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Sei Nazioni 2014, la Scozia: mai sottovalutarla!

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Da sempre nel torneo sono i nostri storici rivali per evitare il “Cucchiaio di Legno”. Per gli appassionati italiani, la Scozia è vista un po’ come un’ancora di salvezza anche negli anni più grigi, come una contendente che si può riuscire comunque a battere.
E’ vero, in molte edizioni del Sei Nazioni questo è successo, ma chi continua ad avere questa opinione sui “Braveheart” (allenati oggi da Scott Johnson), non può che sbagliarsi di grosso.

Nell’ultimo torneo disputato, infatti, i “Blu d’oltremanica” hanno messo in seria difficoltà tutte le rivali contro cui hanno disputato partite portandosi a casa due vittorie e centrando il podio, alle spalle del Galles e dell’Inghilterra.

In vetrina possono mettere un gioco che sa accendersi con i trequarti, tra cui spiccano l’estremo Stuart Hogg e l’utility back Sean Lamont, o alternarsi con fasi statiche di ottimo rilievo. Davvero di buona composizione è il pacchetto delle prime linee, le quali portano un’ottima dose di esperienza, nonostante l’eta non sia avanzatissima; meglio ancora, forse, può essere definita però “la sala macchine” dei britannici. Nelle touche, grazie ad una seconda linea costituita da Jim Hamilton, Tim Swinson e da un “alternativa di lusso” come Richie Gray, il possesso può essere facilmente garantito o scippato agli avversari.

La cabina di regia, dopo il ritiro dalla carriera internazionale di Dan Parks, sta vivendo il classico ricambio generazionale che però non sembra essere così traumatico per gli scozzesi. Laidlaw e Weir saranno i primi ad essere chiamati in causa, in una delle zone nevralgiche del campo, ma le alternative non mancano. 

Va ricordato infine che giocare a Murrayfield, nella loro casa, non è la cosa migliore che possa capitare in un freddo sabato d’inverno.


michele.cassano@olimpiazzurra.com

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Foto: dailyrecord.co.uk

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