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Sci di fondo, Federico Pellegrino: “Non essere a Davos è una mancanza di rispetto. L’Italia ha una responsabilità verso chi soffre”

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La Coppa del mondo di sci di fondo riprende il proprio darsi e fa rotta verso la seconda tappa sulla pista di Davos (Svizzera), dove si disputano sabato 12 dicembre una sprint in tecnica libera, mentre domenica 13 toccherà a una 15 km maschile e una 10 km femminile, sempre in pattinato. La stazione sciistica del Canton Grigioni è ormai una grande classica. Un fine settimana nel quale però qualcosa di strano ci sarà, ovvero le defezioni delle rappresentative della Norvegia, della Svezia e della Finlandia. Le squadre scandinave, infatti, hanno scelto di rinunciare all’appuntamento sulle nevi svizzere e anche a quello che ci sarà a Dresda (Germania) dal 19 al 20 dicembre.

I motivi? Rischi per la salute alti e incapacità nella gestione della bolla. In sostanza, una bella bocciatura per la FIS, viste le conseguenze dei forfait. I dubbi sul protrarsi della stagione non mancano e allo stato attuale delle cose le compagini scandinave hanno posto un bel circoletto rosso alla voce “inadeguatezza” per chi è nella stanza dei bottoni. Da questo punto di vista, Federco Pellegrino, leader della squadra azzurra, fa il punto della situazione sulla pista che gli ha regalato la prima vittoria della carriera in coppa. “Dopo 10 anni dal mio esordio siamo ancora qua a lottare per le posizioni di vertice. Le sensazioni sono buone, l’infortunio alla coscia è dimenticato, le gare in tecnica classica di Ruka mi hanno dato buone sensazioni, penso che mi troverò a mio agio anche nelle gare di Davos in tecnica libera. In questi giorni ci siamo allenati molto bene, la pista è sempre la stessa e la conosco a meraviglia, mi sembra preparata anche meglio rispetto al passato, non vedo l’ora di gareggiare” (fonte: FISI).

L’azzurro poi ha espresso un parere piuttosto deciso in merito alle assenze citate: “Rispetto la loro scelta, dettata secondo loro da un rischio troppo elevato di gareggiare in Europa centrale in queste settimane. Personalmente ritengo che gareggiare a Davos sia un rischio calcolato, pari a quello di avere gareggiato a Ruka, oppure di prendere parte a gare estive di skiroll dove si raggiungono velocità molto elevate in discesa che, in caso di caduta, possono mettere a rischio la carriera. C’è grande delusione e un pizzico di tristezza dentro di me per il fatto che stiamo viaggiando su un aereo dentro a una turbolenza e chi sta guidando l’aereo si chiama fuori, con certi atleti seduti in business class che si lanciano giù con il paracadute, mentre altri atleti come noi che abbiamo dato il nostro contributo per migliorare le cose, non siamo stati ascoltati, e ci troviamo a governare un aereo non costruito da noi, mi sembra una mancanza di rispetto nei confronti del nostro mondo. Io e miei compagni parteciperemo a tutte le prossime gare perchè il rischio zero in questo momento non esiste, anche perchè sento una sorta di responsabilità nei confronti di chi si è impegnato per farci gareggiare nelle condizioni meno rischiose possibili, sia gli organizzatori dell’evento che la nostra federazione che i gruppi sportivi militari, è anche una sorta di rispetto in questi mesi difficili nei confronti di chi sta perdendo il lavoro a causa del covi-19. I conti li faremo dopo la gara” (Fonte: FISI).

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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