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Tennis, Simone Tartarini: “Lorenzo Musetti ha chiuso un anno indimenticabile, ora sotto con gli Australian Open e il 2021”
Oggi, lunedì 30 novembre, è il compleanno di Simone Tartarini, l’allenatore di Lorenzo Musetti, uno degli astri nascenti del tennis italiano, e non solo. Il diciottenne di Carrara, infatti, in pochi mesi ha saputo raggiungere il numero 128 del ranking ATP, dando sfoggio del suo talento in diverse occasioni, anche a scapito di nomi davvero eccellenti. Dopo Jannik Sinner, quindi, l’Italia si può coccolare un altro protagonista dal sicuro avvenire. A parlare del tennista toscano è stato il suo tecnico, nel corso di una lunga intervista rilasciata a UbiTennis.com.
Essendo ufficialmente al termine di questa annata, anche se compressa e particolare, è tempo di un bilancio per quanto fatto da Lorenzo Musetti: “Penso che abbia disputato una stagione indimenticabile: a Forlì la prima vittoria in un Challenger di alto livello, tanti top 100 battuti con autorità, l’incredibile settimana di Roma con le vittorie su Wawrinka e Nishikori, la semifinale in Sardegna, l’impetuosa scalata in classifica. Non c’è davvero bisogno che dica quanto sono orgoglioso”.
Andando a cercare il classico pelo nell’uovo, si potrebbe dire che il toscano ha concluso un po’ in calando il suo 2020. “L’infortunio occorsogli in Sardegna era piuttosto serio, più di quanto ci fosse sembrato in un primo momento. È stato fermo 12 giorni e quando è arrivato a Parma non era pronto. Non era veramente guarito e per di più io non ero riuscito a seguirlo di persona perché ero in quarantena. A Ortisei addirittura non voleva nemmeno andare anche perché, dopo Parma, durante un allenamento a Montecarlo con Jérémy Chardy il malanno si era riacutizzato costringendolo a un nuovo stop di un paio di giorni. Voler giocare a tutti i costi è stato un errore grave che non ripeteremo”.
Nei momenti di tennis giocato si sono iniziate a delineare le sue preferenze a livello di superficie. “Le superfici molto veloci come Parma o Ortisei non sono il suo terreno migliore, ma se la può comunque giocare. In fin dei conti l’anno scorso in Alto Adige arrivò ai quarti, battendo tra gli altri Mager, e veniva direttamente dalla terra rossa turca dove aveva vinto due Future.
Concluso il 2020, è già tempo di pensare alla prossima stagione. La preparazione è già ampiamente all’orizzonte: “Lui è arrivato a fine stagione distrutto ed io, come ti dicevo, ho avuto i miei problemi legati al Covid. Così ci siamo presi una settimana di pausa, io qui a Spezia e lui in Francia a fare festa. Anzi, chiamiamola vacanza studio perché deve studiare per la patente. Dopo farà cinque giorni di sola atletica con doppia seduta mattina e pomeriggio. La settimana successiva sempre atletica ma integrata con sedute di tennis. Anche se i programmi agonistici sono in realtà piuttosto nebulosi. Non sappiamo ancora nulla di preciso per quanto riguarda le date dell’Australian Open. Siamo dentro alle qualificazioni, ammesso che si facciano. C’è anche la possibilità di avere una wild card, vedremo”.
Il programma di Lorenzo Musetti prevede tappe già ben definite. “L’idea era di partire il 14 dicembre e fare due tornei preparatori, un ATP 250 e un Challenger. Allo stato attuale quasi sicuramente questi due tornei non verranno disputati o forse verranno messi in coda. L’unica cosa certa è che bisognerà fare la quarantena. Il Governatore dello Stato di Victoria non ne vuole sapere e i giocatori sono tutti molto arrabbiati. La confusione regna sovrana”.
Il suo percorso di crescita, ovviamente, non comprende solo il campo e la tecnica, ma anche il potenziamento a livello fisico. “Lavoriamo in tutte le direzioni ricordandoci sempre che il lavoro fisico, essendo una cosa fisiologica, ha bisogno dei suoi tempi. Non si possono saltare dei passaggi come invece sono riusciti a fare, sia Lorenzo che Jannik, dal punto di vista tecnico grazie al grande talento”.
Dal punto di vista tecnico, invece, il percorso è incominciato davvero tanti anni fa. “Lorenzo a otto anni giocava già il rovescio ad una mano. Aveva molta manualità ma poca energia, contrariamente ai ragazzini che giocano il rovescio a una mano. Quindi usava unicamente il back e di conseguenza non sfruttava quasi mai la diagonale, limitandosi al lungolinea. Abbiamo dovuto cambiare impugnatura e apertura del colpo”.
Anche il perfezionamento del dritto contempla anche gli appoggi che, al momento, forse sono un po’ troppo corti. “Nel tennis moderno sono fondamentali, il giocatore che non riesce a colpire in equilibrio difficilmente vince. Lorenzo sul diritto fa ancora un po’ fatica perché arriva spesso con appoggi stretti, cioè con i piedi troppo vicini. Quindi quando colpisce non ha una base di appoggio sufficientemente ampia. Recentemente in Francia abbiamo lavorato col preparatore atletico di Tsitsipas che mi diceva che oggi i grandi campioni si spostano cercando di avere una base di appoggio costante nell’avvicinamento alla palla. La stessa su cui si appoggeranno per colpirla”
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