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MotoGP, bilancio deficitario per l’Italia. Zero vittorie, qualche podio e nessuno davvero in lotta per il Mondiale

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Il 2021 sarà un “anno zero” per l’Italia in MotoGP, nel senso di zero vittorie? D’accordo, siamo solo a metà del guado, ma per il momento balza all’occhio come nessun centauro del Bel Paese sia ancora riuscito a imporsi nella classe regina. Eppure, gli italiani impegnati nella top-class sono ben sette!

Solo uno di essi però è veramente competitivo ai massimi livelli, ovvero Francesco Bagnaia, che attualmente occupa la terza posizione in classifica generale, senza però avere concrete possibilità di lottare per il titolo, come è già stato spiegato la scorsa settimana nell’articolo raggiungibile cliccando su queste parole. Il ventiquattrenne piemontese è senza dubbio il più accreditato per far suonare l’Inno di Mameli sulle piste della MotoGP, come testimoniato dal fatto di essere già salito tre volte sul podio. Magari proprio il double header di Spielberg, su una pista storicamente amica della Ducati, potrebbe rappresentare l’occasione buona per spezzare il ghiaccio.

Pecco, però, potrebbe addirittura essere l’unica speranza italiana di vincere almeno una gara nella top-class. Franco Morbidelli, capace di imporsi ben tre volte nel 2020, si trova costretto a gareggiare con una moto vecchia di due anni e, per di più, sta facendo i conti con un ginocchio malandato. Certo, Morbido nel 2022 avrà a disposizione una M1 ufficiale, ma si parla dell’anno prossimo, non di questo. Per quanto visto sinora, il ventiseienne romano, terzo a Jerez de la Frontera, avrà bisogno di una congiunzione astrale per transitare per primo sotto la bandiera a scacchi, alla luce di quanto è obsoleta la sua moto.

Tutti gli altri non appaiono in grado di lottare per il successo. Enea Bastianini e Luca Marini, nella loro stagione da rookie, scontano lo stesso fardello di Morbidelli, ovvero quello di dover scendere in pista con un mezzo meccanico decisamente più datato. Valentino Rossi è in piena crisi e, per lui, già classificarsi tra i primi sei sarebbe un’impresa degna di nota. Danilo Petrucci si barcamena con una Ktm troppo piccina per lui, con la quale riesce a esaltarsi solo sotto la pioggia (ed esclusivamente per un piazzamento di prestigio). Infine Lorenzo Savadori, letteralmente catapultato dal CIV alla MotoGP, fa quel che può.

Dunque Bagnaia principale (se non unica) possibilità di evitare uno scenario verificatosi molto raramente negli ultimi 28 anni. Infatti, dopo l’acuta crisi sopraggiunta tra la seconda metà degli anni ’80 e perdurata sino all’inizio dei ‘90, quando si faticava a trovare piloti italiani in grado di gareggiare a tempo pieno nella 500cc, un centauro del Bel Paese ha vinto almeno una gara in ogni singola stagione tra il 1993 e il 2020, con sole tre eccezioni.

La prima è rappresentata dal 1997, quando cominciò la parabola discendente di Luca Cadalora, il quale però era circondato solamente da altri due connazionali impegnati full-time, ovvero Doriano Romboni e Lucio Pedercini. Dopodiché, la spiacevole dinamica si è ripetuta nel 2011 e nel 2012, quando il già citato Rossi si soffriva con una Ducati poco competitiva e Andrea Dovizioso, pur ottenendo podi a raffica, non riusciva mai a salire sul gradino più alto. Inoltre, non va dimenticata la prematura scomparsa di Marco Simoncelli, che ha sicuramente privato tutto l’ambiente motociclistico di un talento purissimo. Anche in quel biennio, però, non c’erano sette italiani nella classe regina, ma quattro o cinque.

Insomma, ci sono ancora 10 gare per cancellare lo “zero” dalla casella vittorie. Riuscirà Pecco, o qualcun altro (mai porre limiti alla provvidenza nel motor racing), a far suonare le note dell’Inno di Mameli  nella top-class del Motomondiale? La speranza è che possa accadere quanto più presto possibile. Sul titolo, con ogni probabilità, bisogna invece mettersi l’anima in pace almeno per un ulteriore anno, in attesa di capire chi riuscirà a riportare l’Iride in Italia per la prima volta dal 2009.

Foto: MotoGPpress.com

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