instabile dell’Eifel è nuovamente protagonista. La gara comincia sull’asciutto, ma il cielo è minaccioso e tuona fragorosamente. Subito dopo il via, sul Nürburgring si abbatte un autentico nubifragio. Tutti i piloti devono rapidamente entrare ai box per montare pneumatici da pioggia, con l’unica eccezione di Markus Winkelhock, il quale è all’esordio assoluto in Formula Uno, avendo firmato un contratto di una sola gara con la Spyker. Il tedesco ha però messo le rain al termine del giro di formazione e si trova incredibilmente in testa! Il suo momento di gloria non dura molto, perché ben presto la pista viene letteralmente inondata. Alla prima curva è difficilissimo evitare l’aquaplaning e, qualcosa come sei vetture finiscono una dopo l’altra nella via di fuga, insabbiandosi! Viene esposta la bandiera rossa, in attesa che la tempesta si calmi. Quando si ricomincia, l’asfalto si asciuga progressivamente. La gara è caratterizzata da un duello tra la Ferrari di Felipe Massa e la McLaren di Fernando Alonso. Il brasiliano resta a lungo al comando, ma quando nel finale ricomincia a piovere, tutti passano alle intermedie e i valori in campo si modificano. Lo spagnolo è decisamente più performante e riesce a sorpassare il ferrarista dopo un contatto. L’iberico si prende la vittoria, ma appena terminata la gara polemizza a favore di telecamera indicando il segno lasciato dalla ruota del paulista sulla sua fiancata, come a dare la colpa dell’accaduto a Massa. Quest’ultimo non gradisce affatto il comportamento di Alonso, così prima di salire sul podio, i due sono protagonisti di un’accesa discussione in italiano, sempre a favore di telecamera.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Paul Lannuier, Wikipedia

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