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Taekwondo, Maristella Smiraglia: “Nel giro di 4 anni vorrei vedermi con una medaglia al collo”

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Maristella Smiraglia Taekwondo

Dedizione, Direzione, Determinazione: i fattori “D” di Maristella Smiraglia. L’atleta dei Carabinieri e della nazionale italiana di taekwondo che ci ha portato nel suo mondo e in quello del gruppo azzurro, in un’intervista che si ramifica fra passato, presente e (soprattutto) futuro.

Il tatami e la palestra come punti centrali di una carriera sportiva da realizzare al più alto livello, ma che sa che per alimentarsi e sbocciare ha bisogno anche di altri universi.

E’ il momento di partire: allacciate le cinture.

Buongiorno Maristella, la prima domanda che ti facciamo –  provando a pensare al futuro – è questa: come si stanno delineando gli obiettivi per il 2021?
“Quello che ci stiamo mettendo alle spalle è stato un anno sicuramente difficile e burrascoso, ma che comunque ci ha consentito di allenarci nella giusta maniera. Il primo step a cui penserò nel 2021 è sicuramente quello del Torneo di Qualificazione Olimpica Europea: si sarebbe dovuto tenere a gennaio, ma è stato rinviato a maggio. Vedremo se nei prossimi mesi ci sarà la possibilità di “entrare in ritmo” magari disputando qualche gara prima di questo appuntamento, anche perché per quanto ci si possa allenare la verifica della gara è comunque un’altra cosa”.

A proposito di questo, World Taekwondo Europe ha ufficializzato negli scorsi giorni la notizia che il Torneo si svolgerà a Sofia, così come gli Europei 2021 che si terranno un mese prima sempre nella capitale bulgara. Inizialmente però la qualificazione verso Tokyo si sarebbe dovuta tenere a Milano: non gareggiare in casa cambia qualcosa?
“Potersi trovare in una manifestazione organizzata in Italia per me rappresenta sempre un grandissimo stimolo e non un motivo di pressione. Già il fatto di non dover pianificare un viaggio lungo, di poter parlare italiano con l’organizzazione e di poter aver a disposizione la nostra cucina è una cosa che personalmente mi fa sentire molto a casa. Gareggiare a Milano sarebbe stato sicuramente meglio e, onestamente, spero che magari all’ultimo con un miglioramento generale delle condizioni ci sia un ripensamento.
Ciò detto, la gara è talmente importante che la voglia e gli stimoli non mancheranno in qualsiasi luogo d’Europa”.

Ci hai riportato il fatto che vi stiate allenando molto in questo periodo: tu, in particolare, come stai cercando di migliorare o evolvere il tuo stile di combattimento in una categoria di peso non facile come quella dei +67 kg?
“Partendo dalle gare fatte in passato, e non potendo misurarci oggi con i nostri avversari, stiamo cercando la giusta direzione per migliorare. Oggi sto lavorando molto sulla tecnica, in particolare sull’utilizzo delle braccia per parare i colpi che arrivano dalle rivali di turno. 
Di natura sono una persona ottimista: sto prendendo questo tempo a disposizione come un’occasione per riuscire a fare delle cose che normalmente, con un calendario di gare molto fitto, non si riuscirebbero a fare lavorando su aspetti specifici. Questo mi fa stare bene sia a livello tattico sia a livello mentale”.

