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Beppe Saronni: “La mia ricetta per rilanciare il ciclismo italiano”. Il progetto con i Campioni del Mondo: “Ci mettiamo i soldi”

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Prima di Natale si era parlato a lungo della possibilità di fare nascere una nuova squadra italiana di ciclismo che si potesse iscrivere al World Tour. In realtà si tratta di un progetto decisamente più ampio, lanciato da Beppe Saronni insieme a tutti gli azzurri Campioni del Mondo: Baldini, Adorni, Basso, Moser, Argentin, Fondriest, Bugno, Cipollini, Bettini, Ballan e le donne Cappellotto, Bronzini, Bastianelli.

Beppe Saronni ha lanciato la sua idea in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport: “Noi campioni del mondo vogliamo essere di aiuto al movimento. Pogacar vince il Tour, ma da dove vengono gli sloveni, Nazione di 2 milioni di abitani? Come mai? Non c’è nessun segreto, c’è solo da lavorare e da far fare attività fisica ai ragazzi nelle scuole. Noi dobbiamo tornare a dare importanza a una cultura dello sport, aspetti che si sono persi. Dobbiamo ricreare una mentalità sportiva già da bambini“.

Il 63enne non ci sta quando gli si parla di mancanza di soldi: “No, non è vero. I soldi ci sono, l’Emilia-Romagna in una settimana ha trovato le risorse per fare il Mondiale. Bravi. Se vuoi fare delle cose con idee e progetti giusti, i soldi si trovano. E vogliamo parlare di tutto quello che gira attorno alla bicicletta? Io non parlo di professionismo, non dico che dobbiamo fare domani una squadra, quella semmai sarà una conseguenza. Io parlo di attività giovanile, di mobilità, anche elettrica, di movimento, di tecnologia ed ecologia. I soldi ci sono, avete visto che anche il Recovery Plan destina centinaia di milioni di euro a questi temi. Noi possiamo riuscirci, qualcuno ci ascolterà? Le risorse sono importanti e difficili da trovare, ma ci sono. Nel mondo ci sono tanti di quei soldi da investire che non ce l’immaginiamo“.

Beppe Saronni detta già le linee guida da cui partire: “Progetti dai territori, devi cominciare dalla base, dai giovani, dall’attività fisica. Serve una promozione per far capire che muoversi è importante. I bambini sempre con il telefonino, sempre troppe ore. Si parte con l’idea, poi mica tutti faranno ciclismo, ma ci servono ragazzi che facciano sport. In accordo con il Coni, le Federazioni e le società. Dobbiamo allargare la base, altrimenti tra poco ci troviamo senza nulla: non è più il ciclismo di 30 anni fa, quando avevamo centinaia di dilettanti. E servono anche incentivi fiscali, aiuti a fondo perduto. Oggi il sistema è troppo farraginoso, è difficile anche trovare poche migliaia di euo per mandare a pedalare gli allievi“.

Il due volte vincitore del Giro d’Italia parla degli altri Campioni del Mondo: “Ci dobbiamo risentire a giorni, si sono messi in moto anche loro. Il mio amico Moser mi ha subito appoggiato. Ognuno con le proprie specificità. Stiamo pensando anche all’aspetto giuridico, se una Fondazione o un’associazione o una società. I primi soldi li mettiamo noi iridati. Questo progetto è la cosa più bella che sto portando avanti: io continuo con chiunque ci sia. Qui non c’è interesse personale, siamo noi che ci spendiamo per gli altri. Noi iridati abbiamo un’immagine, chi più chi meno abbiamo conoscenze. La bici è il nuovo golf, viviamo nell’era della rinascita della bici a livello sociale. Tutto il progetto potrebbe essere di sostegno alla Federazione, spero che il nuovo Presidente sposi questo progetto“. Il nome? “Club Italia, Campus Italia, vedremo“.

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Foto: Lapresse

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