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Biathlon
“Dorothea Wierer è in crescita, speriamo non si ammali al WTC. Chapeau per Didier Bionaz!” ‘Bersaglio Mobile’ con Renè Laurent Vuillermoz
La Coppa del Mondo di biathlon manda in archivio la sua prima fase e si appresta ad affrontare il meritato riposo natalizio. Durante la seconda tappa di Hochfilzen, quarto appuntamento stagionale, Dorothea Wierer si è trovata nuovamente a inseguire le scandinave, ma è comunque tornata sul podio. Tra gli uomini si sono confermate le difficoltà di Johannes Bø, il quale resta comunque leader della classifica generale, seppur senza dominare. Andiamo dunque ad analizzare quanto accaduto in compagnia dell’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz, nella quarta puntata della rubrica di approfondimento “Bersaglio Mobile”.
René, pariamo dalle donne. Quali sono le tue impressioni sul secondo weekend di Hochfilzen?
“Le scandinave hanno ancora un bel margine di vantaggio su Wierer e le norvegesi sono uscite meglio della Öberg, banalmente perché hanno sparato meglio di lei. Certo è che se le norvegesi sparano così, non le batte nessuno. Però la stagione è ancora bella lunga e con i quattro scarti la Coppa del Mondo è più che mai aperta. Se la giocheranno in quattro, ovvero Røiseland, Eckhoff, Hanna Öberg e Dorothea. Alimbekava inizia a tornare nei ranghi, mentre la piccola Öberg mi pare ancora acerba quest’anno. Però dal prossimo inverno potrà essere anche lei della partita”.
Ecco, concentriamoci su Wierer. Quali sono le tue impressioni su di lei? L’impressione è che il trend sia positivo.
“Dorothea ha chiuso bene e speriamo che il podio le dia fiducia. L’ho vista in leggera crescita e mi è piaciuta di più rispetto alle tappe precedenti. Se in queste due settimane riesce a sistemare la forma atletica, allora anziché correre in difesa, potrà tornare a essere una di quelle da battere. Speriamo solo non si ammali, magari durante il World Team Challenge”.
Capitolo Lisa Vittozzi. Nel suo caso la tendenza al rialzo si è bruscamente interrotta e c’è stato un passo indietro. Bisogna iniziare a preoccuparsi?
“Che ti devo dire? Appena Lisa alza la testa, ricade subito giù. La rialza e cade giù ancora. È un copione che si ripete costantemente ormai da due stagioni. Io ribadisco che la vedo meglio di dodici mesi orsono, ma è indiscutibile come la vera Vittozzi possa essere un’atleta di una dimensione completamente diversa. Bisogna sperare che la pausa natalizia le faccia bene. Dopodiché ci saranno due tappe a Oberhof, il luogo dove ha ottenuto le sue due vittorie. Chissà che questo non la possa aiutare a squarciare quel muro di gomma su cui sembra rimbalzare di continuo”.
Passiamo agli uomini. Johannes Bø resta leader della classifica generale, ma sinora ha vinto una sola gara su nove. Lui ha motivato questo rendimento al di sotto delle aspettative dichiarando che si tratta di una questione psicologica e che patisce l’assenza di Martin Fourcade. Ovvero, il francese lo spronava a tenere un livello altissimo e, al tempo stesso, lo deresponsabilizzava. Se prima poteva permettersi di non vincere delle gare, oggi, invece, parte sempre come il grande favorito e questa situazione lo fa soffrire, perché si sente tutti gli occhi puntati addosso. Tu cosa pensi delle sue parole?
“Potrebbe essere vero, però secondo me questo discorso va applicato alla preparazione. Fourcade ti può spronare quanto vuoi, ma se in gara ti trovi terzo o quarto appena dietro a qualcun altro, te ne freghi di chi è, provi ad andarlo a prendere comunque. È la preparazione che fa la differenza, perché la gara è una conseguenza degli allenamenti svolti in estate. Secondo me Johannes, appena diventato papà e sapendo del ritiro di Martin, ha un po’ tirato il fiato in off-season, lavorando magari un po’ meno e concentrandosi di più sulla famiglia rispetto al passato. La conseguenza la stiamo vedendo oggi, nel senso che non ha più uno strapotere e lo testimonia il fatto di aver vinto una sola gara su nove nonostante sia quasi sempre sul podio. Secondo me è veramente un discorso mentale, ma relativo alla preparazione svolta nei mesi scorsi. Ha avuto uno stimolo in meno e ora lo sta pagando. Non credo che in gara vada più piano perché non c’è Martin, anche se può essere vero che abbia addosso più pressione. Se arrivi secondo dietro a Fourcade è un conto, se arrivi secondo dietro a Lægreid è un altro paio di maniche”.
