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Atletica
Citius, altius, fortius: l’Italia è la più veloce al mondo e salta più in alto. Incarniamo il motto olimpico
“Citius, altius, fortius“. “Più veloce, più in alto, più forte“. Questo è il motto delle Olimpiadi. O meglio, era fino a un paio di settimane fa. Alla vigilia delle Olimpiadi di Tokyo 2020 il CIO ha voluto aggiungere una quarta parola, ovvero “communiter”, col significato di “insieme” (anche se in latino sarebbe stato più corretto utilizzare il termine simul). L’Italia incarna alla perfezione il motto olimpico nella sua tradizionale forma sportiva e quanto successo domenica 1° agosto sublima l’ecletticità e la caratura agonistica del nostro Paese nel massimo contesto internazionale.
“Citius”. Marcell Jacobs è l’uomo più veloce della terra. Lo sprinter azzurro ha dominato i 100 metri, si è imposto con un roboante 9.80 (record europeo demolito di sei centesimi), ha travolto gli avversari uno a uno con una facilità imbarazzante e ha vinto quella che è senza dubbio la gara più prestigiosa, importante e seguita di tutte le Olimpiadi, quella che richiama l’attenzione di mezzo mondo e catalizza gli ascolti globali per una decina di secondi.
“Altius”. Gianmarco Tamberi ha indossato le ali, ma non ha fatto come Icaro: ha visto la luna sopra Tokyo e con fare sognante se l’è andata a prendere. Ha messo le molle ai piedi, è salito su su su, ha valicato 2.37 metri al primo tentativo, con percorso netto da fenomeno. Ha saltato più di tutti, altissimo. Dieci minuti prima di Jacobs, in un micidiale uno-due che catapulta il tricolore alla ribalta mondiale, nell’atletica leggera, dove questi numeri non si erano mai visti.
Ci manca “fortius”. Per antonomasia collegato alla gara di getto del peso, dove il nostro Leonardo Fabbri potrà togliersi soddisfazioni, ma difficile potrà ambire al gradino più alto del podio. Anche se per un soffio Antonino Pizzolato stava per essere “fortius” nel sollevamento pesi, quando ha tentato il tutto per tutto per trasformare il suo bronzo in oro: per un istante è sembrato Ercole… Sono gare ancestrali, sempre presenti ai Giochi, quello che misurano prestazioni innate nell’uomo: fin dalla preistoria si è corso, si è saltato, si sono fatte prove di forza, proprio per sopravvivere.
Ci aggiungiamo “communiter”? Ma certo, perché questa Italia è più unita che mai e lo spirito di squadra, trasversale a tutti gli sport, è il collante di questa spedizione in terra nipponica.
Foto: Lapresse