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Wimbledon 2021, Matteo Berrettini l’italiano più adatto all’erba. Sinner e Sonego faticano. E Musetti…

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Il Queen’s ha confermato uno stato delle cose che già si intuiva da parecchio tempo: Matteo Berrettini, ad oggi, è indiscutibilmente il numero 1 italiano sull’erba e uno dei più forti giocatori al mondo su questa superficie. Lo dimostrano i risultati (vittoria di Stoccarda 2019, semifinale di Halle 2019, ottavi di finale a Wimbledon 2019 oltre al successo londinese di domenica), lo dimostra il modo in cui il romano sta in campo sui prati.

Oltre alla combinazione servizio-dritto che gli permette di chiudere presto diversi punti e a un rovescio che, pur non essendo il suo miglior colpo, sta migliorando soprattutto quando si tratta di usare lo slice per tenere la palla bassa, ciò che Berrettini ha è un’importante tenuta psicologica. Non ha sempre giocato al meglio nel torneo, ma proprio questa è stata la sua forza: anche in giornate in cui non si è trovato al 100% ha saputo trarre il meglio dai propri mezzi, un fattore di grande importanza. Partiva da testa di serie numero 1, e con quella ha vinto il torneo, che mai aveva giocato prima: un fatto che l’ha accomunato a Boris Becker.

Per di più, al numero 9 del mondo è giunto un aiuto da Rafael Nadal: con la rinuncia del mancino di Manacor alla disputa dei Championships, è arrivata anche la testa di serie numero 8, il che gli permetterà di evitare tutti i big almeno fino ai quarti di finale, in termini di proiezioni, ma anche di non affrontare Zverev, Rublev e Federer almeno fino alla semifinale, ove i citati ci arrivassero e, ovviamente, ci riuscisse anche Berrettini.

Un po’ diverso il discorso per Jannik Sinner, che sull’erba molto raramente ha messo piede in carriera, anche a causa del tipo di traiettoria agonistica. L’adattamento sull’erba si farà nel tempo, ma adesso è sostanzialmente agli inizi e, per di più, non giunge neanche nel migliore momento dell’annata dell’altoatesino, dopo una prima parte di anno che gli ha permesso di entrare anche tra i primi 20 del mondo. Una fase, se vogliamo, di assestamento, di quelle che sono piuttosto normali alle soglie dei vent’anni, che toccherà il prossimo 16 agosto. Da una parte lo aiuta il fatto di essere testa di serie, dall’altro non gli viene in soccorso il fatto di poter incappare in quei classici specialisti dell’erba, stile Jack Draper al Queen’s, che possono guastarne i piani di acquisizione della fiducia attraverso le vittorie.

Per Lorenzo Sonego vale una questione simile, anche se la sua traiettoria erbivora è un po’ particolare, nel senso che a fronte di tre uscite al primo turno nel 2019 e di quella con Viktor Troicki la scorsa settimana a Londra (doppio 6-4 per il serbo), e in attesa di Eastbourne, il torinese vanta due episodi favorevoli. Uno è legato alla qualificazione a Wimbledon 2018, l’altro, naturalmente, al suo primo titolo ATP in carriera, quello di Antalya 2019 con successo sull’allora rampante Miomir Kecmanovic, che con Troicki condivide la nazionalità. Resta da scoprire quali siano le carte in possesso di Sonego.

C’è poi il capitolo di Lorenzo Musetti, al quale l’erba piace fin dall’epoca junior (raggiunse i quarti a Wimbledon 2018, battuto dal sopracitato Draper in rimonta), ma che ha vissuto la situazione particolare di doversi fermare a causa della maturità. Da una parte c’è un gioco che, nella sua evoluzione, e con degli aggiustamenti al servizio e su qualche altro dettaglio tecnico che va più che altro limato, con i prati è perfettamente in grado di sposarsi. Dall’altro, ovviamente, c’è la forzata mancanza di preparazione nei modi voluti, pur se l’aver ricavato un campo in erba vicino casa ha un po’ limitato questo gap non voluto.

Per quel che riguarda gli altri italiani, sempre da tenere in considerazione è Andreas Seppi, a lungo tra i più indicati sui prati e con vittorie di prestigio (tra le quali c’è quella con James Blake nel primo turno del 2009), anche se le primavere avanzano e non c’è più la forza di un tempo. Rimane, però, sempre un giocatore che, appena lo si sottovaluta, finisce puntualmente per prevalere. E poi c’è Fabio Fognini: lui dell’erba è storicamente nemico, non è mai riuscito ad andare al di là del terzo turno. Nel suo caso, si tratta di una sorta di tappa intermedia verso l’estate veloce. Il tutto senza dimenticare altre possibili situazioni (in particolare, occhio a Stefano Travaglia, se riuscisse a sbloccare la crisi di risultati).

Foto: LaPresse

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