Hai citato Lægreid. Lui è la grande rivelazione di questo inizio di stagione, perché nessuno credeva potesse vincere tre gare ed essere secondo in classifica generale a meno di 60 punti da Johannes. In particolare colpisce il clamoroso salto di qualità effettuato sugli sci stretti. Quali sono i tuoi pensieri su di lui?
“L’anno scorso ha esordito in Coppa del Mondo piazzandosi sempre tra la decima e la quindicesima posizione, a dimostrazione di come avesse un’ottima base. Poi sai, se inizi ad allenarti con gente più forte di te e hai determinati punti di riferimento, l’asticella si alza automaticamente. Secondo me è una sorpresa fino a un certo punto, perché comunque avevamo detto già in pre-stagione che era uno da tenere d’occhio. Meglio così, perché i valori sono rimasti livellati e c’è grande battaglia. Se prima avevamo solo Martin e Johannes, adesso c’è un gruppo che si gioca le vittorie”.
A proposito di vittorie, vogliamo spezzare una lancia in favore di Arnd Peiffer, che a quasi 34 anni ne ha arpionata un’altra? Si parla veramente poco di lui, ma se si guarda con attenzione alla sua carriera ci si rende conto di come abbia una longevità agonistica clamorosa. Lo dimostra il fatto che ha condiviso la pista con te e ora è ancora qua a lottare per i successi.
“Grazie per farmi sentire un matusa! Comunque è vero, me lo ricordo all’inizio della sua carriera ed era già in grado di vincere. Sono passati dodici anni ed è sempre lì a primeggiare. Ha cominciato con Bjørndalen e Svendsen al top, ha dovuto confrontarsi per tutta la carriera con Fourcade, poi è arrivato anche Johannes Bø e nel mentre ha incrociato pure gente come Shipulin. Eppure Peiffer, con le sue gambe a X, è arrivato a vincere un oro olimpico e due mondiali, costruendosi una longevità agonistica impressionante. Se ne parla poco perché non fa più parte della Große Mannschaft. Una volta i tedeschi erano sempre davanti e vincevano a ripetizione, seppur con atleti diversi. Quindi, anche se brillava a intermittenza, poteva vivere di luce riflessa persino nei momenti più bui. Adesso, invece, i giovani teutonici fanno tantissima fatica e quindi la Germania ha meno visibilità del passato. Però, tanto di cappello”
Tanto di cappello per Peiffer. E per Didier Bionaz?
“Assolutamente ‘Chapeau’ anche per lui! È alla sua prima vera stagione in Coppa del Mondo e sta facendo veramente bene. Ha fatto un numero nell’inseguimento, dimostrando di avere qualità fuori dall’ordinario. È giovane e sta crescendo, quindi mettiamo in preventivo di vedere anche dei momenti bui. L’importante è gareggiare e fare esperienza, creandosi delle belle aspettative. Secondo me è solo l’inizio. Da quando l’ho visto per la prima volta, tanti anni fa, mi sono convinto che avesse un grande potenziale. Se sarà gestito bene, potrà togliersi enormi soddisfazioni e fare grandi cose anche a livello mondiale”.
Qualcosa da dire sul resto della truppa azzurra?
“Hofer si conferma estremamente costante, è sempre tra l’undicesima e la ventesima posizione. Gli manca qualcosa per mettere la ciliegina sulla torta, ma rimane in agguato e il giorno in cui girerà tutto per il verso giusto ce lo possiamo ritrovare sul podio. Per Bormolini vale lo stesso discorso, seppur con una dimensione diversa. Anche Thomas si mantiene più o meno al medesimo livello, ma finora c’è sempre stato un errore di troppo che gli ha impedito di ottenere un risultato al di sopra della media. Comunque, va bene gravitare tra il 30° e il 45° posto. Poi, nella giornata di grazia, si può ambire a qualcosa di più. Riguardo Windisch, speriamo che la sua stagione possa cominciare dal secondo inseguimento di Hochfilzen, che potrebbe dargli quantomeno fiducia”.
BERSAGLIO MOBILE – PUNTATE PRECEDENTI
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Foto: La Presse