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MotoGP, Joan Mir non è il pilota più veloce, ma il più costante. Mondiale ad un passo grazie ad una Suzuki superiore

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Quanto accaduto nella giornata odierna a Valencia ha portato il barometro del Mondiale 2020 di MotoGP a puntare con decisione verso Joan Mir, il quale non solo ha ottenuto la prima vittoria della carriera nella classe regina, ma ha anche allungato prepotentemente nella graduatoria iridata, dove ora comanda con 37 punti di vantaggio rispetto a Fabio Quartararo e al compagno di squadra Alex Rins. Il successo del ventitreenne della Suzuki cancella finalmente la contraddizione che lo vedeva in testa alla classifica generale senza essersi imposto in alcun GP.

Nelle ultime settimane abbiamo ripetuto il mantra relativo alla costanza di The Miracle, che effettivamente prima d’oggi non si era quasi mai dimostrato il pilota più veloce del lotto a eccezione della “prima manche” del Gran Premio di Stiria, ovvero del segmento di gara antecedente alla bandiera rossa esposta per lo schianto di Maverick Viñales. Oggi, invece, il maiorchino è stato anche il più rapido in assoluto. Si tratta, però, di una novità, perché finora l’iberico aveva messo tanto fieno in cascina grazie a un’impressionante serie di piazzamenti.

Infatti, se il Mondiale fosse un viaggio notturno, Mir è stato l’unico a tenere sempre saldamente in funzione le luci di posizione pur senza quasi mai accendere gli abbaglianti, intraprendendo da metà luglio un percorso con pochissimi inconvenienti. Al contrario, molti altri centauri si sono dimostrati capaci di accecare tutti gli altri per brevi momenti, trovandosi però sovente a viaggiare a fari spenti, finendo così a più riprese fuori strada. La stagione di Fabio Quartararo ne è la dimostrazione lampante, poiché il francese ha firmato alcune prestazioni superlative e parecchie sconcertanti. Diverso il discorso per Alex Rins, dotato della stessa moto di The Miracle. L’ormai venticinquenne catalano ha pagato a caro prezzo l’infortunio patito a Jerez de la Frontera e un paio di errori gravissimi (Spielberg I e Le Mans su tutti, quando è scivolato in un momento in cui era al comando della gara). Da Barcellona in poi si è dimostrato forse anche più competitivo del compagno di squadra, al quale però ha concesso metà stagione.

Sicuramente, in uno sport come il motociclismo, il mezzo meccanico fa la differenza e in tal senso la Suzuki sta recitando un ruolo decisivo nella sempre più convincente campagna iridata di Mir. La GSX-RR è indubbiamente la moto che meglio si adatta alle nuove gomme Michelin, in quanto è l’unica ad andare forte sempre e comunque. Su qualche pista avrà anche pagato dazio dalla Yamaha (Jerez, Misano e Barcellona), però è sempre rimasta a galla. Al contrario la M1 è di tanto in tanto affondata, o comunque lo hanno fatto a turno tutti i suoi interpreti. Insomma, Suzuki ha fatto della versatilità la sua forza, in quanto non ha mai trovato tracciati “favorevoli” o “sfavorevoli”, bensì autodromi in cui si è difesa e altri dove ha saputo fare la differenza.

Mir ha perfettamente incarnato queste qualità, sfruttandole al meglio. Il suo rendimento in qualifica dimostra come non sia il più veloce, poiché è scattato solamente una volta dalla prima fila e potrebbe diventare il primo Campione del Mondo senza realizzare neppure una pole position dal 1992, quando la curiosa impresa riuscì a Wayne Rainey. Tuttavia The Miracle è complessivamente stato il centauro più solido in gara e può essere considerato la dimostrazione vivente del detto “L’acqua cheta rovina i ponti”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Shutterstock

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