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MotoGP, a Jerez ha corso il fantasma di Valentino Rossi. I successi arrivano da team manager

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Per Valentino Rossi il Gran Premio di Spagna disputato ieri a Jerez de la Frontera si è risolto con una 17ma posizione, che de facto rappresenta un terz’ultimo posto. Infatti alle spalle del Dottore si sono attestati solamente Tito Rabat (sostituto occasionale dell’infortunato Jorge Martin), Lorenzo Savadori (il collaudatore dell’Aprilia che si trova a gareggiare da titolare per la nota squalifica di Andrea Iannone), e Alex Rins, il quale però si è steso nelle fasi iniziali della gara. Insomma, il quarantaduenne di Tavullia è stato un autentico ectoplasma, in quanto più che correre ha guidato sino al traguardo.

Si sperava che un tracciato amico come quello andaluso potesse ridare vigore a Valentino, invece la situazione non solo non è migliorata rispetto a Portimao, ma è addirittura ulteriormente peggiorata. In Portogallo, Rossi aveva almeno lottato per un piazzamento nella top-ten, che sarebbe anche potuto arrivare se non fosse finito a terra. In Spagna, invece, il numero 46 per antonomasia è apparso rinunciatario, in quanto totalmente in balia di una situazione dalla quale non riesce in alcun modo a uscire.

È vero che la MotoGP odierna è fatta di alti e bassi un po’ per tutti, ma ormai di alti non ce ne sono più e restano solo i bassi. Quella di Jerez de la Frontera è stata la decima gara consecutiva chiusa fuori dalle prime dieci posizioni. Val la pena di ricordare come, sino al settembre 2020, il Dottore non avesse mai concluso tre GP di fila lontano dalla top-ten. Guardare la classifica del Mondiale è assolutamente devastante, poiché ora come ora Rossi è 20° con la miseria di 4 punti, tanti quanti quelli del fratello Luca Marini, che però è all’esordio assoluto in MotoGP e gareggia con una moto vecchia di due anni.

Più che di Valentino Rossi, qui si sta parlando del suo fantasma. Il Dottore sembra non aver digerito in alcun modo le gomme 2021, più morbide rispetto a quelle del recente passato, soprattutto considerando come lui storicamente gradisca una struttura diversa. Più della carta d’identità, che recita impietosamente “42 anni”, si sta materializzando una difficoltà endemica ad adattarsi alle nuove caratteristiche della MotoGP. Al tempo stesso, non si può dimenticare come il tavulliese ormai non sia più solo un pilota del Mondiale, ma anche un team manager e imprenditore di successo.

Di sicuro, le complesse trattative per portare VR46 nella classe regina hanno sottratto tempo ed energie nervose al centauro della Yamaha, che si deve occupare anche di ben altre questioni oltre a quelle prettamente tecniche. Impegnarsi su due fronti contemporaneamente non è mai semplice, soprattutto se uno dei due sta collassando. Quantomeno, dal punto di vista gestionale, le cose vanno a gonfie vele. L’accordo con il gigante petrolifero saudita Aramco garantirà a VR46 solidità finanziaria e la presenza fissa nel Mondiale per almeno un lustro.

Resta da capire a quale Casa motociclistica legarsi (Yamaha, Ducati o Aprilia) e se Rossi deciderà di restare in pista anche nel 2022 come pilota del suo stesso team. Da un lato sarebbe qualcosa di molto affascinante. Per esserlo davvero, però, è necessaria anche una certa competitività. Altrimenti un team manager che corre solo per fare atto di presenza, come avvenuto ieri a Jerez, sarebbe uno spettacolo triste. In questo 2021 Valentino è in piena crisi e nell’arco di quattro GP non si è visto nessun miglioramento. Rimarrà a fare da comparsa nelle retrovie, oppure dopo aver garantito il futuro della propria struttura agonistica, il Dottore saprà risollevare le proprie sorti anche in pista? Nelle prossime settimane, avremo la risposte a questa domanda.

Foto: La Presse

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