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Olimpiadi Invernali: tutte le medaglie dall’Italia. 1924-1948: dall’oro “nascosto” all’oro di Bibbia
Iniziamo oggi un viaggio nel tempo. A spasso per i decenni rivivremo la storia dell’Italia ai Giochi Olimpici Invernali, per rivedere da vicino tutte le nostre 106 medaglie conquistate tra neve e ghiaccio.
Novant’anni di successi, di vittorie, di gioie, di delusioni. Da Chamonix 1924 a Vancouver 2010, tutti in rampa di lancio per Sochi 2014 ormai pronta ad incombere nel presente della linea del tempo.
Oggi partiamo da Chamonix 1924 per volare fino a Saint Moritz 1948, viaggiando tra il nostro primo oro “nascosto” e il primo oro “ufficiale”.
Le prime edizioni sono avare di soddisfazioni. L’Italia non riesce ad agguantare il tanto sospirato podio, Nazione tra Alpi e Appennini che fatica a imporsi nel suo habitat naturale.
A Chamonix 1924 il miglior piazzamento arriva nel bob maschile, col 4+1. Lodovico Obexer, con Massimo Fink, Paolo Herbert, Giuseppe Steiner e Aloise Trenker agguanta un comunque prestigioso sesto posto.
La situazione migliora a Saint Moritz 1928, ma veniamo a casa ancora a mani vuote. Sul prestigioso budello svizzero, Agostino Lanfranchi sfiora l’impresa: è quarto nello skeleton.
L’impresa sfugge anche nella prima trasferta internazionale. Nel 1932 si vola oltreoceano e a Lake Placid è ancora il ghiaccio a regalare il miglior risultato: ci pensa Teofilo Rossi di Montelara che chiude al quinto posto la prova col bob a quattro.
E giungiamo a Garmish 1936. L’Olimpiade del nazismo, quella che anticipa la Berlino d’estate. Adolf Hitler a tutti i costi vuole la prova della Pattuglia Militare (o Militar Patrol, per dirla all’inglese). Il CIO non riesce ad opporre resistenza, acconsente ma declassa quello sport a “disciplina dimostrativa”.
La Germania è convinta di dominare la disciplina delle milizie, quel misto tra sci di fondo, sci alpinismo e tiro a segno a cui gli ufficiali sono ben abituati. Il progenitore del moderno biathlon.
Ma quel giorno usciranno quattro meravigliosi italiani: Enrico Silvestri, Luigi Perenni, Stefano Sertorelli e Sisto Sciligo conquistarono un meraviglioso oro, con i ragazzi del Führer addirittura giù dal podio. Gli azzurri verranno addirittura premiati dal Duce con ben 30mila lire a testa, una cifra esorbitante per l’epoca, per avere tenuto altissimo l’onore della Patria.
Questa è la nostra prima medaglia alle Olimpiadi Invernali, l’oro nascosto di cui abbiamo parlato nel titolo, ma appunto non è ufficiale e non è contata nel nostro medagliere.
La Seconda Guerra Mondiale interruppe tutto, tolse a Cortina d’Ampezzo i Giochi del 1944 (si recuperò nel 1956), e si riprese da Saint Moritz nel 1948. E finalmente arrivò la nostra prima medaglia, questa volta ufficiale e riconosciuta a tutti gli effetti.
Ad entrare nella leggenda è il compianto Nino Bibbia che sul difficilissimo e tecnico budello svizzero domina letteralmente la prova di skeleton, per la prima volta inserita nel programma a cinque cerchi.
L’atleta di Bianzone non aveva mai gareggiato in questa specialità, lui che era un esperto del bob (fu ottavo in quella edizione), e aveva provato lo strano attrezzo solo qualche settimana prima dell’inizio dei Giochi. Ma Bibbia sorprende tutti, vince due delle prime tre discese e al termine della prima giornata si trova al secondo posto in classifica, a pari merito con lo statunitense John Heaton (argento vent’anni prima), e distanziato di un secondo dal britannico John Crammond.
Il giorno successivo l’azzurro si scatena, pennella al meglio le tre manche e la sua Cresta Run (vincerà addirittura altre 230 volte in carriera su questo budello) si inchina ai suoi piedi: è Campione Olimpico! E rimase anche l’unico per oltre mezzo secolo, perché lo skeleton sarebbe ritornato ai Giochi solo a Salt Lake City 2002.
E proprio in quella Saint Moritz che lo ha consacrato a leggenda, Nino trovò la morte lo scorso maggio a 91 anni d’età. Quelli di Sochi 2014 saranno i primi Giochi Olimpici senza il nostro Primo Campione…
Quell’alloro consentì all’Italia di chiudere il medagliere al decimo posto.
A domani con la seconda puntata del nostro viaggio. Riprenderemo da Oslo 1952 e ci spingeremo fino a Grenoble 1968: l’Italia che fa fatica, che galleggia sempre tra le quattro e le cinque medaglie, ma che riesce nell’incredibile impresa di arrivare quarta nel medagliere…
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