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Ciclismo
Bufera sul ciclismo britannico. La Wada indaga per la copertura di un caso di doping nel 2010
La WADA ha aperto un’indagine contro l’UKAD, l’agenzia antidoping britannica. Questo poiché, da un inchiesta realizzata dal Mail on Sunday, una nota testata del Regno Unito, è risultato che l’UKAD abbia coperto la positività al nandrolone, di un corridore di alto profilo, nel 2010 e abbia permesso a British Cycling di condurre da sé i test antidoping sui propri corridori.
Questo secondo punto è contro il regolamento stesso della Wada, il quale prevede che sia l’UKAD a occuparsi dei test e a indagare sui casi di doping, e non le federazioni sportive nazionali. Inoltre, i test in questione venivano fatti da British Cycling in un laboratorio non regolamentato dalla WADA e la stessa UKAD, da quanto rivela l’inchiesta di cui sopra, non era a conoscenza dei risultati degli stessi.
Ciò comporta una violazione dell’articolo 6.1 del Codice della WADA, il quale stabilisce che, allo scopo di accertare la presenza di una sostanza proibita, i campioni devono essere analizzati solo nei laboratori accreditati dalla WADA. Un portavoce della stessa WADA ha confermato venerdì a The Mail che il proprio reparto di intelligence ha contatto l’UKAD per avere più informazioni a riguardo.
Nell’inchiesta, oltretutto, è coinvolto anche il dottor Richard Freeman, il quale è stato condannato pochi giorni fa poiché, quando lavorava all’allora Team Sky, ha ordinato del testosterone e lo ha somministrato a un corridore. Freeman era una delle figure di spicco di British Cycling nel periodo in cui sono stati commessi gli illeciti in questione.
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Foto: Lapresse