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Ciclismo

Mountain Bike, cosa ci ha detto la prima tappa di Coppa del Mondo di XCO? Lecomte extraterrestre, Schurter c’è, van der Poel ha molto margine di crescita

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Si è svolta ieri in quel di Albstadt, Germania, la prima tappa di Coppa del Mondo 2021 di cross country (XCO), la disciplina olimpica della mountain bike. La gara femminile e quella maschile sono state diametralmente diverse tra loro. La prima, infatti, è stata letteralmente dominata dall’enfant prodige transalpina Loana Lecomte, mentre la seconda ha visto emergere Victor Koretzky, anch’egli francese, al termine di un duello mozzafiato con la leggenda vivente Nino Schurter.

Per quanto concerne la prova femminile, l’assolo di Lecomte era ampiamente prevedibile dato che la transalpina era apparsa testa e spalle sopra la concorrenza già nelle gare di avvicinamento a questa prima tappa di Coppa del Mondo. Loana, che ha fatto il vuoto dopo appena sei minuti di corsa, ha anche battuto nettamente la sua connazionale e campionessa del Mondo Pauline Ferrand-Prevot, la quale si è dovuta accontentare del secondo posto. Sicuramente, in ottica Olimpiadi, il CT della Francia si troverà a gestire una situazione non semplice, dato che ha due galli nel pollaio. D’altro canto, la Francia, con due fuoriclasse del genere, ha grandi possibilità di conquistare sia oro che argento.

Alle spalle delle prime due, troviamo una sorprendente Haley Batten, al primo podio in carriera in Coppa del Mondo. Statunitense classe 1998, Batten sicuramente si candida a potenziale rivelazione della stagione 2021. Quarto posto sempre a stelle e strisce, ma con un nome decisamente più altisonante: Kate Courtney. L’iridata del 2018, nonché vincitrice della Coppa del Mondo del 2019, ha sicuramente una gamba differente rispetto a quella esibita nelle gare dello scorso autunno. Nei prossimi mesi, inoltre, potrà crescere ulteriormente e arrivare alle Olimpiadi al top della forma. Ottima prestazione anche per l’ucraiana Yana Belomoina, la quale è stata capace di crescere giro dopo giro e, rimontando atlete su atlete, ha strappato un eccellente quinto posto, piazzamento che nel cross country equivale al gradino più basso del podio.

Si rivede in top-10 anche la campionessa olimpica uscente, la svedese Jenny Rissveds, la quale, dopo un periodo difficile, stava già tornando ad alti livelli a fine 2019. Tutto sommato, sono arrivati segnali incoraggianti anche dall’elvetica Jolanda Neff, la quale non è ancora quella che conoscevamo, ma pian piano si sta riprendendo dall’infortunio gravissimo patito un anno e mezzo fa. Neff, ad Albstadt, è partita forte, destreggiandosi bene soprattutto in discesa. Col passare dei giri, però, le si è spenta un po’ la luce e ha chiuso solo tredicesima. Alla fuoriclasse della Trek, dunque, sembra mancare principalmente la tenuta sull’ora e mezza di gara. Venendo alle italiane, Eva Lechner ha conquistato un buon undicesimo posto, un risultato in linea con le aspettative dato che, nelle prime gare stagionali, la vicecampionessa del Mondo non aveva brillato particolarmente. Chiara Teocchi, invece, ha chiuso ventitreesima, un risultato che rappresenta un netto miglioramento rispetto al trentaquattresimo posto colto ad Albstadt due anni fa.

Passando alla gara maschile, Victor Koretzky, transalpino classe 1994, sembra aver fatto un netto passo avanti rispetto alle scorse stagioni. Argento iridato sia tra gli juniores che tra gli U23, Koretzky aveva già impressionato nello Short Track, conquistando il secondo posto alle spalle di van der Poel. Nella prova di domenica, però, si è superato vincendo un entusiasmante testa a testa con sua maestà Nino Schurter. L’elvetico, dal punto di vista tecnico, era superiore e ha provato a fare la differenza sull’ultima discesa. Koretzky, però, ha dimostrato di disporre di un’esuberanza atletica fuori dal comune andando a riprendere e superare l’otto volte campione del Mondo negli ultimi metri della prova.

Schurter può comunque essere soddisfatto della sua gara. A trentacinque anni, il campionissimo elvetico è ancora un asso grazie al suo mix di tecnica ed esperienza e alle Olimpiadi potrà lottare per l’oro. Chi, invece, non sarà entusiasta del risultato colto ieri è l’altro grande nome della mountain bike elvetica: Mathias Flueckiger. Arrivato alla prova in formissima, dopo essersi preparato al Giro di Romandia, Flueckiger ha dovuto fare i conti sia con qualche noia fisica che con un problema meccanico che lo ha costretto ad alzare bandiera bianca, e ad accontentarsi della terza piazza, quando era in testa alla gara con Koretzky e Schurter. Albstadt è un tracciato perfetto per Flueckiger, il quale qua ha vinto due anni fa, e stante le condizioni di forma di van der Poel e il fatto che Pidcock partisse dall’ultima fila, il campione svizzero era il grande favorito di giornata.

Venendo ai due fenomeni di strada e ciclocross, anche se non hanno lottato per il successo, la gara di entrambi non è stata negativa. Pidcock è partito dal fondo del gruppo e ha chiuso quinto. Il britannico ha una condizione stellare e il cross country è, forse, la disciplina, in assoluto, più adatta a lui. Basti pensare che la pratica da pochi mesi ed è già uno dei migliori al mondo. Durante la prova, Pidcock ha alternato momenti di dominio totale ad altri di buio. Ha fatto giri velocissimi, ma ha avuto anche dei momenti in cui era visibilmente in affanno. Considerando la poca esperienza, è comprensibile che non sappia ancora gestirsi al meglio all’interno dei novanta minuti, ma è talmente forte che può vincere comunque qualsiasi gara di XCO.

Van der Poel aveva incantato nello Short Track di venerdì, specialità ove il suo strapotere fisico gli permette di dominare anche se non supportato da una condizione eccellente. Nella prova di domenica, invece, ha fatto una prestazione speculare a quella sfornata due anni fa ad Albstadt: è partito fortissimo, è calato nella parte centrale e, poi, si è ripreso negli ultimi giri. Il settimo posto finale, considerato che è alla prima gara di mountain bike da due anni a questa parte, è un buon risultato. Tra sei giorni, a Nove Mesto, su un tracciato più adatto alle sue caratteristiche, ove ha dominato nel 2019, potrebbe già tornare ad alzare le braccia al cielo.

Giornata da dimenticare, invece, per gli italiani. Luca Braidot e Nadir Colledani aveva fatto un grande Short Track, ma nella gara di domenica non sono riusciti a confermarsi. Il primo, per la verità, era anche partito forte, ma poi è stato affondato dal forte caldo che ha tormentato gli atleti durante la prova. Alla fine, è emerso un buon Gerhard Kerschbaumer, che è stato il migliore degli azzurri con il suo quattordicesimo posto. Un risultato che non può certo essere ritenuto esaltante per chi, come Kerschbaumer, nel 2018 e nel 2019 ha lottato per la maglia iridata, ma che è in linea con lo storico, sul tracciato di Albstadt, del nativo di Bressanone. Evidentemente, questo non è un circuito che ama.

Foto: Shutterstock

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