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America’s Cup, la genialità neozelandese e il patrimonio di Luna Rossa da non disperdere

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Siamo andati vicini a vincerla? Diciamo che non siamo andati lontani che forse è uno step un po’ più indietro, ma è stato qualcosa di straordinario, ora l’importante è non spegnere il sogno. Luna Rossa ha conquistato l’Italia, e non è una novità perché lo aveva già fatto nel 2000 e nel 2007, preceduta nel 1983 da Azzurra e nel 1992 dal Moro di Venezia. Ogni volta la vela è uscita dal ghetto di sport esclusivo e difficile, scalando la classifica degli sport praticati. Questa volta lo spettacolo delle barche volanti ha fatto da volano nello scatenare la curiosità ed è un bene.

Sappiamo per certo che l’avventura di Luna Rossa non finisce qui, che Patrizio Bertelli non si preoccupa di aver raggiunto Sir Thomas Lipton con 5 sconfitte. Max Sirena vuole un po’ di tempo per pensare al suo futuro, una campagna di Coppa America al vertice è logorante, il nocciolo del team è comunque una risorsa da non disperdere.

Intanto bisogna aspettare il nuovo protocollo, pare che il Challenge of Record sarà il Royal Yacht Squadron inglese che sostiene la sfida di Ineos, ma ancora non c’è l’ufficialità; insieme al Royal New Zealand Yacht Squadron (quello di Etnz) scriveranno le nuove regole e c’è molta curiosità, chissà se tra reali si intendono. Ora la differenza comunque la farà chi manterrà viva l’operatività del team, perché è il segreto per non disperdere energie, non dover ripartire da capo.

Luna Rossa ha fatto una campagna di Coppa America straordinaria, decisa, a testa bassa, non curante di chi non dava credito, sicura delle proprie capacità di sviluppo. Il risultato delle regate non è frutto delle scelte fatte nella settimana prima, ma bisogna tornare indietro di un anno, forse di più. Bisogna rendere merito ai neozelandesi di aver fatto un lavoro straordinario, di aver sparigliato con quella barca così strana che quando è uscita dal capannone la prima volta ha lasciato tutti a bocca aperta. È incredibile che un Paese cosi piccolo, dove comunque la vela è sport nazionale secondo solo al rugby, produca innovazioni incredibili come gli AC75 e trovi immediatamente la strada per mettere in acqua una barca futuribile imboccando una strada cui nessuno aveva pensato.

Si è parlato molto dei foil a T, della coperta scavata al centro per creare effetto Venturi, del timoniere a metà barca, ma è il pacchetto complessivo che ha fatto di Te Rehutai la barca più veloce, non è che se Luna Rossa avesse deciso due mesi fa, ma anche sei, di puntare sui foil a T avrebbe migliorato le prestazioni. La strada scelta è stata differente, anche perché la barca uno aveva dato eccellenti indicazioni e la due è stata un’evoluzione, mentre i Kiwi, partiti dallo stesso punto, hanno cambiato strada. Non sapremo mai se perduto in qualche computer del reparto progettazione di Luna Rossa c’è dispersa un’idea simile a quella del Defender vincitore. Lo stesso Dan Bernasconi, il capo dei progettisti neozelandesi, che ha avuto l’idea di questa barca considerata all’inizio folle e stravagante, ha saputo chiarire se c’è un’idea dei limiti che si possono raggiungere. Bisognerà vedere ora che modifiche arriveranno, magare per limitare un po’ i costi.

La genialità neozelandese, dal 12 metri in vetroresina del 1987 a queste barche volanti, senza dimenticare le tante barche innovative progettate da Bruce Farr, ha stupito ancora una volta.

Luna Rossa non può avere rimpianti, il magone deve essere spazzato via in fretta, peccato che non si possa organizzare una grande festa al loro ritorno causa Covid: se lo meriterebbero. Per capire lo spirito e l’unità del team basta andare a cercarsi l’intervista a James Spithill una volta tornato alla base, lui, l’unico non italiano a bordo, era sinceramente commosso. Lui ha portato lo spirito del Pittbull che tutto l’equipaggio ha assorbito alla grande, tanto che c’è stato un momento in cui il colpaccio sembrava a portata di mano. Non è andata. Sarà per la prossima volta. E senza essere Challenge of Record, che non è mai stata una posizione che è coincisa con grandi prestazioni delle sfide italiane: Azzurra nel 1987, Luna Rossa nel 2003 e nel 2021. Almeno questa volta si è arrivati al match, ma le altre è meglio dimenticarle.

Stefano Vegliani

Foto: Luna Rossa Press

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