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Golf, Olimpiadi Tokyo: Guido Migliozzi, il bello dei primi tre giri con i big

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Comunque vada a finire, per Guido Migliozzi trovarsi nella lotta con i big, ancora una volta, dopo il 4° posto allo US Open, dopo il 13° posto al Travelers Championship, è sintomo di grande forza. Il vicentino, ai suoi primi impatti con tour così diversi da quello europeo, e ancor più con una competizione tanto particolare come quella olimpica, sta dimostrando di poter reggere il passo con i big.

Tre sono i colpi che lo dividono dalla zona podio, cinque quelli che lo separano dalla testa occupata dall’americano Xander Schauffele. La chiave di volta: il secondo giro, con i quattro birdie tra la 12 e la 17 e il grande salvataggio alla 18. Nel terzo, pur con un paio di bogey, è riuscito a confermare il buon andazzo della situazione, anche se perdere un colpo alla 17 gli ha negato una partenza da situazione ancora più vicina al podio.

Sarà molto interessante il gruppo nel quale partirà tra poche ore (le 3:25 in Italia): il cileno Joaquin Niemann è un ventiduenne di enorme interesse, facente parte della stessa nidiata di Viktor Hovland, Collin Morikawa e Matthew Wolff, mentre il belga Thomas Pieters sa come si fa a stare nella zona del podio olimpico, essendo arrivato quarto nel 2016 dopo aver a lungo sognato la medaglia di bronzo.

Se Migliozzi vorrà davvero sognare le medaglie, dovrà riuscire a essere aggressivo come lo è stato nel secondo giro, quando è stato molto spesso in grado di trovare soluzioni dal fairway che lo hanno portato ad avere dei putt di comodità dalla media alla facile per il birdie. A volte gli è mancato davvero quel piccolo pizzico di fortuna per avere un colpo in meno, ma questo fa parte del golf e capita sostanzialmente a tutti.

C’è anche una coppia di precedenti recenti che fa piacere ricordare, quello degli ultimi giri allo US Open e al Travelers. In entrambi i casi è stato bravo a chiudere ad alto livello, in un caso con le migliori 18 buche del torneo (68 colpi), nell’altro con un 67 in grado di issarlo al 13° posto dopo delle complicate terze 18. In questo caso, dove il vicentino sembra poter guadagnare di più è alle buche 1, 8, 13, 15 e 17, dove ha trovato due birdie (ma anche, nell’ultima citata, un bogey) nei primi tre giorni. Il tutto senza dimenticare la 14, che due volte lo ha visto molto vicino a guadagnare un colpo senza però riuscirci.

Davanti a lui, però, non staranno di certo fermi. C’è Xander Schauffele, che senza ancora aver vinto un Major è alla ricerca di un risultato che, fra le altre cose, muoverebbe in modo interessante la sua classifica mondiale. C’è l’idolo di casa Hideki Matsuyama, che riuscisse a vincere l’oro diventerebbe automaticamente ancor più di un eroe nazionale dopo aver già fatto suo il Masters. Ci sono le ambizioni dell’inglese (che gioca per la Gran Bretagna) Paul Casey, quelle del messicano Carlos Ortiz, per non dimenticare quelle di Rory McIlroy. Il nordirlandese (che in questo caso gioca per l’Irlanda) a Rio non c’era, ma stavolta sì, e ha ritrovato forse non il piglio dei giorni migliori, quelli del dominio, ma sicuramente degli attimi in cui riesce a rendere il suo golf quella cosa che ha catturato stuoli di fan in tutto il mondo. Nella lotta ci sono tutti, fino al duo Fleetwood-Lowry, fino al gruppo di Migliozzi, e forse anche fino a Collin Morikawa, unico del gruppo dei diciassettesimi ad avere i numeri per poter piazzare una rimonta da due volte campione Major, come solo Tiger Woods è riuscito a fare prima dei 25 anni.

Foto: LaPresse

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