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Il dottor Schmidt sull’Operazione Aderlass: “Ho dopato 150 atleti, era una pratica all’ordine del giorno per vincere”

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Giungono novità importanti per quanto concerne l’Operazione Aderlass, scandalo scoppiato nel febbraio 2019 nel corso dei Mondiali di sci nordico nei quali era emerso che un numero numero rilevante di sacche di sangue era conservato nel garage del dottor Mark Schmidt.

Ebbene, come riportato da Repubblica, il dottore menzionato, imputato nel processo di Monaco scaturito da quanto descritto, ha fatto leggere ai suoi avvocati una sorta di confessione: “Dal 2012 ho dopato, manipolando il loro sangue, 150 atleti, per gran parte ciclisti e fondisti. Perché ho deciso di praticare il doping sanguigno non lo ricordo nemmeno più. Il doping era all’ordine del giorno per sportivi che vogliono avere chance di vincere. Per me è sempre stato importante che gli atleti non subissero danni alla loro salute. E non ho mai fatto tanti soldi con il doping. Alla fine non guadagnavo, l’ho sempre visto come un hobby“. Le cronache riferiscono di un tariffario che arrivava a un massimo di 5.000 euro all’anno per gli interventi del caso (prelievi del sangue o reinfusione dello stesso). Come ammesso, però, dal medico tedesco vi erano dei bonus quando gli atleti in questione ottenevano medaglie e vittorie.

I nomi emersi dall’inchiesta, definita per l’appunto “Aderlass” (“salasso” in tedesco), sono al momento 23: Stefan Denifl, Georg Preidler, Alessandro Petacchi, Danilo Hondo, Kristijan Koren, Borut Bozic, Kristijan Durasek e Pirmin Lang, tutti squalificati. Questo sistema illecito potrebbe aver avuto delle influenze nel Tour de France 2016 e 2017 e per questo l’UCI avrebbe a sua disposizione un elenco di corridori con valori sospetti, disponendo che siano effettuati nuovi test sui campioni prelevati in quel periodo, usando le moderne tecnologie. In sostanza, la storia potrebbe avere dei connotati ancor più importanti.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: LaPresse

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