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Vela
Prada Cup, Luna Rossa-Ineos non finirà 7-0. Prossima America’s Cup negli Emirati Arabi?
Grazie alle semifinali della Prada Cup. Un mese fa vincere i round robin e saltare dritti alla finale sembrava fosse la chiave per presentarsi al meglio, per lavorare in tranquillità e sentirsi più sicuri. Oggi, con il senno di poi, Luna Rossa può solo ringraziare, lo hanno fatto sia Francesco Bruni che James Spithill, per questi due giorni di regata supplementari: anche se American Magic è stata l’ombra di quello che avrebbe voluto e potuto essere è sempre meglio presentarsi sulla linea di partenza per confrontarsi con un’altra barca che simulare una regata contro il gommone. Perché, non potendo fare test tra due barche, ci sono due modi per verificare lo sviluppo e migliorare l’assetto: usare il simulatore e regatare contro il gommone. Tutte cose che Luna Rossa ha fatto nella settimana che ha preceduto la semifinale, mentre America Magic incerottava le ferite, con tutto il team concentrato nel rimettere la barca in acqua.
Il ritorno in mare di Patriot resterà nella storia della Coppa America come un’impresa straordinaria. Sarebbe bello se il ritorno del New York Yacht Club per la Coppa numero 37 partisse da qui, anche se i quattro finanziatori della sfida non amano queste barche volanti; forse tutto il cinema che hanno fatto a dicembre con la riunione su Zoom per trovare chi volesse sostenerli nel desiderio di cambiare barche nel momento in cui avrebbero vinto la Coppa è stato indubbiamente prematuro. A tutto questo si può aggiungere (lo scrivo da New York) che qui sulla stampa la Coppa America non esiste: sul New York Times neppure una foto della spettacolare e disastrosa impennata della barca che porta sulla poppa la bandiera stelle strisce. Si chiama Coppa America, ma non sono certo gli Stati Uniti il paese in cui la popolarità del trofeo sportivo più antico del mondo può tornare ai fasti di inizio millennio. Ora le prospettive future per la Vecchia Brocca sono due: o resterà a Auckland (ma qualche neozelandese un po’ avido potrebbe pensare di andare a fare le regate al cospetto di qualche Emiro) oppure tornerà in Europa. Lo sapremo a metà marzo.
Dal 13 febbraio dunque sarà finale Prada Cup, per diventare sfidanti dei Defender non bisogna vincere solo 4 regate ma 7. I favori del pronostico sembrano tutti pendere a favore di Ineos. Questo può essere un bene perché butta tutta la pressione sarà su Ben Ainslie e compagni. Per la prima volta da quando sono arrivati in Nuova Zelanda, i ragazzi dello shore team di Luna Rossa hanno avuto un giorno di riposo, proprio per ritornare al lavoro più determinati che mai. C’è molto da fare, lo sviluppo non si ferma: ricordiamo che i famosi foil possono essere modificati per il 20 per cento e che ai metereologi fumerà il cervello per azzeccare le previsioni. Come ha sempre ripetuto Max Sirena, Luna Rossa ha come target perfetto il vento medio leggero, per intenderci quello della giornata del 4 a 0 decisivo contro American Magic. Perché sono fermamente convinti che avanzando l’estate il vento sarà sempre più delicato: anche dall’altra parte del mondo ci sono gli anticicloni.
Una cosa è certa: non sarà una finale che si concluderà 7 a 0. Luna Rossa contro Ineos ha sempre perso, ma in una regata sospesa per un salto di vento la barca italiana aveva un grande vantaggio e in quella famosa sconfitta del round robin numero 3 sono stati i piccoli dettagli, i piccoli errori, a determinare il risultato finale. Su tutto questo si è lavorato e si continuerà. Ora nell’afterguard, una volta si diceva in pozzetto, si parla molto di più, Pietro Sibello tiene la testa alta per guardarsi intorno, il triangolo con Checco Bruni e Jimi Spithill sembra entrato in una routine che si va sempre più perfezionando. Un tema su cui si è lavorato molto con i due coach Philippe Presti, francese, due campagne vincenti con Oracle, alla seconda esperienza con Luna Rossa, e Jacopo Plazzi, un giovane arrivato nel team grazie al progetto next generation (non quello dei finanziamenti europei, ma un programma voluto da Max Sirena per valorizzare i talenti della vela azzurra) abbandonando la campagna olimpica con l’acrobatico 49er. Qualcuno lo ha criticato, ma oggi ha un ruolo fondamentale. Jacopo è nato a pane e vela: il papà che ha fatto la Coppa America nel 1987 con Italia, oggi è un neurologo di fama, la mamma è la figlia di Marta Marzotto, lo zio Matteo è con Luna Rossa dal 2000 e oggi lavora per il Challenge of Record. Nel giorno del 2 a 0 contro American Magic ha festeggiato il suo trentesimo compleanno, la vittoria nella semifinale è stato un bel regalo. Nel team ci sono più di 100 persone ed è giusto dare valore anche a chi non vediamo sul palcoscenico. Come ha detto Max Sirena un sassolino dalla scarpa ce lo siamo tolto, ora avanti con gli altri: testa bassa e lavorare.
Stefano Vegliani