Il tempo sta diventando un fattore determinante della vita di tutti noi: ci puoi raccontare quello che fai fuori dal tatami? Studi, passioni, hobby…
“Ho conseguito la laurea in “Scienze Motorie” nel corso dell’ultima estate. Successivamente, non essendo una a cui piace stare ferma, avevo iniziato un master in “Management Olimpico”, il problema è che questo corso di studi richiedeva molto impegno non andandosi a incastrare al meglio con gli orari dei doppi allenamenti a cui ci sottoponiamo. Al momento ho interrotto la cosa, ma questo mi dispiace e non poco: in questi mesi finalizzerò l’attività sportiva sino al Torneo di Qualificazione Olimpica, successivamente vedrò in che direzione muovermi.
Le mie passioni? Adoro andare a cavallo, quando ho occasione di tornare a casa (lei è nativa di Foggia, ndr) ne approfitto per dedicarmi a questo.
Per il resto, le nostre giornate vengono svolte al Centro di Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa: quando terminano gli allenamenti però si torna in caserma, dove c’è l’occasione per scambiare due chiacchiere con chi è lì e questo comunque mi aiuta e ci aiuta un po’ a staccare. Detta così quest’ultima frase sembra per certi versi un po’ triste, ma in realtà io penso che se tu fai una cosa che ti piace fare, con un obiettivo fissato, la cosa non ti pesi. Aggiungo inoltre che mi sento fortunata a far parte di questa squadra azzurra, dove siamo tutti molto uniti fra di noi”.

Ripercorriamo un po’ la tua storia sportiva: qual è stato sinora il momento della tua carriera che ricordi con più piacere?
“A livello di manifestazioni vissute, quella che mi ha segnato di più in assoluto è stato il Mondiale 2017 in Corea: siamo stati lì un mese, ma nelle settimane precedenti alla mia gara mi ero fatta male. Sono arrivata a combattere con soli cinque giorni di allenamento sulle gambe, in una competizione che per me aveva un grande valore. Alla fine sono riuscita ad arrivare ai quarti di finale, senza trovare lo spunto decisivo per una medaglia, ma quell’avventura mi ha fatto capire quanto a volte sia importante trovare le motivazioni dentro sé stessi pur non potendo essere attivi sul tatami: guardavo gli altri allenarsi ed era come se lo stessi facendo anche io. Desideravo quel momento così tanto che, nonostante la poca pratica, ho capito cosa volesse dire essere più forti di tutto per andare a prendersi qualcosa.

Se mi chiedete invece di parlare invece di un periodo non riguardante le competizioni, non posso che citarvi il periodo specifico della durata di tre settimane all’interno di quella che è stata l’estate 2020. Lo staff tecnico ha deciso di testarci sotto tutti i punti di vista in maniera stimolante: sia sotto l’aspetto fisico sia sotto quello mentale. Abbiamo fatto allenamenti in orari mai regolari: una volta a mezzanotte, una volta alle cinque del mattino, un’altra volta nel tardo pomeriggio. E’ stata una “sessione estiva” pesantissima, che però sono felice di aver portato a termine. Se ripenso a ciò che abbiamo fatto, posso dire che è stata una di quelle follie belle: all’inizio, insieme ai miei compagni, pensavamo di non potercela fare e invece tutti siamo riusciti a completare il periodo, senza mai demoralizzarci. 
In quel periodo fra l’altro stavo anche scrivendo la tesi per la mia laurea: a un certo punto ho pensato di lasciar perdere tutto e rimandare il momento della conclusione del percorso di studi, invece no. Ce l’ho fatta: quando superi queste prove, capisci che se ce la metti tutta puoi farcela”.

Da qualche settimana sei entrata all’interno del Consiglio Federale FITA in qualità di rappresentante degli atleti: questo ruolo cambia qualcosa nella tua attività?
“Sono molto contenta del ruolo che ho ottenuto. In generale per me non è cambiato molto: la squadra è unita e essendo io fra i più grandi all’interno del gruppo ho sempre avuto un po’ questo tratto da portavoce. Sono una persona che parla molto ed è portata a rapportarsi con gli altri e con i maestri. Far parte del Consiglio Federale è inevitabilmente una responsabilità in più, ma questo non mi pesa”.

Ultima domanda: come si vede Maristella Smiraglia fra quattro anni?
“La cosa che desidero più di tutte è quella di realizzarmi a livello sportivo: voglio spingermi il più possibile in avanti per riuscire ad avere dei risultati importanti. Nel giro di quattro anni vorrei vedermi con una medaglia al collo, ai vertici della disciplina.
Nel post carriera invece mi piacerebbe aiutare la Federazione, magari facendo parte dello staff, ma nel prossimo quadriennio sicuramente mi vedo ancora nelle vesti di atleta”.

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Foto: LM-LPS/Luigi Mariani

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