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Rugby, Sei Nazioni 2021: l’Italia non vince dal 2015. Un tabù mentale da sconfiggere

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Era il 28 febbraio 2015 a Edimburgo. L’Italia sfidava la Scozia, era andata in meta con Giovanbattista Venditti e Joshua Furno e allo scadere era sotto 19-15. Ma a tempo scaduto arriva una meta di punizione e la trasformazione di Tommy Allan fissa il punteggio sul 19-22 per gli azzurri. Un successo fantastico ma, purtroppo, anche l’ultima vittoria dell’Italia nel Guinness Sei Nazioni.

Quasi sei anni dopo, infatti, l’Italrugby è ancora alla ricerca di una nuova vittoria nel torneo continentale. 27 partite, 27 sconfitte. Una serie che è diventato non solo un tabù sportivo e tecnico, ma anche un tabù mentale, con gli azzurri che hanno visto la rosa cambiare tantissimo in questi anni (di quella squadra restano solo Palazzani e Allan, ndr.), mentre sulla panchina si sono alternati Jacques Brunel, Conor O’Shea e, ora, Franco Smith.

L’Italia esordirà questo weekend contro la Francia all’Olimpico e l’obiettivo è quello di sfatare il tabù e ritrovare un successo nel Sei Nazioni. Un obiettivo, però, non facile. Anzi. I primi due impegni saranno, infatti, contro le due favorite per il titolo, cioè i Bleus e l’Inghilterra, poi l’Italia ospiterà l’Irlanda e il Galles, per chiudere il torneo proprio a Edimburgo, contro la Scozia. E la squadra di Franco Smith è una squadra molto giovane, con tantissimi giocatori con pochi caps all’attivo, ma soprattutto una squadra che a causa dell’emergenza Covid-19 sta ancora cercando un proprio gioco.

Smith ha, infatti, rivoluzionato la filosofia ovale degli azzurri, ma le tante interruzioni degli ultimi 12 mesi hanno reso difficile far “digerire” ai giocatori i nuovi schemi e le tattiche che il ct sudafricano vuole vengano sfruttate in campo. A ciò si aggiunga che a Treviso e Parma, cioè dove gioca il 90% dei convocati, le filosofie ovali sono diverse e, dunque, durante la stagione i giocatori applicano un rugby diverso da quello in azzurro e si capisce come l’Italia è ancora una squadra in costruzione.

Se, dunque, tecnicamente e tatticamente gli azzurri sono ancora una volta obbligati a inseguire gli avversari, sarà proprio il fattore mentale a dover cambiare. L’Italia deve scendere in campo dimenticando i 27 ko consecutivi e provare a ribaltare i pronostici. Sulla carta gli impegni più adatti a riuscirci sono quelli finali, in casa con un Galles incerottato e con tanti dubbi, e a Edimburgo, proprio in casa dell’ultima squadra che gli azzurri hanno battuto.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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