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Ciclismo, Danilo Di Luca: “Nel mio ciclismo era impossibile vincere senza doping. Pantani era un fenomeno”

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Danilo Di Luca è stato senza ombra di dubbio uno dei talenti più cristallini del nostro ciclismo, prima di incappare e lasciarsi travolgere dalla vicenda doping. Il Killer di Spoltore può vantare in bacheca una Freccia Vallone, un’Amstel, una Liegi, un Giro di Lombardia, un Giro d’Italia ma anche tre squalifiche in sei anni.

Oggi Danilo Di Luca gestisce un negozio di bici a Pescara. L’ex ciclista in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera ha ripetuto ancora una volta la sua versione su alcune fasi delicate della sua vita sportiva: “All’epoca tutti facevano quello che bisognava fare per vincere. Nel mio ciclismo era impossibile riuscirci senza doping: se volevi risultati, dovevi adeguarti o mollare tutto. E io volevo vincere, a qualunque costo, fin da bambino. Triste, tristissimo ma era così. Oggi è cambiato tutto, per fortuna. Non posso dire che l’Epo facesse bene, ma c’era modo e modo di assumerla: se ti facevi il giusto, non rischiavi. Chi esagerava o faceva le trasfusioni da solo si giocava la vita: di esempi ce ne sono fin troppi. Vincevo perché ero il più forte. Se nessuno di noi si fosse dopato, avrei vinto lo stesso come avrebbe vinto Pantani, un fenomeno molto più forte di me: bastava vederlo pedalare per capire“.

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salvatore.serio@oasport.it

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Foto: Lapresse

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