Seguici su

Ciclismo

Giro d’Italia 2021, gli sforzi delle prime due settimane stanno presentando il conto a Egan Bernal

Pubblicato

il

La flessione di Egan Bernal, nel corso di questa terza settimana della Corsa Rosa, sta facendo sorgere molti interrogativi: il mal di schiena è tornato a farsi sentire? Sono gli altri che stanno andando più forte lui? Il fatto che il livello delle sue prestazioni sia calato in modo sensibile e non netto, fa pensare che i problemi fisici non siano tornati a tormentarlo. Piuttosto, il leader della Ineos pare un po’ in riserva per quanto concerne le energie.

Bernal è andato veramente fortissimo per due settimane. Il colombiano ha attaccato sin dal quarto dì e si è mosso in tutte le frazioni impegnative presenti nei primi quindici giorni, fatta eccezione per quella di Bagno di Romagna. Stante quanto riporta il noto account Twitter ammattipyöräily, che si occupa di calcolare tempi di scalata e di fare le stime dei wattaggi, Bernal, ad esempio, ha letteralmente spianato lo Zoncolan.

Il colombiano ha scalato il Mostro della Carnia, dal versante di Sutrio, in 38’05”, impiegandoci ben 40″ in meno rispetto a Gilberto Simoni nel 2003. La maglia rosa, nel complesso, è salita a circa 6,1 W/kg. Il dato più impressionante, però, quello degli ultimi tre chilometri, quelli più duri. Qua Bernal è stato più rapido di Simoni di ben 19″ e ha fatto quei tremila metri ad addirittura 6,5 W/kg circa.

Sono numeri stratosferici, paragonabili a quelli di Tadej Pogacar e Primoz Roglic. Non sazio, Bernal si è ripetuto due giorni più tardi sul Giau, ove, nonostante il tempo da lupi, ha fatto registrare il nuovo record di scalata. Queste prestazioni impressionanti, ora, però, stanno presentando il conto. A Sega di Ala, infatti, non possiamo non contastare che, benché Almeida e Yates siano andati sicuramente forte (il lusitano, sempre stante quanto riporta ammattipyöräily, è salito a circa 6 W/kg), Bernal abbia fatto un passo indietro.

La maglia rosa, infatti, ha completato la scalata con un tempo di pochi secondi inferiore a quello del vincitore di giornata Daniel Martin, il quale era stato in fuga tutto il giorno e aveva tirato il gruppo dei battistrada giù lungo tutto il Passo San Valentino. La leggera controprestazione odierna sull’Alpe Mera, oltretutto, supporta a sua volta la tesi di un calo, comunque non netto, da parte del colombiano.

Bernal è stato capace di difendersi in modo egregio finché ha avuto Castroviejo e Martinez al suo fianco, ma quando è rimasto solo, dopo un paio di chilometri a tutta, è andato in riserva. Negli ultimi mille metri, oltre a Simon Yates e Joao Almeida, anche Damiano Caruso e Alexander Vlasov sono andati più forte della maglia rosa. Peraltro, se andiamo a vedere come stanno rendendo anche gli altri uomini di classifica, notiamo che stanno emergendo coloro che, o per via di una buona gestione o per altri motivi come nel caso di Almeida, non hanno mai fatto chiesto troppo al loro fisico durante le prime due settimane.

Alexander Vlasov, che ha provato a seguire Bernal sostanzialmente tutti i giorni fino a Montalcino, ha poi faticato tantissimo sullo Zoncolan, sul Giau e a Sega di Ala. Solo oggi il russo è parso finalmente in ripresa, probabilmente perché a Sega di Ala ha deciso di staccarsi presto e di fare tutta la salita del suo passo, evitando di chiedere nuovamente gli straordinari al suo motore. Ancor più netta, invece, è la flessione di Hugh Carthy, che in questa terza settimana pare avere il serbatoio totalmente prosciugato.

Egan è un corridore di tutt’altra caratura rispetto a Carthy e, infatti, nonostante non abbia più la brillantezza delle prime due settimane, per ora è sempre riuscito a difendersi in modo più che egregio. Ora manca un’ultima fatica, vale a dire la tappa di domani, la più dura della settimana conclusiva. Bernal dovrà correre sulla difensiva, forte di una Ineos che pare in grado di tutelarlo nel migliore dei modi. Ad ogni modo, il fatto che si torni a superare i 2000 metri, potrebbe giocare a suo favore e appianare quel gap che c’è stato tra lui e Yates sull’Alpe di Mera e a Sega di Ala.

Foto: Lapresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità