Ciclismo
Fabio Aru ai Mondiali di ciclocross? Pro e contro. Rischio doppiaggio, ma che appeal…
La suggestione di una possibile convocazione di Fabio Aru ai Mondiali 2021 di ciclocross è più viva che mai. Se ne è parlato tanto negli ultimi giorni e ormai non è più pura utopia: il Cavaliere dei Quattro Mori ha ribadito la propria disponibilità e il CT Fausto Scotti sembrerebbe propenso a chiamarlo in causa per la rassegna iridata, in programma domenica 31 gennaio a Ostenda (Belgio). Il sardo ha infatti scelto questa specialità per rilanciarsi dopo tre anni bui e avari di risultati con la casacca della UAE Emirates, il fango e le difficoltà del cross rappresentano un punto di ripartenza per il 30enne, il quale spera di ritrovare la forma e la gamba dei giorni migliori (quando vinse la Vuelta di Spagna 2015, salì due volte sul podio del Giro d’Italia e fu quinto al Tour de France 2017 indossando anche la maglia gialla).
Fabio Aru si è cimentato in quattro gare negli ultimi dieci giorni: quarto ad Ancona, quindicesimo a San Fior, sesto a Cremona, ottavo a Sant’Elpidio. Domenica lo rivedremo all’opera ai Campionati Nazionali di Lecce e sarà proprio la rassegna tricolore a chiarire quale sarà la situazione, probabilmente sarà determinante per le convocazioni ai Mondiali. Va aggiunto che il sardo dovrà comunque avere il permesso della Qhubeka-Assos per prendere parte all’evento in Belgio. Ma quali sono i pro e i contro di un’eventuale presenza di Fabio Aru alla rassegna iridata di ciclocrross?
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Il 30enne si sta divertendo, ha ritrovato il sorriso, è entusiasta di quanto sta facendo. Le gare nel fango sono anche propedeutiche alla stagione su strada, un’ora di gara permette di fare fondo ed è decisamente più impegnativa di ripetute in salita. Inoltre una partecipazione ai Mondiali, dopo quella nel 2008 tra gli juniores, gli permetterebbe di ritrovare il gusto di una competizione di altissimo livello (l’ultima risale al Tour de France, si ritirò il 6 settembre). Inoltre la cassa di risonanza mediatica sarebbe davvero enorme e porterebbe i riflettori su questa specialità anche alle nostre latitudini.
I contro, però, sono altrettanto importanti. Quello che emerge maggiormente è il rischio di un doppiaggio da parte di Wout van Aert e Mathieu van der Poel, ovvero le due stelle che si sfideranno per la vittoria tra poco più di tre settimane. Essere superato a doppia velocità dal belga e dall’olandese potrebbe incidere come un macigno sul morale di Fabio Aru, il quale si sta riprendendo pian piano. Il rischio è anche quello di finire nel tritacarne dei leoni da tastiera, essere attaccato sui social network in caso di una brutta prestazione è un’ipotesi che va tenuta in coniderazione. E poi un altro aspetto: altri ciclisti italiani potrebbero sentirsi defraudati di una convocazione, perché è vero che i risultati del Cavaliere sono stati discreti negli ultimi dieci giorni, ma la concorrenza interna non è stata di certo a guardare.
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Credit: Matteo’s Photo