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Formula 1

Michael Schumacher, sette anni di un rumoroso e triste silenzio

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Siamo sempre qui, dove eravamo l’anno scorso e dove siamo stati negli ultimi sette anni. Storia di un incidente, storia di una ricorrenza triste, storia di Michael Schumacher. Tanto è passato dal quel giorno così sfortunato sulle nevi di Meribel. Lui, che era riuscito a “ingannare” la morte in pista, cadeva in una giornata di svago. Da quel 29 dicembre il calvario e la lotta per la sopravvivenza.

Schumi, dal suo letto, non si è mai arreso, forte di una tempra di ferro e di una famiglia che ha saputo stringersi vicino a lui, ricercando riservatezza. Così ha agito la moglie Corinna e così hanno agito i due figli Gina Maria e Mick, capaci di dare libero sfogo alle proprie passioni: lei campionessa a cavallo e lui desideroso di ripercorrere le gesta del padre, al volante di una monoposto (l’anno venturo sarà in F1 al volante della Haas dopo aver vinto il campionato FIA di F2), costruendosi però una propria identità. Silenzi e rumours si sono alternati in queste stagioni passate, tra un’indiscrezione e una smentita a cadenza regolare.

Il desiderio di una notizia confortante o di un segnale di ripresa ha quasi dei contorni morbosi, alimentato da questo muro eretto da chi non vuole concedere Michael in pasto ai lupi. Una sofferenza mitigata dalle iniziative: il museo a Colonia, i ricordi a Maranello, l’App e l’hashtag #keepfightingmichael. Un viaggio nel tempo per ricordare cosa sia stato in F1 il Kaiser, al di là dei 7 titoli mondiali, delle 91 vittorie, dei 155 podi, delle 68 pole-position e dei 1488 punti ottenuti in 19 anni di carriera. Un percorso legato inevitabilmente ai colori della “Rossa”, con la quale Michael seppe vincere cinque titoli (gli altri due con la Benetton), ridestando dal torpore un Cavallino assai poco “Rampante”.

Un leader Schumacher, un uomo squadra, dotato di talento e di grande dedizione. Tante le ore trascorse in quei test a Fiorano alla ricerca di quel decimo che poteva fare la differenza. Lui l’ha sempre fatta, ispirando le generazioni successive di piloti: Sebastian Vettel su tutti. Un’icona ora ricoperta dall’ombra della sofferenza e del dubbio. Quanto si vorrebbe che il “Michael come stai?” fosse seguito da un sospiro di sollievo, quanto si vorrebbe che questa ricorrenza non ci fosse, parlando di Schumi al presente e non al passato…

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Foto: LaPresse

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