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Masters 1000 Madrid, Matteo Berrettini: “Ancora più felice per le difficoltà dopo l’infortunio. Ivan Ljubicic mi ha detto che credeva in me”
Matteo Berrettini, una finale e una grande gioia. Si può riassumere così quel che sta accadendo ora a Madrid per quel che concerne l’allievo di Vincenzo Santopadre, alla finale più importante della carriera, quella del Masters 1000 della capitale spagnola. Il romano potrà giocarsi, contro Alexander Zverev, il terzo atto conclusivo di un 1000 nel quale sia coinvolto un giocatore italiano da quando sono stati istituiti questi tornei, nel 1990 (con vari nomi): prima di lui Fabio Fognini a Montecarlo 2019 e Jannik Sinner a Miami poche settimane fa.
Queste le sue parole in conferenza stampa, sia in inglese che in italiano, raccolte da Ubitennis: “È sicuramente una gran bella sensazione. In un certo senso è differente rispetto alle altre finali, ma quando si tratta di andare in campo ti ritrovi a pensare semplicemente… che è una finale. […] Però non sto qui a festeggiare perché domani c’è un altro match. Ho pensato a me stesso e alla fatica che ho fatto per arrivare qua. Sono ancora più felice per le difficoltà che ho avuto dopo l’infortunio. Non mi voglio fermare, non è finita, ma sento tanta volontà di tornare e di essere più forte di prima. Devo continuare così”.
Sulle aspettative madrilene: “No, non immaginavo di fare finale a Madrid: anche se ho sempre saputo che le condizioni qui sono buone per me, una volta vista la gravità dell’infortunio non pensavo di mettere tutte queste partite in fila e giocare a questo livello“.
Su un importante sostegno: “C’è stato un momento in cui Ivan Ljubicic, il mio manager, mi ha detto che credeva davvero in me. Queste sono cose che aiutano, soprattutto quando arrivano da qualcuno che come lui ha avuto una carriera incredibile. In ogni momento ho sentito il supporto del mio team“.
Sull’incontro di semifinale: “Credo di aver giocato una partita molto simile a quello dello US Open, ho sempre avuto la sensazione di stargli sopra. La mia risposta oggi è stata di alto livello e lui invece ha fatto fatica. Ci affrontavamo per la quarta volta, lo conosco bene e lui conosce me, ma io stesso non mi aspettavo una prestazione del genere. […] Credo che oggi la chiave sia stata aver messo sempre pressione sul suo servizio, anche sulla prima, perché so che a lui piace avere tempo per girare attorno al dritto“.
Su Zverev: “Ricordo che è molto difficile rispondere! Le partite giocate a Roma sono state diverse, per via delle condizioni, mentre a Shanghai il campo era molto veloce e credo che il tetto fosse chiuso. Lui semplicemente servì meglio di me. Domani sarà una partita simile. Lui ha battuto Rafa e Dominic, è vero, ma anche io sono arrivato in finale. Alla fine, si affrontano i due giocatori che hanno dimostrato di essere più forti“.
Foto: LaPresse