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Olimpiadi Invernali: tutte le medaglie dell’Italia. 1952-1968: il mito di Monti e le prime donne

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Prosegue il nostro viaggio nel tempo. A spasso per i decenni rivivremo la storia dell’Italia ai Giochi Olimpici Invernali, per rivedere da vicino tutte le nostre 106 medaglie conquistate tra neve e ghiaccio.

Novant’anni di successi, di vittorie, di gioie, di delusioni. Da Chamonix 1924 a Vancouver 2010, tutti in rampa di lancio per Sochi 2014 ormai pronta ad incombere nel presente della linea del tempo.

 

CLICCA QUI PER LA PRIMA PARTE (Chamonix 1924 – Saint Moritz 1948: dall’oro nascosto all’oro di Bibbia)

 

Riprendiamo da Oslo 1952 e ci spingeremo fino a Grenoble 1968: l’Italia che fa fatica, che galleggia sempre tra le quattro e le cinque medaglie, ma che riesce nell’incredibile impresa di arrivare quarta nel medagliere…

 

In Norvegia finalmente lo sci alpino sale in cattedra. Ci pensa Zeno Colò a consacrarsi e a rendere indimenticabile la carriera del primo grande sciatore italiano di sempre. Il toscano conquista la mitica discesa libera con il suo solito stile impeccabile.

Ma al Nord la storia cade ai piedi di Giuliana Chenal-Minuzzo: è lei la prima donna italiana a mettersi al collo una medaglia olimpica ai Giochi Invernali, grazie al bellissimo bronzo nella discesa libera.

I due allori consentono così all’Italia di chiudere il medagliere a un onorevole sesto posto.

 

Il 1956 restituisce le Olimpiadi a Cortina d’Ampezzo. La località veneta avrebbe dovuto ospitare l’edizione del 1944 ma il conflitto bellico bloccò tutto. Fu un’edizione memorabile per il nostro Paese che per la prima volta potette gustarsi le imprese delle piste e dei palazzetti grazie alla RAI. I televisori latitavano, ma chi ne possedeva uno era assediato da tutto il condominio e i bar pullulavano per quelle immagini sgranate in bianco e nero.

I trionfi arrivarono tutti dal bob nell’edizione che lanciò il mito di Eugenio Monti. L’oro nel due con Lamberto Dalla Costa e Giacomo Conti; alle loro spalle proprio Monti con Renzo Alverà. E per concludere l’argento nel quattro sempre con Monti e Alverà, accompagnati da Ulrico Girardi e Renato Mocellini. L’Italia riesce così a concludere all’ottavo posto nel medagliere finale.

 

Nel 1960 si ritorna negli Stati Uniti, mentre l’Italia si sta preparando alle indimenticabili Olimpiadi estive di Roma. Gli azzurri non riescono a ingranare oltreoceano e arriverà solo una medaglia, il peggior bottino della nostra storia (tolte le prime tre edizioni chiuse con lo zero). A salvare la spedizione ci pensa Giuliana Chenal-Minuzzo che conquista così un altro bronzo dopo quello di Oslo 1952, questa volta nello slalom gigante.

Quattordicesimo posto nel medagliere finale, il peggiore risultato di sempre.

 

A Innsbruck 1964 migliora qualcosa, ma manca ancora l’oro e la nostra Nazione non riesce così ad andare oltre un deludente dodicesimo posto. E, ancora una volta, le gioie provengono solo dal budello. Sugli scudi ancora Eugenio Monti che, dopo Cortina, sale ancora sul podio: bronzo nel bob a 2 (con Sergio Siorpaes), bronzo nel bob a quattro con Sergio e Gildo Siorpaes e Benito Rigoni. Monti riceverà il Premio de Coubertin, conferito per la prima volta nella storia, per aver donato a Nash un bullone: lo statunitense avrebbe poi vinto l’oro. L’altro terzo posto lo conquistano Walter Aussendorfer e Sigisfredo Mair nello slittino di coppia, mentre il miglior risultato arriva sempre dal bob a due con l’argento di Sergio Zardini e Romano Bonagura.

 

Il 1968 è il nostro anno di grazia e a Grenoble succede qualcosa di eccezionale, di mai più visto nella nostra storia: l’Italia conosce solo il profumo dell’oro! Dalla miniera francese ne estrarremo ben quattro che, per una serie di coincidenze e per il regolamento che premia i titoli olimpici e non il totale di allori conquistati, permetteranno alla nostra Nazione di chiudere al quarto posto nel medagliere finale! Il miglior risultato di sempre. Per ripetere quell’impresa bisognerà aspettare la leggendaria edizione di Lillehammer 1994…

Ed è indubbiamente l’Olimpiade di Eugenio Monti che si consacra a mito e diventa il Campione di tutti. Il ragazzone di Dobbiaco, sul suo bob rosso, entra nella memoria collettivo, è il mito del coraggio, della velocità, dell’intraprendenza, del cuore pulsante a mille. Ricordato ancora da tutti quei punti che su quella Ferrari delle nevi ci hanno sognato per un’infanzia intera.

Il Rosso Volante divenne Campione Olimpico sia nel bob a due (con Luciano De Paolis) che nel bob a quattro (con De Paolis, Roberto Zandonella e Mario Armano).

Si sbloccò anche lo sci di fondo che portò a casa la prima medaglia grazie all’impresa di Franco Nones nella 30km. Il poker venne completato da Erica Lechner capace di conquistare il titolo nello slittino.

 

A domani per la terza puntata del nostro viaggio. Da Sapporo 1972 a Calgary 1988: dalla Valanga Azzurra al primo Tomba, passando attraverso due edizioni disastrose e da buio assoluto.

 

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