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Tennis: Berrettini, Fognini, gli altri e l’Australia come obiettivo o tappa intermedia
L’Italia esce da una settimana tennistica un po’ particolare, già solo per i tempi, senza soddisfazioni in termini maschili, ma, ad ogni modo, con tre giocatori arrivati ai quarti di finale dei rispettivi torneo: Matteo Berrettini e Stefano Travaglia ad Antalya, Gianluca Mager a Delray Beach.
Le casistiche legate ai vari portacolori azzurri impegnati nei tornei precedenti il trasferimento nell’Australia sotto quarantena sono un po’ tutte diverse per varie ragioni, e anche per il tipo di avversari incrociati. Prendiamo ad esempio Fabio Fognini, dal quale si attendevano risposte su miglioramenti una volta smaltito il 2020, palesemente condizionato dalla doppia operazione alle caviglie. Il ligure ha perso al secondo turno con il francese Jeremy Chardy, ma che sarebbe stata una lotta lo si sapeva fin da subito. In molte occasioni è andata bene, in questa no, ma la capacità di lottare non è scomparsa dai geni tennistici del numero 2 d’Italia. Va notato che, per rendimento, è verosimilmente la terra rossa il suo reale obiettivo, e non Melbourne. In questo senso lo aiuta notevolmente anche il fattore classifica, con quei ranking semibloccati che da marzo lasceranno spazio alla normalità ed entreranno a far parte dei ricordi.
Per Berrettini, invece, i primi due incontri avevano lasciato intendere che c’erano dei lati migliori rispetto al finale di un 2020 che decisamente lo aveva lasciato insoddisfatto, soprattutto con l’enorme contraccolpo, soprattutto psicologico, determinato dalla sconfitta con il tedesco Daniel Altmaier al terzo turno del Roland Garros. A eliminare il romano ci ha pensato Alexander Bublik, kazako che quando trova la settimana giusta è complicato da affrontare, come hanno potuto provare a loro spese sia il numero 10 del mondo che Salvatore Caruso. In conferenza stampa, l’allievo di Vincenzo Santopadre ha fatto autocritica sull’andamento del match con Bublik, dichiarando anche di aver bisogno di partite nelle gambe, e senza dubbio l’ATP Cup potrà essere utile in questo senso, dato che almeno tre ne dovrà giocare (al pari di Fognini e doppi esclusi). La testa punta verso Melbourne, là dove l’anno scorso lo beffò in cinque set quel Tennys Sandgren che poi eliminò Fognini e quasi fece lo scherzo a Roger Federer, in quella che ad oggi è l’ultima partita vinta dallo svizzero.
Il miglior rendimento ha finito per fornirlo Travaglia, protagonista di un buon cammino ad Antalya ed in grado di eliminare dal torneo due clienti pericolosi come il serbo Miomir Kecmanovic ed il finlandese Emil Ruusuvuori. David Goffin, sul veloce, era troppo in questo momento per lui, che pure sta cercando di entrare in una dimensione che lo porti nei primi 50 del ranking. Impresa non facile, certo, ma nella quale è determinato, e che renderebbe giustizia a una carriera spesso fermata da problemi di infortuni anche molto gravi. Dall’altra parte dell’Oceano, Gianluca Mager si è andato a prendere il ritorno entro il centesimo posto della classifica mondiale, pur se poi la semifinale gliel’ha negata il giocatore di casa Christian Harrison, il cui numero 789 nella graduatoria ATP non dice che in mezzo ci sono ben otto operazioni. Mette però fiducia il successo su un totem quale Sam Querrey, uno che in passato si è tolto lo sfizio di battere sia Djokovic che Nadal.
Anche chi non è sceso in campo questa settimana ha avuto i suoi buoni motivi per sorridere: Lorenzo Sonego sarà testa di serie agli Australian Open, Jannik Sinner è distante un solo posto (in sostanza, se qualcuno rinuncia a giocare o c’è qualche altro problema, lui è dentro). Un po’ meno sorrisi dalle qualificazioni del primo Slam dell’anno in quel di Doha: tutti gli azzurri sono usciti entro il secondo turno. Molto recriminare c’è stato per Lorenzo Musetti, il cui avversario, l’olandese Bostic van de Zandschulp, ha poi finito per centrare la qualificazione, e anche per Thomas Fabbiano, che, al rientro, di fortuna ne ha avuta poca nei momenti chiave con il tedesco Cedrik-Marcel Stebe. Certo, il fatto che il contingente italiano in main draw sia ampio (nove presenze) aiuta, ma qualche buona cosa da raccontare anche nel tabellone cadetto maschile sarebbe stata accolta col sorriso.
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Foto: LaPresse