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Australian Open 2021, Salvatore Caruso: “Per gli australiani, siamo una minaccia”
Polemiche e confusione. Si respira una brutta in Australia, in vista di quel che sarà dall’8 febbraio a Melbourne, sede degli Australian Open 2021. Il primo Slam dell’anno è vissuto con grande preoccupazione da parte dell’organizzazione e anche dagli australiani stessi. Il motivo è chiaro: Covid-19.
I casi nella terra dei canguri sono decisamente diversi rispetto a quelli del Vecchio Continente e di altre parti del mondo (+19 nelle ultime due ore e nessun decesso) anche perché il Governo ha fatto valere delle norme molto rigide, soprattutto dal punto di vista degli spostamenti. Pertanto, l’arrivo dei tennisti e di tutto che ruota attorno, con alcuni positivi rinvenuti, non ha contribuito a distendere gli animi. Gli scontri dialettici per la bolla di Melbourne e quella di Adelaide, con maggiori comodità per i giocatori più importanti e i partner in allenamento, ha fatto storcere il naso.
In questo contesto, le considerazioni dei giocatori sulla situazione rappresentano uno specchio delle difficoltà vissute. Ubitennis ha raccolto alcune testimonianze, come quella del giocatore italiano Salvatore Caruso: “Nonostante i voli viaggiassero al 20% della capienza normale, c’è gente che si è ritrovata chiusa in camera. Del resto, dopo cinque mesi e mezzo di lockdown, l’Australia è fuori dal virus e giustamente non vuole che i tennisti lo riportino qui, dove tutti vivono tranquilli senza mascherina. In questo momento, per gli australiani, noi tennisti siamo una minaccia”, le sue parole, a cui hanno fatto seguite quelle del coach di Matteo Berrettini Vincenzo Santopadre che ha sottolineato: “Difficile per noi italiani non lamentarci del cibo“. Non un background allegro lo si può definire.
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Foto: Lapresse