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F1, Ferrari in netta risalita. Lottare per il Mondiale sarà davvero possibile nel 2022?

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La Ferrari ha cominciato il 2021 con un bilancio complessivamente discreto. In Bahrain le monoposto di Maranello si sono attestate al sesto e all’ottavo posto, salendo poi in quarta e quinta posizione a Imola dove, peraltro, senza l’esposizione della bandiera rossa Charles Leclerc sarebbe stato verosimilmente irraggiungibile sia da Lando Norris che da Lewis Hamilton. Se Valtteri Bottas e George Russell non avessero giocato all’autoscontro, il monegasco avrebbe probabilmente concluso secondo. Cionondimeno, con i periodi ipotetici non si fa la storia e la realtà dei fatti è di quattro piazzamenti tra il quarto e l’ottavo posto.

Si tratta di un bottino mediocre se lo si guarda nell’ottica di un team che dovrebbe lottare per il titolo Mondiale, ma al tempo stesso è un rendimento rassicurante dopo un 2020 da incubo, soprattutto se si considera come la base di partenza della SF21 sia giocoforza stata la disastrosa SF1000. La nuova monoposto è nata decisamente meglio della disgrazia progenitrice, della quale ha perso tanti difetti, specialmente dal punto di vista aerodinamico. Certo, rimane il cruccio della power unit. Il V6 versione 2021 sarà migliore dell’imbolsito motore ibrido 2020, ma a Imola, con il DRS aperto, Leclerc ha pagato circa 20 km/h a Hamilton e, al tempo stesso, non è riuscito in alcun modo ad attaccare Norris dopo esserne stato superato alla ripartenza.

Proprio per questo bisogna fare tanto di cappello al Reparto Corse, perché riuscire a produrre una vettura in grado di giocarsela ad armi (quasi) pari con la McLaren, nonostante questa sia spinta da una power unit più potente, dimostra come si sia lavorato nella direzione giusta. Addirittura viene da pensare che il telaio della SF21 possa essere persino più efficiente di quello della MCL35M. Fantascienza solo pochi mesi fa, considerando il livello drammatico della SF1000. Pertanto la strada imboccata è quella giusta, anche perché la monoposto 2021 appare ricettiva agli sviluppi. Le migliorie portate al fondo a Imola hanno subito dato i frutti sperati. Tutte queste dinamiche generano la cosiddetta domanda da un milione di dollari. La Ferrari potrà tornare dove le compete, ovvero a lottare per il Mondiale, già nel 2022?

Al di là di quanto esposto, come detto incoraggiante, la realtà dei fatti è che Mercedes e Red Bull sono ancora lontane. In Bahrain Leclerc ha pagato sul traguardo 59” a Hamilton in una gara di 56 giri su una pista di 5412 metri. In altre parole, il distacco medio è stato di 194 millesimi ogni chilometro. A Imola la situazione non è stata tanto diversa. Se guardiamo alla parte asciutta del Gran Premio di Emilia Romagna, il monegasco ha accusato di 25 secondi e mezzo da Max Verstappen in 29 tornate su un tracciato lungo 4909 metri. In questo caso il distacco medio è stato pari a 179 millesimi ogni chilometro. Invece va sicuramente meglio in qualifica, perché al sabato il ritardo al chilometro sul giro secco è stato di 0”126 a Sakhir e di 0”067 a Imola. Insomma, c’è ancora da lavorare per chiudere il gap, ma la speranza è che si possa ricucire lo strappo in vista dell’anno prossimo.

Non dimentichiamoci che la Ferrari ha già annunciato come la maggior parte delle risorse saranno concentrate sulla progettazione della vettura 2022 piuttosto che sullo sviluppo della SF21. Questo potrebbe essere un piccolo vantaggio, soprattutto se Mercedes e Red Bull dovrebbero rimanere ingaggiate in un testa a testa per la conquista del titolo. Nel qual caso, verosimilmente entrambe le squadre dovranno impegnarsi a fondo per migliorare rispettivamente la W12 e la RB16B anche a stagione inoltrata. Inoltre non va dimenticata la dinamica del Balance of Performance, che in questo 2021 consentirà alla Scuderia di Maranello di beneficiare di più ore di sviluppo in galleria del vento rispetto al team di Brackley e quello di Milton Keynes. Tutte situazioni che dovrebbero aiutare a riavvicinarsi alle due realtà di riferimento.

Se dal punto di vista aerodinamico c’è tanto di cui essere ottimisti, bisognerà obbligatoriamente però trovare la quadra del cerchio anche sulla power unit. Come detto la 065/6 del 2021 è migliore della versione precedente, ma è ancora lontana dalla M12 della Stella a tre punte. Avere un motore all’altezza della situazione sarà decisivo, specialmente se si pensa al fatto che la “norma salva Red Bull” ne imporrà il congelamento per tre anni. Mattia Binotto ha già annunciato che la prossima power unit made in Maranello sarà rivoluzionata rispetto a quella attuale, risultando per struttura molto più simile a quella seguita dalla Mercedes sin dal 2014 e poi copiata anche da Honda. Inoltre non è escluso che Liberty Media possa decidere di riequilibrare d’imperio la situazione, riducendo il flusso di benzina per i motori prodotti a Brixworth e aumentando la potenza elettrica della MGU-K su tutti gli altri.

Ricapitolando, le premesse perché la Ferrari possa tornare a lottare per il Mondiale nel 2022 ci sono tutte. Bisognerà però essere bravi a collocare ogni pezzo del puzzle nel posto giusto, cercando di evitare gli errori che hanno portato al tracollo avvenuto fra il 2019 e il 2020. E dovrà essere fatto subito, perché la prossima stagione si costruirà in questi mesi.

Foto: La Presse

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